Un maestro del calcio si trova davanti al bivio più delicato. I segnali da Madrid parlano chiaro, ma il silenzio dice di più. L’indiscrezione che abbiamo raccolto sul futuro di Carlo Ancelotti
All’inizio sembra sempre tutto lontano. I grandi cambiamenti, quelli veri, si presentano in punta di piedi, senza fare rumore. Poi, un giorno, ti accorgi che l’aria è cambiata. Che qualcosa si è rotto, o semplicemente è finito. E anche se nessuno ha ancora detto nulla, lo senti.
Succede così anche nel calcio, dove le separazioni non sempre hanno il coraggio di chiamarsi addio. A volte restano sospese, incerte. Altre volte arrivano mascherate da scelte tecniche, da piani per il futuro, da nuovi progetti. E ogni tanto, anche ai più grandi, tocca guardarsi intorno e chiedersi: “E adesso, che si fa?”.
Carlo Ancelotti lo sa bene. Perché a Madrid, quella Madrid che lo ha amato, criticato, poi riamato e poi ancora criticato, il tempo corre veloce. E se la stagione non decolla come ci si aspettava, le voci iniziano a rincorrersi. Da settimane, mesi ormai, si respira l’aria del cambio.
La voce ormai si fa sempre più insistente. Il Real sembra deciso ad andare oltre. Con o senza clamore, con o senza rotture traumatiche. Lo scenario più probabile è quello del passaggio di testimone annunciato. Il nome che rimbalza da radio spagnole a redazioni tedesche è sempre lo stesso: Xabi Alonso.
Sì, lui. Il pupillo, l’ex regista con lo sguardo da leader e la calma dei predestinati. Si parla persino di un suo arrivo già in vista del Mondiale per Club, previsto a metà giugno. E se non sarà subito lui, si ipotizza un ponte temporaneo con Raul o Solari, giusto per traghettare la stagione. Ma in ogni caso, Ancelotti non è più nel quadro.
Ancelotti torna in Italia: suggestione o realtà?
L’alternativa al Real, quella concreta, quella affascinante e per certi versi unica, porta dritta al Sudamerica. Alla panchina del Brasile. La più ambita, la più pesante, la più iconica. L’idea è viva da mesi, e resta lì. Sospesa. In attesa che si sblocchi, che qualcuno apra davvero la porta, anche se pare esserci un concorrente piuttosto agguerrito per lo stesso posto.
E poi si parla tanto di un ritorno a casa. Perché quando un allenatore del calibro di Ancelotti si trova davanti a un bivio, la tentazione di immaginarlo seduto su una panchina italiana è immediata. Roma? Il fascino c’è, inutile negarlo. Milan? Sarebbe come chiudere il cerchio, nella città dove ha lasciato cuore e trofei.
Eppure, secondo quanto raccolto dalla nostra redazione, questa opzione non è mai stata realmente in gioco. Nessun ritorno in patria, nessun progetto da ricostruire. Il futuro, quello vero, si gioca altrove. Ancelotti ha in mente solo due strade. E una di queste non dipende nemmeno da lui.
In sostanza, se non sarà Brasile, sarà basta. Stop. Fine. Nessuna avventura esotica, nessun’altra Champions da inseguire. Non è una questione di motivazioni, ma di senso. Dopo tutto, cosa gli resta da dimostrare? Ha vinto ovunque. Ha plasmato spogliatoi, calciatori, generazioni. Ha fatto scuola col sorriso, senza mai alzare la voce. E adesso, forse, è pronto a scendere dal palcoscenico.