Il Napoli fa i conti con una mole di infortuni paurosa e proprio nei ruoli “critici” emersi dal mercato. E c’è un rimpianto grosso così…
Hai presente quei momenti in cui sembra che tutto vada storto? Ecco, il Napoli si trova esattamente lì. Inizio di stagione promettente, qualche inciampo fisiologico, ma poi ci si è messa di mezzo la sfortuna. E quando parliamo di sfortuna, non intendiamo la tipica scaramanzia napoletana. Qui si parla di una sequenza di infortuni che ha complicato i piani in un batter d’occhio.
David Neres sarà fuori almeno un mese, lasciando un buco enorme nel reparto offensivo. Ma non è l’unico: prima si è fatto male Buongiorno, poi Olivera, poi pure Spinazzola. Risultato? Mancano pezzi fondamentali ovunque. Un centrale difensivo, due terzini sinistri e adesso pure l’esterno alto. Guarda caso proprio i ruoli nei quali il Napoli doveva intervenire e non è intervenuto: la rappresentazione plastica della Legge di Murphy.
E così Antonio Conte, abituato a fare di necessità virtù, dovrà inventarsi qualcosa. Riadattare Mazzocchi a sinistra, sperare che Okafor torni in forma il prima possibile, o puntare tutto su Ngonge, che però non sembra essere esattamente il suo calciatore preferito. Insomma, serve creatività, e una bella dose di spirito di adattamento.
Ma mentre si ragiona sulle soluzioni, è inevitabile pensare a un rimpianto che lascia l’amaro in bocca: Lorenzo Insigne. Sì, proprio lui. L’ex capitano, quello degli assist telecomandati e dei gol a giro. A Toronto le cose non vanno benissimo. Pochi sorrisi, tante delusioni, e una voglia matta di tornare in Europa. Magari proprio al Napoli, dove tutto è cominciato.
Il ritorno impossibile di Insigne: un’occasione mancata?
Durante il mercato di gennaio, il suo nome è circolato parecchio. È stato offerto a diversi club italiani, ma nessuno ha deciso di puntarci davvero. Eppure, il ritorno al Napoli non sarebbe stata solo una suggestione romantica. Sarebbe stata un’operazione logica. Insigne sarebbe potuto arrivare in prestito, con il Toronto pronto a coprire buona parte dell’ingaggio.
Non avrebbe nemmeno occupato un posto in lista FIGC, essendo un prodotto del vivaio. Una soluzione perfetta per dare respiro alla squadra e aggiungere esperienza a un reparto offensivo che adesso si ritrova un po’ corto. Sì, forse il rapporto con il club non si era chiuso nel migliore dei modi, ma certe situazioni possono far cambiare idea in fretta.
Oggi, con gli esterni contati e gli infortuni che si moltiplicano, Insigne sarebbe stato una risorsa preziosa. Uno di quei jolly che tiri fuori nei momenti difficili, quando serve fantasia e qualità per risolvere partite bloccate.
Ma inutile piangere sul latte versato. Conte non si sta lamentando troppo (per ora) e preferisce concentrarsi su ciò che ha. E ciò che ha, al momento, è una rosa ridotta ai minimi termini, ma comunque ricca di talento. Il suo compito ora sarà quello di trovare soluzioni. Magari sperimentare nuove combinazioni tattiche, dare spazio ai giovani o rispolverare giocatori che finora hanno avuto poco minutaggio.
Certo, qualche rimpianto resta. L’idea di rivedere Insigne con la maglia del Napoli aveva il suo fascino. Sarebbe stato come riaccendere un vecchio fuoco, anche solo per qualche mese.