Cento milioni in panchina: così l’Inter punta a vincere tutto

Il successo di Monaco di Baviera ha acceso l’entusiasmo nerazzurro. Ma c’è un dettaglio nascosto che spiega molto più del risultato

Simone Inzaghi prende con le mani il pallone della Champions League
Cento milioni in panchina: così l’Inter punta a vincere tutto (AnsaFoto) – serieanews.com

C’è qualcosa che cambia quando vinci una partita del genere. A Monaco non ci si va in gita, e l’Inter lo sapeva benissimo. Ma da lì a tornare a casa con una vittoria che pesa come un macigno – e che adesso rende il ritorno a San Siro un vero evento – ce ne passa.

Eppure è successo. È successo perché questa squadra ha qualcosa che non si legge nella classifica. Ha il controllo. Ha la convinzione. Ha un progetto che va ben oltre gli undici titolari.

E non serve nemmeno dirlo: no, non è già fatta. Il Bayern è ancora lì, e guai a pensare che la semifinale sia già in tasca. Ma intanto, un messaggio è arrivato forte e chiaro. E non solo al resto d’Europa. Anche ai giocatori stessi, ai tifosi, alla società. Quel successo ha risvegliato un pensiero che da qualche tempo girava sottotraccia: e se fosse davvero l’anno buono?

Un pensiero che si fa largo senza chiedere permesso, mentre il calendario si riempie e i trofei – potenzialmente quattro, se consideriamo il mondiale per club – diventano più vicini che mai. Un pensiero che ha un nome ben preciso: profondità. Perché è quello il vero lusso, il vero tesoro nascosto.

Da Frattesi a Carlos Augusto: l’oro di Simone Inzaghi

Prendiamo la stupenda notte tedesca, dove hanno brillato i gioielli nerazzurri più brillanti: Lautaro, Barella, Bastoni. Ma il gol decisivo lo ha segnato Davide Frattesi, uno che entra a partita in corso e molto spesso la spacca in due. E l’assist? Quello è di Carlos Augusto, rivelazione assoluta di questa stagione, che ha fatto asfaltato la fascia sinistra in assenza di Di Marco. Non due comparsate fortunate: due dimostrazioni di forza.

Frattesi e Carlos Augusto dell'Inter
Da Frattesi a Carlos Augusto: l’oro di Simone Inzaghi (Foto: Ansa) – serieanews.com

Ed è lì che la narrazione cambia. Perché questi non sono rincalzi qualunque. Sono giocatori da 25-30-35 milioni. Gente che altrove partirebbe titolare fisso e che Inzaghi tiene come carte vincenti da giocarsi nel momento giusto. E se Frattesi e Carlos sono le stelle della panchina oltre ad essere ambiti da diverse squadre italiane e straniere, il cast di supporto non è da meno.

C’è Bisseck, che è diventato co-titolare e uomo mercato dopo aver anche ricevuto la chiamata della nazionale tedesca. C’è Darmian, l’uomo ovunque, che si adatta, combatte, salva e riparte come se il tempo non passasse mai. De Vrij, Arnautovic, Asllani, e Zielinski, attualmente infortunato: tutti con minuti meno glamour, ma con un peso specifico enorme.

Se ci si ferma un attimo a fare i conti, quella che si chiama comunemente “panchina” vale ben oltre i 100 milioni di euro. Ed è tutto lì, pronto a intervenire al primo bisogno. In un calcio dove si gioca ogni tre giorni, è questa la vera differenza tra chi punta a sopravvivere e chi sogna di vincere tutto.

Certo, non bastano i numeri per alzare i trofei. Servono equilibrio, fame, lucidità nei momenti chiave. Ma senza una rosa così profonda, l’idea stessa del Triplete resterebbe una suggestione buona per i nostalgici del 2010. Invece qui si parla di possibilità concrete. Di un’Inter che non vive sugli spunti dei singoli, ma su un sistema che funziona come un’orchestra: anche chi sta seduto ha uno spartito da suonare. E a Monaco, la musica è stata perfetta.

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