Un’espulsione discutibile, un simbolo che si schiera e una ferita che brucia ancora. La Roma saluta l’Europa League, ma lascia dietro di sé una scia di veleni
Certe sere, nel calcio, lasciano un segno che fatica a cancellarsi. L’eliminazione della Roma dall’Europa League al termine della sfida contro l’Athletic Bilbao è una di quelle. Una partita che ha segnato il confine tra ciò che poteva essere e ciò che invece non sarà. E il modo in cui è arrivata la sconfitta fa ancora più male.
Il San Mamés è stato il teatro di un’uscita di scena che ha lasciato l’amaro in bocca. La Roma è caduta ai quarti di finale, ma il risultato finale sembra essere passato in secondo piano rispetto al vero nodo della serata: l’espulsione di Mats Hummels dopo appena dodici minuti di gioco. Una decisione arbitrale che ha stravolto la partita e che, a distanza di giorni, continua ad alimentare polemiche e sospetti.
Fino a quel momento, la Roma si era presentata a Bilbao con l’atteggiamento giusto. Claudio Ranieri aveva preparato una squadra compatta, capace di gestire le fasi del gioco e di ripartire con ordine. Ma l’intervento di Hummels su Nico Williams ha mandato all’aria ogni piano.
Il rosso diretto mostrato dall’arbitro ha lasciato la Roma in dieci uomini per oltre ottanta minuti, una condizione che ha reso quasi impossibile pensare di portare a casa un risultato positivo.
L’episodio è stato oggetto di analisi approfondite. Non solo nei bar della Capitale, ma anche tra gli addetti ai lavori. Graziano Cesari, ex arbitro di lungo corso, ha dichiarato apertamente che la decisione è stata eccessiva. Secondo Cesari, il cartellino rosso diretto non era inevitabile, e la scelta dell’arbitro ha inciso in maniera decisiva sull’esito dell’incontro. Un giudizio che, provenendo da un ex direttore di gara, ha inevitabilmente alimentato la convinzione di un’ingiustizia subita.
Tra i tanti che non hanno accettato l’epilogo di questa avventura europea c’è una voce che più di tutte si è fatta sentire: quella di Antonello Venditti. Il cantautore romano, da sempre legato ai colori giallorossi, ha affidato ai social un messaggio durissimo.
“Si sapeva già la prima finalista di Europa League. Immagino la gioia di Rosetti”, ha scritto, facendo riferimento al fatto che quest’anno la finale sarà proprio al San Mamès di Bilbao. Parole che lasciano poco spazio all’interpretazione, alludendo a una gestione arbitrale orientata e suscitando immediatamente un’ondata di consensi tra i tifosi romanisti, che comunque se la stanno prendendo anche con lo stesso Hummels per l’ingenuità commessa.
Il post di Venditti ha interpretato un sentimento di frustrazione condiviso da una tifoseria che vedeva nell’Europa League l’ultima vera possibilità di salvare una stagione complessa. Una stagione in cui l’arrivo di Ranieri ha portato stabilità, ma non è bastato per cambiare un destino che sembrava segnato. E ora si inizia a pensare già alla prossima stagione, con voci anche clamorose su chi sarà il prossimo allenatore della Roma.
L’eliminazione dalla Coppa europea chiude le porte a un sogno che, in molti, consideravano possibile. La Roma ha dimostrato di potersela giocare con chiunque, ma la serata di Bilbao ha evidenziato i limiti di una squadra costretta a difendersi in inferiorità numerica per gran parte della gara. Alla fine, la qualificazione è andata all’Athletic, mentre alla Roma restano i rimpianti e una ferita che farà fatica a rimarginarsi.
Ora l’unico obiettivo resta il campionato. Ma è chiaro che la delusione per come è finita l’avventura in Europa League influirà sull’umore e sulle motivazioni di un gruppo che dovrà trovare nuove energie per chiudere al meglio la stagione. Claudio Ranieri lo sa bene, e sarà chiamato a un lavoro psicologico non semplice.
Resta, però, una domanda che molti tifosi romanisti continuano a farsi: come sarebbe andata a finire se la Roma avesse giocato in undici? È un interrogativo che non avrà mai risposta, ma che accompagnerà a lungo chi ha visto sfumare un sogno europeo in una notte che, per i colori giallorossi, resterà difficile da dimenticare.
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