Due brutte notizie in pochi giorni. Un futuro improvvisamente incerto. E la Roma, che ora può davvero iniziare a sperare in Carlo Ancelotti
Ci sono momenti nella vita di un allenatore in cui tutto sembra girare alla perfezione. Gli incastri funzionano, i risultati arrivano, i giocatori pendono dalle tue labbra. Poi, però, ci sono anche gli altri momenti. Quelli in cui, senza nemmeno accorgertene, inizi a perdere pezzi.
Un gol subito di troppo, una sconfitta che brucia più del dovuto, qualche sguardo storto nello spogliatoio. Ed è un attimo che la macchina perfetta inizia a cigolare.
Ecco, se dovessimo scegliere dove si trova oggi Carlo Ancelotti, probabilmente sceglieremmo senza pensarci la seconda categoria. Perché in questo finale di stagione, dalle parti di Madrid, il vento ha cambiato direzione. E non è esattamente un vento favorevole.
Il segnale più chiaro è arrivato dalla Champions League, il terreno preferito di Ancelotti. Tre gol presi dall’Arsenal, in un quarto di finale che doveva essere il trampolino per la solita corsa imperiale verso Monaco di Baviera. E invece, per il ritorno, servirà una serata di quelle che restano negli annali. Non impossibile, certo. Ma nemmeno così scontata.
Come se non bastasse, pure la Liga ha cominciato a fare i capricci. Il Real si è ritrovato improvvisamente risucchiato dal Barcellona di Hansi Flick. Un Barcellona che non solo è tornato a vincere, ma ha pure rispolverato quell’aria da cannibale che dalle parti del Bernabeu provoca sempre un certo fastidio.
E pensare che questa doveva essere l’annata perfetta. Quella della squadra dei sogni, con Mbappé in testa e un esercito di fenomeni a completare il quadro. Quella in cui, teoricamente, Ancelotti avrebbe dovuto passeggiare in Spagna e prendersi l’ennesima Champions. Teoricamente, appunto.
Ma non è solo una questione di risultati. Perché in Spagna raccontano che nello spogliatoio del Real qualcosa stia scricchiolando. Non ammutinamenti o drammi da prima pagina, per carità. Ma quella sottile sensazione che alcuni giocatori abbiano iniziato a non seguirlo più come una volta.
E quando inizia a vacillare la fiducia interna, è sempre un attimo che la società inizi a guardarsi intorno. Chi? Facile: Xabi Alonso, che col Bayer Leverkusen ha fatto un capolavoro e ora è il primo della lista per sedersi su quella panchina leggendaria. Ma Ancelotti? Dove va a finire Ancelotti?
Fino a qualche mese fa la risposta sembrava il Brasile. La nazionale verdeoro lo corteggiava da tempo, pronta ad affidargli il progetto più ambizioso di tutti. E invece, piano piano, quell’ipotesi si è fatta sempre più flebile. Oggi il nome in cima ai desideri della Federazione è quello di Jorge Jesus, allenatore navigato e decisamente più vicino a sedersi sulla panchina carioca.
Un colpo a vuoto mica da poco per Ancelotti. Perché perdere il Real Madrid e perdere contemporaneamente il Brasile non era proprio nei piani. E qui entra in scena la Roma. Perché il Milan, a quanto pare, proverà a prendere Roberto De Zerbi. Ma la Roma no. A Trigoria si ragiona su un profilo più esperto, affidabile, capace di gestire un ambiente complicato e ambizioso allo stesso tempo.
Il nome di Stefano Pioli è in cima alla lista. Ma se domani mattina Carlo Ancelotti dovesse davvero ritrovarsi libero e con poche alternative di primo piano, beh… difficile immaginare che qualcuno a Roma non provi a fare il colpaccio. Non c’è da strapparlo a nessuno. Non c’è da convincerlo a lasciare Madrid o a rinunciare al Brasile.
C’è solo da offrirgli un progetto credibile, magari l’ultimo grande progetto della sua carriera. Un modo per chiudere il cerchio lì dove, tanti anni fa, era cominciato tutto.
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