Kvaratskhelia e il Napoli, c’eravamo tanto amati. Il georgiano va via e si è scatenato il toto-successione. Facciamo il punto provando a fare un ragionamento
Kvicha Kvaratskhelia e Napoli, un amore intenso ma che sta per finire, salvo incredibili ribaltoni. Per circa 80 milioni di euro, il Napoli si prepara a incassare un assegno che farebbe gola a chiunque lasciando andare un calciatore che aveva comunque deciso di andar via. E qui comincia il grande gioco: come spendere quei soldi? Cosa cerca davvero il Napoli per il “dopo Kvara”?
La risposta più semplice è quella che di solito non fa vendere i giornali, e non vi piacerà: con tutta probabilità non sarà un altro Kvaratskhelia. Sì, perché nel calcio le copie non funzionano mai. Non ci sarà un “Kvara 2.0” pronto a scendere in campo con la stessa naturalezza di chi ha conquistato la Serie A al primo anno come se fosse un campionato amatoriale.
Ma c’è di più: la cifra incassata dal PSG non verrà spesa tutta, e qui arriva il primo colpo di scena. Perché sì, 80 milioni fanno gola, ma in via ufficiale non saranno tutti destinati al mercato, e già sentiamo i tifosi che borbottano. Tranquilli, c’è un piano. Non perfetto, ma c’è.
E allora, senza fare nomi da copertina, proviamo a ragionare insieme su cosa serva davvero al Napoli, con un occhio attento ad alcuni dettagli. Non un elenco di candidati, ma un viaggio nella testa di De Laurentiis, Conte e compagnia. Un modo per capire, finalmente, cosa potrebbe succedere a gennaio. E stavolta, promesso, ve lo spieghiamo per bene.
Un elemento essenziale da considerare è la strategia economica del Napoli. Dopo un’estate di spese importanti – circa 150 milioni investiti in giocatori come Buongiorno, McTominay, Lukaku, Neres e Gilmour – il club deve bilanciare i conti, soprattutto in previsione della probabile cessione di Victor Osimhen ormai direttamente nella prossima finestra estiva.
Di conseguenza, si stima che il budget disponibile per il dopo-Kvara sia compreso tra 30 e 40 milioni di euro. Una somma sufficiente per garantire qualità, ma che impone scelte ponderate. Un investimento superiore potrebbe essere giustificato solo in presenza di un’occasione clamorosa, come quella di un profilo del calibro di Alejandro Garnacho, che rappresenterebbe un innesto strategico e mediaticamente dirompente. Tuttavia, anche in questo caso, De Laurentiis difficilmente metterà da parte il suo rigore finanziario.
Con Politano e David Neres già a disposizione e protagonisti di prestazioni convincenti, il Napoli non ha necessariamente bisogno di un titolare inamovibile. Al contrario, la priorità è un giocatore capace di inserirsi gradualmente nelle rotazioni, aumentando la competitività nella rosa e facendo sentire la propria presenza in momenti chiave.
Non a caso parliamo di “competitività” nella rosa. L’impatto di Cyril Ngonge con Conte, ad esempio, non è stato positivo: il belga non è mai entrato veramente nelle dinamiche di squadra, limitandosi a pochi minuti di gioco. Chi arriverà dovrà offrire un contributo più incisivo e immediato, senza per forza scalzare i titolari ma con l’intenzione almeno di provarci.
Un aspetto tecnico-tattico rilevante riguarda la preferenza per un giocatore di piede destro. Attualmente, l’attacco del Napoli conta su molti mancini – Neres, Politano e Ngonge – e Antonio Conte, attento a questi dettagli, potrebbe spingere per un elemento in grado di diversificare le soluzioni offensive.
Di piede sinistro ad esempio è Edon Zhegrova, uno dei nomi più forti accostati all’azzurro fin dai primi momenti: per lui comunque pesa anche il prezzo, sicuramente proibitivo per gennaio. Uno che esaltava molto chi vi scrive è Marco Asensio, altro mancino che comunque sarebbe difficilmente proponibile per età (anche se è un ’96, quindi neanche troppo) e ingaggio elevato. Nomi come Federico Chiesa o Dan Ndoye, invece, rispondono meglio al profilo ideale: giovani, di piede destro, e potenzialmente adattabili alle esigenze tattiche di Conte.
La strategia del Napoli potrebbe includere un secondo innesto, ma solo in caso di cessione di Ngonge. Questo permetterebbe di diversificare ulteriormente l’organico, inserendo un profilo in grado di replicare il lavoro di sacrificio di Politano, magari con maggiore freschezza.
In questo senso, un nome come Patrick Dorgu, giovane talento del Lecce già accostato al club partenopeo, potrebbe rappresentare un’opzione interessante, specialmente se il Napoli decidesse di anticipare l’investimento già pianificato per la prossima estate.
E sì, sappiamo che ve l’aspettavate, ma potrebbe essere un nome che proprio non vi aspettavate. E scusate il gioco di parole, ma si sa come lavora il Napoli: De Laurentiis adora, letteralmente, lavorare a fari spenti.
Il club partenopeo ha spesso stupito con acquisti inaspettati, capaci di combinare talento e convenienza economica. Così come è avvenuto per Billing, si potrebbe chiudere rapidamente per un nome poco chiacchierato ma funzionale al progetto tecnico. Un nome magari mai accostato alla squadra napoletana, magari addirittura un semisconosciuto alla Kvaratskhelia. Al Napoli fare questo tipo di operazioni piace un sacco, e piace molto anche al suo bilancio.
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