Sta montando un’enorme polemica relativa a un caso che ha coinvolto Lautaro Martinez nel corso di Juventus-Inter: l’argentino potrebbe essere squalificato
Certe situazioni sembrano destinate a ripetersi. Una partita intensa, un momento di tensione, una frase detta d’istinto. E poi le telecamere che riprendono tutto. È successo a diversi calciatori in passato, potrebbe succedere anche a Lautaro Martinez, finito sotto i riflettori per una presunta espressione blasfema pronunciata durante Juventus-Inter.
A sollevare la questione è stato Umberto Chiariello, noto giornalista e opinionista napoletano, che attraverso i social ha chiesto l’intervento del giudice sportivo. Uno dei punti su cui insiste Chiariello è proprio la coerenza nell’applicazione delle norme. Perché, in alcuni casi, la prova tv viene ritenuta valida e in altri no?
L’episodio che il giornalista napoletano ha voluto ricordare è quello di Ezequiel Lavezzi nel 2010, quando l’argentino venne squalificato per tre turni per uno sputo ripreso dalle telecamere durante un Roma-Napoli. All’epoca, la decisione fece discutere perché il giocatore fu punito solo grazie alla ricostruzione televisiva, senza che l’arbitro avesse visto nulla in diretta.
La domanda sorge spontanea: se la giustizia sportiva ha utilizzato la prova video in quel caso, perché non dovrebbe farlo ora con Lautaro?
Il regolamento, in effetti, non lascia molto spazio all’interpretazione: l’articolo 37 del Codice di Giustizia Sportiva stabilisce che chiunque venga sorpreso a bestemmiare in campo deve essere sanzionato con almeno una giornata di squalifica.
Ora la palla passa agli organi competenti: la prova televisiva è sufficiente per far scattare il provvedimento?
Lautaro Martinez e la squalifica per bestemmie: cosa dice il regolamento
Per ora, nessun provvedimento è stato ancora ufficializzato. Il giudice sportivo dovrà valutare se esistono elementi sufficienti per avviare un procedimento. Per capire se l’attaccante dell’Inter rischia davvero uno stop, bisogna guardare le norme. L’articolo 37 CGS è chiaro:
Se un calciatore pronuncia un’espressione blasfema in campo, può essere punito con una giornata di squalifica. La stessa regola vale per gli allenatori, mentre per gli altri tesserati presenti a bordo campo è prevista un’inibizione.
Negli ultimi anni, ci sono stati diversi casi simili. Gianluigi Buffon fu squalificato per una bestemmia captata dall’audio ambientale, così come José Mourinho quando era alla Roma. In questi episodi, il giudice sportivo ha utilizzato le immagini televisive come prova per emettere la sanzione.
Se le riprese confermassero il caso di Lautaro, il regolamento imporrebbe lo stesso trattamento. Ma accadrà davvero? Intanto il caso ha già acceso il dibattito, soprattutto tra i tifosi delle altre squadre, che si chiedono se le regole valgano davvero per tutti allo stesso modo.
Dopo i casi Buffon e Mourinho, la FIGC ha l’occasione per dimostrare che l’articolo 37 viene applicato senza distinzioni. Toccherà ora alla giustizia sportiva decidere se questa sarà una nuova pagina della storia disciplinare della Serie A o solo un altro episodio destinato a perdersi tra le polemiche.