Tra colpi di scena e ribaltoni mancati, il destino degli allenatori di Serie A prende una piega inattesa. Doveva essere rivoluzione, invece…
Certe stagioni sembrano fatte apposta per mettere alla prova non solo i calciatori, ma anche chi su quella panchina ci si consuma, settimana dopo settimana, tra critiche, pressioni e sogni più o meno realizzabili. Quella appena trascorsa in Serie A è stata una di queste: un viaggio lungo, accidentato, pieno di sorprese, inciampi e persino piccoli drammi.
Da settembre a oggi, il copione sembra scritto da uno sceneggiatore un po’ sadico: favoriti che si sgretolano come castelli di sabbia, rimonte insperate, squadre invincibili che a un certo punto smettono di vincere. E, soprattutto, allenatori che a ogni passo falso venivano messi sulla graticola, pronti a saltare come tappi di champagne a Capodanno.
Basti pensare ai primi tre della classe. Conte, Inzaghi e Gasperini stanno guidando Napoli, Inter e Atalanta a stagioni di tutto rispetto ma sono tutt’altro che saldi. Più per indecisioni loro, va detto, perché in condizioni normali difficilmente sarebbero sostituiti. Ma oggi, fra una Juve e una Premier, paradossalmente i primi 3 del campionato sembrano essere i più “indecisi” di tutti.
A proposito di squadre oltre le attese, Palladino, al primo giro sulla panchina della Fiorentina, ha fatto vedere ottime cose. Ma tra discussioni con la dirigenza e qualche muso lungo nello spogliatoio, si era sparsa la voce che il matrimonio potesse già essere ai titoli di coda.
Juve, Milan e Roma: dal terremoto alle certezze ritrovate
E infine i veri terremoti. Al Milan si è passati da Paulo Fonseca a Sergio Conceiçao senza riuscire a trovare una stabilità vera. Alla Juventus, Thiago Motta ha faticato a mettere in piedi una squadra riconoscibile. Alla Roma, la staffetta De Rossi-Juric ha acceso più polemiche che entusiasmi.
Sembrava che ogni panchina fosse diventata un seggiolino a molla: bastava un piccolo movimento e ti trovavi catapultato fuori. Era nell’aria un valzer di allenatori come non si vedeva da anni. Non si parlava solo dei tecnici partiti male, ma anche di quelli arrivati a stagione in corso: Tudor alla Juventus, Conceiçao al Milan, Ranieri alla Roma.
E proprio Ranieri, pur riuscendo a rianimare la squadra, sembra destinato a lasciare per motivi anagrafici più che per questioni di campo. Almeno fino a prova contraria.
Insomma, si respirava aria da rivoluzione: un reset totale, con una nuova generazione pronta a prendersi la scena e qualche illustre reduce in cerca di rilancio. Poi, come spesso capita nel nostro calcio, il vento è cambiato.
E se restasse tutto com’è in Serie A? Gli allenatori che possono restare
Siamo passati da uno scenario da “grande purga” a una possibile conferma generale. L’Inter sembra orientata a rinnovare Simone Inzaghi, se lui non ha altre idee. A Napoli, nonostante qualche mal di pancia, Antonio Conte sta dando segnali di continuità. E Gasperini, a sorpresa, potrebbe decidere di restare a Bergamo per inseguire ancora una volta quel sogno chiamato scudetto.
Non solo. Anche Milan e Juventus, dopo mille riflessioni e tentativi di sondare il mercato, sembrano orientate a confermare Sergio Conceiçao e Igor Tudor. Due che, con tutti i limiti del caso, hanno saputo rimettere insieme i cocci di situazioni delicate.
Alla fine, il vero colpo di scena potrebbe essere proprio questo: che alla ripartenza, di ribaltoni veri e propri ce ne siano pochissimi. Uno scenario che, solo un mese fa, sembrava fantascienza. Certo, qualcosa cambierà, è impensabile che resti tutto tutto così com’è, ma molto probabilmente cambierà molto meno di quanto sembrasse.
Il paradosso più grande? Chi era pronto a rientrare – Allegri, Sarri, Thiago Motta – rischia di restare ancora fermo ai box. In attesa che il vento, ancora una volta, cambi direzione.