Talento, errori e occasioni mancate: il futuro di Zaniolo resta un rebus. E intanto Commisso può già lavarsene le mani
C’è sempre un momento, nella carriera di certi calciatori, in cui tutto sembra pronto per girare dalla parte giusta. Basta solo un dettaglio, una scintilla, un episodio. La famosa sliding door che cambia il film.
Per Nicolò Zaniolo, quel momento sembrava essere arrivato qualche mese fa. Maglia dell’Atalanta addosso, il maestro Gasperini in panchina, un contesto dove chi ha talento (ma anche carattere) di solito riesce a sbocciare. E invece no.
Per qualche settimana ci avevano creduto in tanti. Lui per primo, con qualche giocata delle sue, di quelle che fanno ancora sobbalzare sulla sedia chi si ricorda lo Zaniolo degli inizi. Poi però è venuta fuori, come sempre, l’altra faccia della medaglia. Quella meno spettacolare.
Problemi con Gasperini, rendimento ondivago, e una sensazione sempre più netta: non era amore vero. Gennaio, valigia pronta, nuova destinazione. Stavolta Firenze, la Fiorentina di Commisso, con Palladino in panchina e l’ennesima chance da giocarsi.
Sembrava la piazza giusta: ambiente caldo, pressione quella giusta, un club che ha voglia di rilanciare giocatori in cerca di riscatto. E invece, ancora una volta, la storia ha preso la solita piega storta.
Zaniolo a Firenze sta vivendo più o meno lo stesso film già visto. Pochi minuti, poche giocate degne di nota, qualche chance sprecata come quella in Conference League contro il Celje — dove chi sperava di vederlo lasciare un segno è rimasto deluso, per non dire altro.
Il problema, adesso, è che il tempo comincia davvero a scarseggiare. Perché a 26 anni, in teoria, non si dovrebbe più essere considerati una giovane promessa. Ma nemmeno un corpo estraneo che galleggia tra prestiti, panchine e promesse non mantenute.
Come se non bastasse, sullo sfondo c’è pure un altro capitolo che certo non aiuta a migliorare l’immagine del personaggio, anche se dal punto di vista penale la sua posizione fu già chiarita all’epoca quando Zaniolo spiegò di giocare solo su siti di poker e blackjack, mai di scommesse calcistiche.
L’inchiesta della Procura di Milano sulle scommesse illegali — quella che ha già toccato Tonali, Fagioli, Paredes, Di Maria e altri — ha coinvolto anche lui. Niente scommesse sulle proprie partite, per carità, ma puntate su piattaforme non autorizzate, con pagamenti regolati persino tramite orologi di lusso. Una storia che sembra uscita da un romanzo noir più che da un campo di calcio.
Zaniolo è dentro anche qui, con tutto ciò che ne consegue in termini di attenzione mediatica, interrogativi, e (ancora una volta) la sensazione che al talento, per fare la differenza, servano anche testa, costanza e scelte migliori.
E il calcio, si sa, è pieno di queste storie. Storie di chi, per un motivo o per l’altro, non ha mai trovato quella benedetta sliding door giusta. O forse l’ha trovata. Ma l’ha lasciata chiudere da solo.
La sensazione — sempre più forte — è che la storia tra Zaniolo e la Fiorentina sia già finita ancora prima di cominciare davvero. Anche perché, a ben vedere, Palladino lo sta utilizzando sempre meno.
E la formula dell’acquisto non aiuta di certo: 3 milioni pagati dall’Atalanta al Galatasaray, condivisi poi con la Viola, riscatto obbligatorio solo in caso di almeno il 65% delle presenze in campionato. Percentuale che, a questo ritmo, resterà una pura e semplice chimera.
Morale della favola? A fine stagione Zaniolo tornerà a Istanbul, con Commisso che potrà serenamente lavarsene le mani. Come a dire: abbiamo provato, è andata male, avanti il prossimo. Difficile pensare che l’Atalanta voglia puntarci ancora. Difficile pure che la Fiorentina cambi idea. Magari ci sarà l’ennesima squadra disposta a provarci. Magari all’estero, magari in Serie A. Ma una cosa è certa: se non arriva una svolta netta, vera, definitiva… l’etichetta di talento sprecato rischia di restargli addosso per sempre.
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