C’è un momento di transizione nel calcio italiano, una situazione che accomuna quasi tutte le big: solo due ne sono rimaste fuori
Ti sei mai chiesto cosa renda un capitano una figura così iconica? Una fascia al braccio non è solo un pezzo di stoffa: rappresenta identità, lealtà, e quella scintilla che accende gli spalti di uno stadio. Ma la Serie A di oggi sembra pronta a riscrivere le regole.
Da Torino a Firenze, passando per Milano e Roma, è in corso una rivoluzione generazionale che sta cambiando i volti simbolo delle squadre. E mentre i tifosi si chiedono chi sarà il prossimo leader, il campo continua a raccontare una storia di transizioni e addii.
Partiamo dalla Juventus, dove il futuro di Danilo, attuale capitano, è appeso a un filo. Ironia della sorte, potrebbe finire addirittura al Napoli, una delle rivali storiche. La fascia bianconera, che negli anni è passata da Del Piero a Buffon fino a Chiellini, sembra destinata a un nuovo giro di valzer. Chi raccoglierà l’eredità? Un giovane o un leader di passaggio?
Non va meglio al Milan, dove la situazione è ancora più ingarbugliata. Capitan Davide Calabria, simbolo della cantera rossonera, potrebbe salutare, e persino il suo vice, Theo Hernandez, sembra lontano dall’essere un punto fermo. La rivoluzione qui potrebbe assumere contorni drastici, lasciando i tifosi in cerca di un nuovo riferimento.
E che dire della Roma? Nella Capitale è in atto un vero e proprio tsunami: Lorenzo Pellegrini, da sempre il volto della romanità, rischia di essere messo da parte insieme a Gianluca Mancini, Bryan Cristante e persino Paulo Dybala. Una rivoluzione che fa pensare a un club che cerca di rinnovarsi completamente, ma che potrebbe smarrire la sua anima nel processo.
Alla Fiorentina, la situazione non è meno turbolenta. Cristiano Biraghi, da anni pilastro dei viola, sembra pronto a dire addio, e anche il suo vice, Martínez Quarta, potrebbe seguire la stessa strada. I viola, dopo anni di stabilità, sono pronti a scommettere su volti nuovi, anche se il rischio è quello di perdere esperienza e coesione.
In alcune altre squadre di vertice si vive invece un periodo di stabilità. Lo vive ad esempio la Lazio, ma solo perché ha già affrontato questa transizione in estate: l’addio di Ciro Immobile e Luis Alberto ha aperto una nuova fase per il club biancoceleste, con la fascia che è finita sul braccio di Mattia Zaccagni. L’assenza di simboli consolidati si fa sentire, ma potrebbe anche essere un’opportunità per un gruppo più giovane e affamato.
Tutto bene al momento anche in casa Atalanta. Gasperini si affida ancora a Marten de Roon, ma il capitano olandese è a un passo dal declino naturale della carriera e già la scorsa estate è stato vicinissimo all’addio in scadenza di contratto. Gasperini, da sempre maestro nel valorizzare i giovani, dovrà trovare un nuovo punto di riferimento per guidare il progetto tecnico.
Di base sono due le squadre che tra tutti questi stravolgimenti resistono al ciclone del cambiamento. L’Inter, con Lautaro Martínez, sembra aver trovato una vera e propria bandiera. Il “Toro” ha dimostrato di essere molto più di un grande attaccante: è il cuore pulsante della squadra, un leader dentro e fuori dal campo.
Anche il Napoli, nonostante i venti estivi di mercato, ha confermato Giovanni Di Lorenzo come il suo capitano. Dopo aver flirtato con l’idea di cambiare aria, il terzino ha deciso di restare, consolidando il suo status di leader della squadra campione d’Italia. Questa rivoluzione in Serie A è un segno dei tempi. Le fasce cambiano braccio, i leader si spostano o vengono messi in discussione, e il ricambio generazionale sembra inevitabile per diverse squadre importanti del nostro campionato.
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