Juventus, Dusan Vlahovic è ormai un caso: c’è un dato che però è significativo
La stagione della Juventus sembra essere una continua altalena di emozioni, tra il buono e il meno buono. A metà della corsa in campionato, la squadra si trova al sesto posto con un bilancio che dice tanto: zero sconfitte, ma ben 11 pareggi. E quando la squadra non riesce a vincere, anche senza perdere, i punti lasciati per strada si fanno sentire. Non è solo un problema di numeri: la sensazione è che la Juve stia cercando di trovare una sua identità, ma senza ancora riuscirci del tutto.
Un’altra delusione, poi, è arrivata dalla Supercoppa Italiana, dove la Juve ha ceduto al Milan in semifinale, perdendo 2-1 dopo una partita che ha messo in luce molte delle difficoltà che la squadra sta affrontando, soprattutto a livello di coesione e di concretezza nei momenti cruciali. E se, da un lato, la solidità difensiva è qualcosa su cui si può costruire, dall’altro il reparto offensivo, con tanti pareggi e pochi gol decisivi, ha bisogno di risposte più chiare e rapide.
Proprio su quest’ultimo punto, uno dei temi caldi che sta infiammando l’ambiente bianconero è il caso Vlahovic. Il serbo, protagonista in campo ma anche di tante discussioni, è al centro di un dibattito che, tra numeri e scelte tattiche, sembra non avere una fine.
La sostituzione di Vlahovic nella semifinale di Supercoppa contro il Milan è diventata un caso a sé. Thiago Motta, il tecnico della Juve, lo ha tolto dal campo al 65° minuto, sostituendolo con Nico Gonzalez, un attaccante che di mestiere non fa il centravanti.
Una scelta che non è passata inosservata, anche perché Vlahovic non stava certo brillando in quella partita. Il serbo è stato spesso anticipato dai difensori rossoneri, ha faticato a gestire i palloni e non è riuscito ad essere pericoloso davanti alla porta.
Ma i numeri, si sa, parlano chiaro, e nonostante la prestazione poco convincente contro il Milan, il serbo continua ad essere un elemento fondamentale nella stagione bianconera.
Fino a oggi, nelle 23 partite giocate tra campionato, Champions League e Coppa Italia, la Juventus ha ottenuto 11 vittorie, 10 pareggi e solo 2 sconfitte, con un totale di 43 gol segnati e 11 subiti. Di questi 43 gol, 12 sono stati firmati proprio da Vlahovic, e ben 6 di questi sono stati determinanti per l’esito delle partite.
A livello statistico, la presenza di Vlahovic in campo ha una media punti di 1,05 a partita, un dato che non è certo straordinario ma che è comunque superiore a quello che la Juve ha fatto senza di lui. Quando il numero 9 non è stato disponibile, la squadra ha collezionato solo pareggi, segnando una sola rete in tre occasioni. Numeri che dimostrano come la sua assenza, anche se non risolutiva, abbia comunque inciso sulle prestazioni della squadra.
Ciò che rende il caso ancora più interessante sono le scelte tecniche legate alla sua gestione. Quando Vlahovic è stato tolto dal campo, ad esempio, contro la Fiorentina in campionato e contro il Milan in Supercoppa, la Juventus ha subìto dei contraccolpi significativi, perdendo due punti contro i viola e venendo eliminata dai rossoneri.
In queste circostanze, la decisione di togliere il serbo prima della fine della partita ha fatto emergere una riflessione su quanto la squadra dipenda dal suo apporto in attacco.
A complicare ulteriormente la situazione, c’è anche la questione del rinnovo del contratto di Vlahovic, che scadrà nel 2026. Negli ultimi mesi, si è parlato molto di un possibile prolungamento, ma la situazione sembra non evolversi con la stessa velocità con cui si susseguono le partite.
Le voci di mercato legate a un possibile addio del serbo si intrecciano con le difficoltà della Juve, e la sua permanenza in bianconero non è più così scontata come un tempo.
In un contesto in cui la Juve fatica a decollare, la situazione di Vlahovic diventa un tema cruciale non solo in termini di prestazioni ma anche per l’equilibrio della squadra. La decisione di affidarsi a un attaccante che, pur con grande talento, è spesso alle prese con infortuni e periodi di forma altalenanti, inizia a far sorgere dei dubbi. In particolare, la scelta della dirigenza di non sostituirlo con un attaccante di ruolo (vedi la cessione di Kean) pesa come un macigno sulla gestione tecnica.
Le difficoltà della Juve e la gestione di Vlahovic sono solo una parte della stagione, ma se dovessimo guardare ai numeri e agli episodi, ci si chiede se davvero il futuro del club possa passare attraverso la risoluzione di questa situazione. Il serbo merita più fiducia o è il caso di cominciare a guardare altrove? E se, alla fine, la Juve non riuscisse a recuperare quel “tuttofare” in attacco che è sempre mancato, cosa succederebbe davvero alla sua stagione? Queste domande, per ora, restano aperte.
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