La notizia dell’arresto di Radja Nainggolan è un fulmine a ciel sereno: c’è un altro precedente giudiziario che forse non ricordavate
Radja Nainggolan, l’ex gladiatore di Roma, Cagliari e Inter, è tornato a far parlare di sé, e stavolta non per i suoi gol spettacolari o la sua vita sopra le righe. Lunedì mattina il Ninja è stato arrestato in Belgio con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Una notizia che ha scioccato il mondo del calcio e i suoi tanti tifosi, lasciando spazio a un misto di incredulità e preoccupazione.
Secondo la stampa belga, l’inchiesta è legata a un presunto traffico di cocaina dall’America del Sud verso l’Europa, attraverso il porto di Anversa, con successiva distribuzione sul territorio belga. Il procuratore Julien Moinil ha dichiarato: “L’indagine si basa su fatti di importazione e distribuzione di stupefacenti. Nel rispetto della presunzione di innocenza, non forniremo ulteriori dettagli”.
Un fulmine a ciel sereno, soprattutto perché Radja, appena pochi giorni prima, aveva sorpreso tutti firmando con il Lokeren-Temse, club di terza divisione belga. E come solo lui sa fare, si era subito preso la scena, segnando direttamente da calcio d’angolo contro il Lierse. Un debutto da Nainggolan, con il suo marchio di fabbrica: spettacolo e imprevedibilità.
Radja è sempre stato così, un personaggio sopra le righe, amato e criticato, ma mai banale. Walter Sabatini, che lo conosce forse meglio di chiunque altro, lo aveva definito con affetto “un delinquente”. Appellativo che oggi suona tristemente profetico ma che chiaramente ha tutt’altro significato nelle intenzioni del suo mentore. E noi, da suoi tifosi, non possiamo che sperare che il significato resti solo quello lì.
“A Radja voglio bene come un figlio, ma è un delinquente – raccontava Sabatini – È uno che se gli metti davanti 7-8 shottini se li beve tutti. Per lui la vita è un gioco, ma ha dei buoni sentimenti. Avrebbero dovuto aiutarlo di più i suoi compagni, non assecondarlo ma marcarlo stretto”.
E forse è proprio questo che ha reso Nainggolan così unico: un mix di talento cristallino e spirito ribelle, capace di prendersi la scena tanto in campo quanto fuori, con dichiarazioni anche forti contro qualche addetto ai lavori che non gli stava troppo simpatico.
Lo stesso Radja, in un’intervista al Corriere della Sera, aveva raccontato: “La natura mi ha fatto un dono: ho un fisico che non ha mai risentito delle cavolate che ho fatto. Certo, a 20 anni esci tutte le sere, adesso magari di serate ne faccio due-tre, se mi va. Ma non rinuncio a vivere. Posso anche bere un po’ la sera, e delle volte ho bevuto anche 20 shottini, l’importante è poi andare in campo a tremila”.
Nainggolan, con il suo look da guerriero e il suo cuore da combattente, ha sempre avuto un posto speciale nel cuore dei tifosi italiani. A Roma era idolatrato, al Cagliari è diventato una bandiera, e persino all’Inter, nonostante un’esperienza breve e travagliata, ha lasciato il segno. Ora, però, il rischio è che questa vicenda possa macchiare l’immagine di un giocatore che, per quanto sopra le righe, è sempre stato visto con simpatia.
Non è la prima volta che Radja si trova al centro di un caso e ne esce pulito. Nel 2015, ad esempio, era stato addirittura scambiato per un terrorista in un albergo di Anversa. Alcuni ospiti, notando il suo look eccentrico, avevano allertato la polizia definendolo «potenzialmente pericoloso». Una volta giunti in camera, gli agenti lo avevano subito riconosciuto, scusandosi per l’equivoco.
Oggi, con Radja sotto interrogatorio e una vicenda che promette di far parlare ancora a lungo, ci resta solo da sperare che si tratti di un altro malinteso. Sarebbe un colpo troppo duro vedere uno dei personaggi più iconici e affascinanti del calcio recente crollare sotto il peso di accuse così gravi. Perché Radja, con tutte le sue contraddizioni, è sempre stato l’esempio di un calcio “umano”, fatto di errori e cadute, ma anche di spettacolo e passione.
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