Il Milan si prepara a una rivoluzione senza precedenti: addii illustri, senatori in bilico e un nuovo ciclo alle porte. Chi resterà e chi farà le valigie?
Qualche anno fa erano gli eroi dello Scudetto, oggi sono i volti della crisi. È il destino beffardo del Milan, che si ritrova a fare i conti con una stagione amara e una squadra che sembra aver perso il filo. E quando le cose vanno male, c’è sempre qualcuno che paga.
Questa volta, nel mirino non ci sono solo allenatori e dirigenti, ma anche quei giocatori che avrebbero dovuto essere la spina dorsale della squadra.
E infatti, uno è già andato via. Davide Calabria, il capitano, ha fatto le valigie a gennaio per trasferirsi al Bologna. Una scelta che fino a un anno fa sarebbe sembrata impensabile, ma che oggi appare solo l’inizio di un’epurazione ben più ampia.
L’impressione è che, a prescindere da come finirà la stagione, il Milan sia pronto a rifondare. Servono soldi per ricostruire, e le cessioni eccellenti potrebbero portare la liquidità necessaria. Per questo, non sarebbe una sorpresa vedere partire almeno tre dei nomi citati, se non addirittura tutti e 4. Ma la vera domanda è: chi guiderà questa rivoluzione?
Perché, prima ancora dei giocatori, bisognerà capire chi siederà sulla panchina rossonera il prossimo anno. Un cambio in panchina è nell’aria, e la scelta del nuovo tecnico sarà decisiva per definire la strategia di mercato.
Di sicuro, Milanello è pronto a cambiare volto. I senatori di oggi potrebbero essere gli ex di domani. Ma il Milan sarà in grado di ricostruire una squadra all’altezza del suo nome?
Se Calabria è stato il primo sacrificato, dietro di lui ci sono altri nomi pesanti. Maignan, Theo Hernandez, Tomori e Leao, tutti pezzi pregiati della squadra campione d’Italia del 2021, sono finiti nell’occhio del ciclone. E oltre a una cessione collettiva quest’estate – monetizzare per poi rifondare – potrebbero anche finire clamorosamente in panchina.
Partiamo dalla porta. Maignan, che fino a poco tempo fa era considerato tra i migliori portieri al mondo, ha collezionato errori clamorosi e sembra aver perso sicurezza. Lungi dall’essere quel leader che dava certezze alla difesa, oggi sembra quasi un peso. Sportiello non è un fenomeno, ma se il francese continua così, la panchina potrebbe diventare una realtà più concreta di quanto si pensi.
E poi c’è Theo Hernández, un altro che sembra il lontano parente del giocatore devastante di due anni fa. Le sue accelerazioni sono sempre meno frequenti, la fase difensiva è spesso approssimativa e la sensazione è che il Milan stia valutando seriamente l’idea di una sua cessione. Anche perché dietro di lui Bartesaghi e Jimenez scalpitano e potrebbe presto avere più spazio.
Se c’è un reparto dove il Milan ha abbondanza, è il centro della difesa. E Tomori, che fino a poco tempo fa era un pilastro della squadra, oggi è scivolato indietro nelle gerarchie. Pavlovic, Thiaw e Gabbia gli stanno soffiando il posto, e se le prestazioni non migliorano, l’inglese potrebbe essere uno dei sacrificati eccellenti nella prossima finestra di mercato.
Ma il caso più spinoso riguarda Rafael Leao. Il portoghese è il talento più cristallino della rosa, quello che – sulla carta – potrebbe risolvere le partite da solo. Il problema è che lo fa troppo raramente. Il suo rendimento è stato troppo altalenante, e la pazienza della dirigenza sta iniziando a finire.
Anche perché il Milan ha investito su altri giocatori offensivi, e non può permettersi un tridente in cui qualcuno passeggia. Pulisic, Joao Felix e Gimenez stanno offrendo prestazioni più convincenti e, a oggi, il rischio che anche Leao finisca in panchina è più concreto che mai.
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