Una suggestione che ha fatto battere il cuore dei tifosi nerazzurri sembra ormai sfumare. Ma nel mazzo di Marotta resta ancora un asso
C’è stato un momento in cui sembrava davvero tutto possibile. Un attimo sospeso tra la suggestione e l’ambizione, in cui il mercato dell’Inter pareva pronto a prendersi la scena con un colpo da ribalta mondiale. Non era solo un’indiscrezione di mezza primavera: a parlare, questa volta, è stato direttamente Beppe Marotta, con quella sua solita calma da giocatore da poker.
Lo ha detto nel pre-partita di Bayern-Inter. Qualche domanda sulle ambizioni, sui piani futuri. Poi la risposta su Salah e De Bruyne, a precisa domanda: “Per vincere servono giocatori giovani ed esperti, oltre a uno zoccolo duro di italiani”. Fate un po’ voi.
Per chi ha la memoria lunga, l’idea Salah-Inter ha sempre avuto un retrogusto affascinante. Una sorta di cerchio che si sarebbe potuto chiudere: l’egiziano in Italia ci è cresciuto calcisticamente, tra Fiorentina e Roma. Pensare a lui a San Siro, con la maglia nerazzurra, sembrava una di quelle operazioni da sogno che ogni tanto – raramente – si materializzano.
E invece no. Perché da Liverpool, nelle scorse ore, sono arrivate voci nette: i Reds sono pronti a blindare Salah e Van Dijk con un rinnovo che sa di ripartenza e continuità. Una mossa che chiude di fatto ogni spiraglio. Niente Serie A, niente ultimo ballo in Italia: Salah resta a casa sua, ad Anfield, dove è leggenda viva.
Dispiace, certo. Ma non sorprende. L’Inter non aveva mai imbastito una vera trattativa, era pronta a cogliere l’occasione se si fosse presentata. Ma nel calcio – come nella vita – i sogni più belli sono anche quelli che si lasciano inseguire senza afferrarli davvero.
Inter, De Bruyne ancora possibile, ma occhio agli USA
E allora? Allora resta lui. L’altro nome fatto da Marotta. Kevin De Bruyne, che è tutto fuorché un ripiego. Il belga è in un momento particolare della sua carriera: ha annunciato che lascerà il Manchester City e ora volano le speculazioni sul suo futuro.
Il fascino dell’MLS incombe – e non poco – ma l’Europa ha ancora molto da offrire a uno con la sua visione, il suo piede, la sua esperienza. E in fondo KDB è del 1991, ha 2 anni meno di Mkhitaryan, per dirne uno. L’Inter resta alla finestra: sì, siamo ancora nel campo delle ipotesi. Ma questa ipotesi, a differenza dell’altra, non si è ancora sgonfiata.
Il bello è che, anche con tutti i limiti del caso, l’Inter è tornata ad avere un fascino da grande d’Europa. Non è più quella che inseguiva, ma quella che può permettersi di aspettare, scegliere, costruire. Con criterio.
In fondo Marotta ci ha insegnato che non è il budget a fare la differenza, bensì l’intelligenza con cui lo si usa. E se tra un innesto funzionale e uno da copertina si aprisse una crepa, l’Inter proverebbe a infilarcisi. Non per fare il colpo dell’anno. Ma per dare continuità a una crescita che – oggi più che mai – non ha bisogno di superstar per brillare.