Bologna, 35 milioni per un tesoro: ora ne vale più di 100

A Bologna non si fanno miracoli: si fanno scelte. E grazie alla visione di Sartori, quei 35 milioni investiti oggi profumano di capolavoro

Vincenzo Italiano e Giovanni Sartori
Bologna, 35 milioni per un tesoro: ora ne vale più di 100 (Foto: Ansa/LaPresse) – serieanews.com

C’è una cosa che, nel calcio di oggi, vale più di un gol all’incrocio o di un rigore parato al 90’. Si chiama visione. Semplice da dire, complicatissima da mettere in pratica.

Perché la visione non è solo trovare un talento prima degli altri. La visione è anche saperci credere quando nessuno ci crede, investirci dei soldi veri, aspettare che cresca, sopportarne gli errori. E poi, quando arriva il momento, godersi lo spettacolo.

Se il Bologna oggi è molto più di una favola da raccontare sotto Natale, il motivo sta tutto qui. Certo, i risultati di Vincenzo Italiano hanno messo la firma in calce a un’annata clamorosa. Ma quello che si muove dietro le quinte è forse ancora più affascinante.

Perché i gol passano, i punti anche. Ma i tesori restano.

In un mondo in cui i dirigenti sembrano tutti usciti dallo stesso stampino, con il solito vocabolario di “progetto, crescita, sostenibilità”, a Bologna c’è un signore che preferisce i fatti. Si chiama Giovanni Sartori, e chi mastica calcio da un po’ lo conosce bene. È lo stesso che una decina d’anni fa aveva trasformato l’Atalanta in una miniera d’oro. Oggi sta facendo esattamente la stessa cosa a Bologna.

Solo che per fare il lavoro di Sartori ci vuole fegato. Perché non è facile vedere i tuoi gioielli spiccare il volo sapendo che, prima o poi, dovrai lasciarli andare. Ma è anche un mestiere che, quando lo sai fare, si autoalimenta. Vendi uno forte? Con quei soldi ne prendi altri tre che tra due anni saranno ancora più forti (e ancora più cari).

Ed è così che nasce un piccolo miracolo moderno. Altro che favola: qui siamo al manuale pratico di economia calcistica applicata.

Bologna, mago Sartori: le 4 scommesse più belle vinte quest’anno

Per capire la portata di quello che sta accadendo a Bologna basta fare due conti veloci. Sartori ha speso in tutto una quarantina di milioni per cinque giocatori. Oggi, messi insieme, ne valgono tre volte tanto. Uno di questi è Jens Odgaard, pescato in Olanda – dall’AZ Alkmaar – per 4 milioni. Oggi è un attaccante che ne vale almeno 20. Forse di più.

Jens Odgaard del Bologna
Bologna, mago Sartori: le 4 scommesse più belle vinte quest’anno (Foto Odgaard: LaPresse) – serieanews.com

Sempre dall’AZ Alkmaar è arrivato Sam Beukema, difensore pagato 10 milioni compreso il cartellino di Denso Kasius. Adesso Inter e Napoli lo guardano con un certo interesse. Ma portarlo via da Bologna costa, minimo, 25-30 milioni.

Poi c’è Dan Ndoye, preso dal Basilea per 9 milioni più 3 di bonus. A gennaio il Napoli era pronto a fare follie per lui, ma Sartori ha tenuto duro. E chissà che in estate non debba pure alzare ulteriormente il prezzo. Senza dimenticare Juan Miranda, forse l’affare più clamoroso di tutti, preso a parametro zero e diventato in pochi mesi uno dei terzini più affidabili del campionato.

Ma il capolavoro, quello che da solo potrebbe spostare tutti gli equilibri, ha un nome e un cognome: Santiago Castro. Arrivato lo scorso gennaio dal Velez per 12 milioni, a soli 20 anni sta facendo vedere cose da giocatore vero. Di quelli che puoi tranquillamente immaginare su un palcoscenico internazionale tra un anno o due.

Anzi, forse molto prima. Inter e Napoli sono già in fila, ma anche dall’estero cominciano ad arrivare le prime telefonate. Difficile che il Bologna possa resistere ancora a lungo. Ma una cosa è certa: chi vorrà Castro dovrà aprire bene il portafogli.

Quattro talenti purissimi che oggi valgono ben più di 100 milioni (ma va da sé che il Bologna non li cederà tutti). Ed è solo la punta dell’iceberg: abbiamo preso i talenti esemplificativi, ma si può andare anche oltre, come ha fatto il Corriere dello Sport in questo approfondimento.

 

Ed è qui che si chiude il cerchio. Perché il Bologna, in pochi anni, è passato dall’essere una squadra da salvezza tranquilla a essere un club che produce valore, talento e ricchezza. Proprio come l’Atalanta prima di lei. E tutto grazie a un uomo che ha sempre saputo guardare dove gli altri nemmeno si accorgevano di dover cercare.

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