Un ritorno mai davvero cominciato, un vecchio mentore e una città che divide i cuori. Balotelli può ancora scrivere l’ultimo capitolo là dove sembrava tutto già chiuso
Chi si illudeva che questa fosse la volta buona, forse non conosce davvero Mario Balotelli. O forse sì, ma sperava che alla fine vincesse quella voglia di riscatto che ogni tanto, tra una polemica e una rovesciata, sembrava riaffiorare.
La verità? Il suo ritorno in Serie A è stato un lampo. Di quelli che non illuminano nulla, ma fanno solo rumore. Pochi minuti col Genoa, un paio di apparizioni quasi nostalgiche, poi il silenzio.
La sfortuna ci ha messo del suo, perché appena ha varcato la soglia del centro sportivo rossoblù, Gilardino è stato sollevato dall’incarico. Un allenatore che, al netto di tutto, gli aveva dato quantomeno il beneficio del dubbio.
Al suo posto è arrivato Patrick Vieira, con cui Balotelli aveva già avuto più di una frizione in passato. E diciamo che non si sono abbracciati al primo sguardo. Da quel momento in poi, il campo è diventato un miraggio: zero minuti, fuori rosa, e un finale già scritto senza bisogno di attendere giugno.
Il destino ha un modo tutto suo di rigirare le carte. Quando sembra tutto finito, può ancora esserci spazio per l’imprevisto. E a Genova, dove la Lanterna divide e unisce, Balotelli potrebbe trovare una via d’uscita dal vicolo cieco. Non con il Genoa, ovviamente: lì le porte si sono già chiuse. Ma con la Sampdoria, che paradossalmente oggi sembra più viva del suo vicino blasonato.
Balotelli alla Sampdoria con Mancini: un “tradimento” per ripartire
La stagione è stata difficile anche per i blucerchiati, ma c’è un barlume di speranza. La salvezza in Serie B non è più una chimera, e il club sta preparando un rilancio che mischia esperienza e idee nuove. In società sono entrati Alberigo Evani, Attilio Lombardo… e poi c’è quell’uomo che con Balotelli ha condiviso tutto, dai trionfi ai malintesi, dalle urla agli abbracci: Roberto Mancini.
È uno di quei rapporti che nessuno riesce a definire davvero. Non è solo stima, non è solo affetto. È qualcosa che ha resistito al tempo, ai litigi e persino alla Nazionale. “Voglio molto bene a Mario, da quando era ragazzino e faceva cose straordinarie. Gli ho detto mille volte che sta sprecando un talento enorme”, disse di lui il Mancio nel 2020.
Quando Mancini lo convocò nel 2022 per i playoff mondiali, dopo mesi di silenzio, in molti alzarono un sopracciglio. Ma chi conosce la loro storia, sapeva che non c’era nulla di strano: Mancio ha sempre visto qualcosa in Super Mario che gli altri non riuscivano a cogliere. Tranne forse gli inglesi, che ancora lo ricordano come uno dei migliori rigoristi di sempre e quando si parla di lui ci scappa sempre un sorriso.
Oggi Mancini non ha un ruolo formale alla Samp, ma è una figura di riferimento. Le sue parole pesano. E se dovesse spingere per un’ultima, vera occasione a Balotelli, in un contesto più tranquillo, con una pressione dimezzata e un tifo che ha voglia di tornare a emozionarsi, il colpo di scena non sarebbe poi così assurdo.
Il futuro è pieno di incognite. Mancini potrebbe anche scegliere altri progetti. Balotelli, dal canto suo, deve prima decidere se ha ancora fame. Ma se anche solo uno dei due ha voglia di riprovarci, la Sampdoria può diventare il teatro giusto per un’ultima replica, magari la più toccante.
People who truly knew who Mario Balotelli was (during his time at the club) will always get it. Captain Fantastic is such an intelligent man. 👍 pic.twitter.com/3ZHs5KU13Q
— Geronimo Morgans (@GeronimoMorgans) April 19, 2025
Perché, alla fine, ci sono storie che non vogliono finire. E Genova, con il mare davanti e un vecchio mentore alle spalle, potrebbe essere l’unico posto dove Super Mario può davvero tornare se stesso.