Ha dato tutto per la sua maglia. Ora, forse, è il momento di partire. Ma solo se sarà per una giusta causa
Si è rimesso gli scarpini come se nulla fosse, ma il rumore di fondo era diverso. Quello del tendine d’Achille che si spezza a trent’anni non è solo un rumore fisico: è un silenzio mentale. Una pausa che fa tremare tutto. Anche il futuro.
Domenico Berardi lo ha attraversato quel silenzio. Un anno intero fuori, con la Serie A che andava avanti e il Sassuolo che, pezzo dopo pezzo, sprofondava verso la B. Quando poi la squadra è effettivamente scesa, molti si sono chiesti se fosse il momento buono per cambiare aria.
Ma nessuno, a conti fatti, si è fatto avanti. Perché in quel momento Berardi non era più un investimento. Era un’incognita con troppe variabili: l’età, l’infortunio, lo stipendio, l’incertezza. Troppa roba per chi gioca con i numeri prima che col cuore.
Il Sassuolo ha scelto la via più rara: la riconoscenza. Ha aspettato il suo uomo simbolo senza pretendere. Lo ha coccolato, pagato, tenuto al centro. Perché sì, Berardi è un lusso in Serie B, ma anche una certezza. Per ora 25 presenze, 6 gol e 12 assist. E se oggi ha ripreso a giocare con continuità e senza paura, è anche perché ha trovato un ambiente che non lo ha messo in discussione.
Berardi blindato da Carnevali a Sassuolo. E lui si sente una bandiera
Il contratto è ancora valido, l’ingaggio pure. Un ingaggio da record per la categoria (3 milioni di euro), ma perfettamente giustificato dal legame costruito in quasi 15 anni di onorato servizio. Perché sì, Berardi è del ’94, ma al Sassuolo c’è praticamente da sempre.
Giovanni Carnevali, il direttore generale del Sassuolo, l’ha detto in modo chiaro: “Spero che la bandiera di Berardi sventoli ancora per tanto tempo. Lui è l’ultima bandiera. Ma ci siederemo a ragionare con lui”. Parole piene di affetto, ma anche di consapevolezza. Se qualcuno si presentasse con l’argomento giusto, difficile pensare a una resistenza ad oltranza.
E Mimmo? Lui ha risposto con la solita pacatezza che lo contraddistingue: “Per me questa è casa. Mi hanno trattato come un figlio. Dodici anni fa ero un ragazzino, ora sono un uomo. Sicuramente è gratificante e mi rende orgoglioso essere la bandiera di un club così importante, per me una famiglia. E io, dentro una famiglia, ci sto bene”. Ma il futuro, si sa, può sempre cambiare.
Berardi e l’ipotesi Milan: se arriva De Zerbi…
Negli ultimi anni, l’ipotesi di un grande salto per Berardi è sempre stata più suggestione che realtà. Ma il tempo corre, e questa estate potrebbe essere l’ultima finestra utile per provare qualcosa di nuovo. Non per diventare protagonista assoluto, forse. Ma per vivere, almeno per una volta, da dentro una squadra che lotta per vincere.
E qui entra in scena un vecchio amico, con cui il numero 10 del Sassuolo ha vissuto una delle sue migliori versioni. Roberto De Zerbi, il tecnico che lo ha esaltato, protetto e reso finalmente maturo. Non è una certezza che allenerà in Serie A il prossimo anno, ma se dovesse davvero succedere, e se dovesse finire in una grande piazza, l’idea Berardi potrebbe tornare calda.
Proprio in questa chiave c’è un’ipotesi che porta dritta al Milan, per De Zerbi e anche per il suo pupillo. Se dovesse consumarsi questo matrimonio, il nome di Berardi diventerebbe caldissimo, magari in sostituzione del partente Chukwueze. Berardi sarebbe un vice Pulisic ma anche un valore aggiunto in squadra per sparigliare le carte a partita in corso. Un lusso che solo una big può permettersi.
Berardi ha dato tutto a Sassuolo. Se mai dovesse andare via, non sarà per moda né per nostalgia. Ma per chiudere il cerchio in bellezza. In una piazza dove possa lasciare l’ultima pennellata di una carriera vissuta sempre all’ombra dei riflettori, ma con una luce tutta sua.