Un’accusa diretta alla piazza capitolina e alle tifoserie di Roma e Lazio: il popolare opinionista televisivo non le manda a dire
Roma è una città che vive di calcio, e questo si sa. Qui il pallone non è solo uno sport, ma un’ossessione, una questione di vita o di morte (sportivamente parlando, si intende).
Gli umori della piazza cambiano più in fretta del meteo a Londra, e chi segue da vicino il mondo del calcio romano lo sa bene. L’ultima miccia l’ha accesa un post social che non ha lasciato spazio a interpretazioni, dipingendo con tinte forti la natura passionale – e a tratti schizofrenica – delle tifoserie di Roma e Lazio.
“Roma è una piazza folle e poco equilibrata” si legge nel messaggio, una sentenza che non lascia scampo. Enrico Camelio mette in evidenza la continua oscillazione tra euforia e depressione che caratterizza i tifosi della capitale. I romanisti, che solo qualche mese fa bocciavano senza appello Paredes, oggi sembrano volerlo trattenere a tutti i costi dopo un paio di prestazioni convincenti.
Dall’altra parte, i laziali, che fino a pochi giorni fa erano in piena corsa per tutto – quarto posto in Serie A, primi nel girone di Europa League, una qualificazione in Coppa Italia ottenuta con autorevolezza – sono entrati improvvisamente in modalità “disfatta totale” dopo un semplice pareggio col Venezia.
L’analisi, provocatoria ma nemmeno troppo distante dalla realtà, colpisce nel segno: il tifo romano è un’altalena senza fine, che oscilla tra l’esaltazione e il catastrofismo.
E il paradosso si estende anche alle scelte societarie: mentre la Roma, con il DS Ghisolfi, sembra voglia addirittura riconfermare Ranieri, in casa Lazio si parla già di un possibile addio di Baroni, nonostante risultati che, sulla carta, non giustificherebbero un cambio immediato.
Perché Lazio e Roma hanno tifoserie così instabili? L’analisi di Camelio
Ma da dove nasce questa natura emotivamente instabile? La storia del calcio romano è costellata di momenti epici alternati a disillusioni cocenti.
Dai fasti dello scudetto romanista del 2001, che ancora oggi è un simbolo della grandezza giallorossa, ai continui alti e bassi della Lazio, capace di passare da trionfi europei a stagioni anonime nel giro di pochi anni. Queste montagne russe hanno contribuito a plasmare un tifo viscerale, fatto di passioni estreme e giudizi netti.
Com’era prevedibile, il post ha scatenato i commenti dei tifosi. C’è chi lo ha accolto con una risata amara, riconoscendo il fondo di verità, e chi invece si è sentito punto sul vivo, accusando l’autore di voler solo alimentare polemiche. Ma al di là delle reazioni, una cosa è certa: Roma non è una piazza per animi freddi e razionali. Qui si vive tutto al massimo, e non potrebbe essere altrimenti.
E allora, qual è la verità? Siamo davvero davanti a una tifoseria instabile e umorale, o questa passione viscerale è solo il prezzo da pagare per un amore così totalizzante? Forse, la risposta sta nel mezzo. Oppure, più semplicemente, è il fascino unico di una città che non sa stare senza il pallone, anche quando il pallone fa male. Perché in fondo, senza questa passione sfrenata, il calcio a Roma sarebbe qualcosa di completamente diverso.