Quando la pazienza finisce, le scuse mancano e l’energia… pure. Vediamo i bocciati di questa settimana secondo il nostro mitico Camelio
Nel mondo del calcio, si passa dal piedistallo al burrone nel giro di un paio di giornate, e viceversa. Basta una dichiarazione fuori posto, una partita sbagliata o semplicemente la faccia sbagliata nel momento sbagliato. Ed ecco che le cose cambiano, e non sempre per il meglio.
La Flop Parade di questa settimana ci porta a Bergamo, ci fa riflettere su chi aveva già puntato il dito contro Palladino troppo presto, e chiude con un allenatore che, a forza di sussurrare, sta portando il Lecce nel silenzio della Serie B.
Non è facile dirlo, ma il clima a Bergamo è diventato pesante. I Percassi, da sempre simbolo di equilibrio e lungimiranza, questa volta sembrano aver perso la pazienza. A microfoni spenti, si dice siano amareggiati e delusi per il comportamento di Gasperini, che ormai ha fatto capire fin troppo bene di voler lasciare la panchina.
E quel che è peggio, è che questa sensazione si riflette sulla squadra. I giocatori lo percepiscono: quando un tecnico fa capire che ha già la valigia pronta, è difficile seguirlo fino in fondo. Lo spogliatoio si svuota di motivazione, le gambe diventano pesanti, e quel fuoco che ha sempre caratterizzato l’Atalanta sembra svanito.
Insomma, il sogno è finito nel peggiore dei modi: con il mister che smonta tutto prima ancora di uscire di scena, e una dirigenza che, forse, meritava un congedo più rispettoso.
Questo non è un flop a una persona. È un “tapiro” collettivo. A tutti quelli che avevano dato Raffaele Palladino per finito dopo un momento difficile, che lo etichettavano come un esperimento sbagliato o uno “che non è pronto”, ecco il momento della verità: chiedetegli scusa!
Con una rosa fatta di Mandragora, Cataldi, Adli e un portiere “bollito” (per gli altri) come David De Gea, Palladino ha battuto tutte le big. Non ha solo tenuto a galla la Fiorentina, ma l’ha trasformata in una squadra solida, viva, concreta. E tutto questo mentre attorno a lui si parlava solo di crisi, confusione, limiti.
È facile puntare il dito quando le cose vanno male. Ma ora, che stanno andando bene, sarebbe bello vedere la stessa prontezza nel riconoscere i meriti. Perché Palladino non solo è vivo: è più brillante di molti altri.
Chiudiamo con lui, Marco Giampaolo, detto anche “l’uomo triste”. Non è un’offesa, ci mancherebbe, ma una constatazione. Lo guardi in panchina e ti chiedi dove siano finiti il carisma, l’energia, la scintilla. Arrivato a Lecce come possibile salvatore della patria, ha iniziato discretamente… ma adesso la realtà dice altro.
Il Lecce viaggia con una media punti da retrocessione. La squadra sembra in apnea e, soprattutto, l’atteggiamento di Giampaolo non aiuta. Nessuno si aspetta un cabarettista, ma un minimo di vibrazione sì. Perché se anche il mister trasmette rassegnazione, come si può chiedere alla squadra di crederci?
Lo chiamano “maestro”, lo chiamano mago, ma se i risultati sono questi, pare che la bacchetta magica sia finita sotto al divano. E forse pure senza batterie.
Questa settimana la Flop Parade ci ha ricordato una cosa fondamentale: nel calcio, non conta solo il risultato, ma anche come ci arrivi. Gasperini l’ha comunicato male, Palladino è stato giudicato troppo in fretta, Giampaolo non l’ha mai trasmesso davvero.
E voi? C’eravate tra i critici? O avevate già capito tutto? Enrico Camelio prende appunti. E la prossima settimana potrebbe toccare anche a voi.
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