Paulo Dybala sarà solo il primo a salutare la Roma: nell’idea dei Friedkin si rischiano anche 5 o 6 cessioni importanti
La Roma sta vivendo quello che è forse il momento più buio del nuovo millennio. Mai dal 2000 in poi i giallorossi erano stati così pericolosamente vicini alla zona retrocessione, mai una sensazione di crisi tale da sentirsi in dovere di resettare tutto. Ma proprio tutto.
La situazione in campionato è diventata critica. La sconfitta contro il Como, arrivata come un pugno in pieno volto, ha lasciato la squadra giallorossa a un passo dalla zona caldissima, quella che porta alla B. E per una società che vuole ambire alle coppe europee, questo è semplicemente inaccettabile.
La proprietà Friedkin ha osservato, atteso e – diciamolo – anche sbagliato. Parecchio. Tanti errori di gestione, tante promesse mai mantenute. Ma adesso la pazienza è finita. La rivoluzione non si farà in panchina, dove Ranieri resta saldo, ma in campo. Non pagherà l’ennesimo allenatore, no. Stavolta toccherà ai giocatori, ai cosiddetti senatori, quelli che da anni formano lo zoccolo duro di questa squadra.
A differenza di altre rivoluzioni, questa non nasce dall’impulsività, ma dalla consapevolezza che la vecchia guardia ha dato tutto ciò che poteva. I Friedkin hanno compreso che affidarsi sempre agli stessi nomi non porterà da nessuna parte. Questi giocatori, pur con tutto il loro impegno, sembrano a fine ciclo. Il problema non è solo tecnico, ma anche mentale. Troppe sconfitte, troppi errori, troppi anni sulle spalle.
Storicamente, gennaio è il mercato “di riparazione”. Piccoli innesti, qualche ritocco, nulla di clamoroso. Ma per la Roma sarà diverso. La parola d’ordine è ricostruzione. Non più tiri a campare, ma tagli netti e scelte coraggiose. A guidare questa rivoluzione c’è una convinzione chiara: per ripartire bisogna prima liberarsi del passato.
La prima grande uscita potrebbe essere quella di Paulo Dybala. Il Galatasaray è pronto a portarlo via, e a meno di sorprese, l’affare potrebbe chiudersi nei prossimi giorni. Sarebbe un colpo durissimo per i tifosi, ma non è detto che sia l’unico. Perché in bilico c’è anche capitan Pellegrini, un simbolo della Roma degli ultimi anni, ma che ultimamente fatica a trovare continuità e carisma. Stessa sorte rischiano altri veterani come Bryan Cristante, che potrebbe finire in orbita Atalanta, Leandro Paredes e, forse, persino Gianluca Mancini.
Il nuovo corso prevede giovani di talento e giocatori di prospettiva. Non solo promesse astratte, ma ragazzi pronti a sbocciare subito. Si fanno già i primi nomi in arrivo ma soprattutto c’è un talento da recuperare: Matías Soulé, arrivato questa estate per una cifra blu, è stato penalizzato dalle scelte degli allenatori e potrebbe avere occasione di rilancio, costruendo intorno a lui una Roma più affine alle sue caratteristiche tecnico-tattiche. E poi Niccolò Pisilli, talento cresciuto in casa Roma, che potrebbe diventare uno dei volti di questa ripartenza, potenziale “capitan futuro” come altri romani e romanisti prima di lui.
A questi innesti si aggiungeranno altri profili mirati: giovani affamati, magari poco conosciuti, ma capaci di portare freschezza e voglia di emergere. L’idea è chiara: creare una squadra con meno ingaggi pesanti, meno nomi altisonanti e più corsa, fame e qualità. Sarà una scelta rischiosa, perché toccare i giocatori storici è sempre complicato. La tifoseria è divisa: c’è chi accoglie questa svolta come l’unico modo per salvare la Roma e chi, invece, teme che la rivoluzione porti solo ulteriore caos. Per i Friedkin sarà fondamentale agire con chiarezza e dimostrare che questa volta c’è un progetto vero, non solo parole vuote.
I tifosi meritano rispetto e trasparenza. Troppe volte hanno visto progetti “a metà” fallire. Stavolta, però, non sembra una riparazione temporanea, ma una rifondazione totale, come mai vista a gennaio.
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