Tre scivoloni eccellenti nella nuova Flop Parade di Enrico Camelio: Conceiçao, Baroni e Gasperini, tra panchine bollenti, sorpassi dolorosi e addii annunciati. Chi ha deluso di più?
C’è qualcosa di profondamente poetico (e un po’ tragicomico) nelle grandi aspettative che si schiantano contro la dura realtà del campo. Ogni settimana il calcio ci propone le sue montagne russe emotive: chi sale e chi precipita. E la Flop Parade di questa settimana raccoglie tre storie che, per motivi diversi, profumano di occasione sprecata, di scelte sbagliate, e – perché no – di una certa dose di testardaggine.
Enrico Camelio non fa sconti, lo sappiamo. E stavolta tocca a tre tecnici finiti sotto i riflettori per le ragioni sbagliate: c’è chi lascia in panchina il proprio fuoriclasse, chi guida una squadra che si fa rimontare come fosse una sfida tra scapoli e ammogliati, e chi – mentre il campionato è ancora vivo – sembra già con la testa altrove.
Che ci fosse del genio in Sergio Conceiçao, nessuno lo mette in dubbio. Ma la genialità non sempre va d’accordo col buon senso. E allora eccolo lì, l’ex Porto, che nella sfida contro il Napoli decide di lasciare in panchina Rafael Leao, probabilmente l’unico vero talento offensivo del Milan in grado di cambiare una partita con un’accelerazione.
Come finisce? Semplice: gol subìto dopo due minuti e partita compromessa. Leao entra quando ormai la frittata è fatta e il Milan si ritrova a inseguire senza lucidità. Una scelta che ha fatto discutere, e non poco. In panchina, Conceiçao fuma il suo sigaro (ormai simbolico), ma stavolta sembra più un tapiro con l’Havana che un condottiero deciso.
L’impressione? Che in certi momenti, ostinarsi a voler sorprendere a tutti i costi, porta solo guai.
Se esistesse un premio per l’impresa più al contrario dell’anno, la Lazio di Marco Baroni lo vincerebbe a mani basse. Partita con 15 punti di vantaggio sulla Roma, oggi si ritrova sorpassata e costretta a guardare i cugini giallorossi in fuga verso l’Europa che conta. E nel 50mo anno dall’uscita di Fantozzi è un’impresa che non può non ricordare il grande Paolo Villaggio e il suo personaggio-manifesto.
Un ribaltone che ha dell’incredibile, anche perché i biancocelesti hanno mostrato, nelle ultime uscite, una fragilità mentale e una lentezza di manovra che sembrano fuori tempo massimo. I segnali di crisi c’erano, ma Baroni non è riuscito a invertire la rotta, finendo per rischiare grosso. Anzi, l’impressione è che la squadra si sia lasciata trascinare nel grigiore, senza mai davvero reagire.
Un capolavoro al contrario, che resterà negli almanacchi. Ma forse non nei cuori dei tifosi.
Infine, il caso più spinoso: Gasperini. Il tecnico dell’Atalanta sta attraversando una fase in cui tutto, ma proprio tutto, sembra pesargli. Le parole recenti sono più da ex che da allenatore in carica: discussioni con i Percassi, tensioni latenti, e una squadra che sembra aver perso il fuoco sacro.
La sconfitta contro l’Inter è stata uno schiaffo, quella a Firenze contro il suo “allievo” Palladino una conferma: l’Atalanta non c’è più, né fisicamente né mentalmente. Il sogno scudetto si è dissolto, e ora anche la zona Champions sembra in pericolo. E mentre Gasperini parla, sbuffa, si isola, la sensazione è che la sua avventura a Bergamo sia già finita, almeno nella testa. Sua e dei suoi ragazzi.
La nostra rubrica tornerà la prossima settimana, con nuovi flop, nuove storie da raccontare e forse – chissà – qualche vecchia conoscenza che ritorna. Perché sbagliare è umano, ma perseverare… è da Flop Parade!
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