Paolo Montero detiene un record davvero pazzesco: l’ex difensore della Juve è il più espulso in Serie A ma è in buona compagnia
Chi non ricorda il leggendario Paolo Montero, difensore uruguaiano dalla gamba pesante e dallo spirito battagliero? Quando gli è stato chiesto del suo record di espulsioni in Serie A, lui ha risposto con un sorriso: “Di quelle espulsioni, ne avrò meritate al massimo 8 o 9. Ma non ho rimpianti“.
E come dargli torto? Montero ha fatto della durezza il suo marchio di fabbrica, un difensore che non ha mai lesinato su impegno e determinazione, pronto a pagare il prezzo di qualche cartellino rosso pur di difendere il suo reparto.
Eppure, come ogni calciatore che lascia il segno, i cartellini rossi fanno parte del gioco. Nella Serie A, alcuni giocatori hanno davvero superato ogni limite, guadagnandosi il titolo di “re dei cartellini rossi”. Montero con i suoi 16 rossi è, senza dubbio, il più espulso di sempre nella storia del campionato italiano, ma non è solo. La sua carriera è costellata di altri grandi nomi, giocatori che hanno segnato un’epoca, non solo per il loro talento, ma anche per l’intensità con cui vivevano il match.
Paolo Montero: il “re” della durezza
Con 16 espulsioni, Paolo Montero detiene il record assoluto di cartellini rossi in Serie A. La sua fama di difensore duro e spigoloso è nota, e quella famosa frase “O la palla, o la gamba” è diventata leggendaria tra gli appassionati di calcio. Montero, che ha giocato per Atalanta e Juventus, ha fatto della determinazione la sua forza, ma non ha mai nascosto la sua vena di aggressività.
Il suo episodio più discusso? Nel 2000, con un pugno a Luigi Di Biagio che gli costò 20 giorni di squalifica. Ma Montero non si è mai pentito delle sue espulsioni: “Si paga, si sconta e poi si riparte“, ha dichiarato più volte. In fondo, l’intensità con cui viveva le partite non poteva non sfociare in qualche “incidente” in campo.
Non solo Montero, gli altri calciatori più espulsi
Dopo Montero, la classifica dei più espulsi in Serie A vede alcuni nomi davvero interessanti, molti dei quali hanno fatto la storia del campionato italiano.
Luigi Di Biagio e Giulio Falcone si piazzano entrambi a quota 12 espulsioni. Di Biagio, centrocampista elegante e sempre in lotta, non si è mai tirato indietro nelle sfide più dure, conquistandosi anche una maglia da titolare nella Nazionale. Falcone, un altro giocatore dalla grinta inesauribile, è stato protagonista in squadre come Torino, Fiorentina e Bologna. Nonostante il suo talento e la sua visione di gioco, anche lui ha finito per guadagnarsi l’etichetta di “guerriero” del calcio italiano.
Cristian Ledesma, il regista argentino che ha fatto le fortune del Lazio, ha combinato eleganza e forza in un mix che non passava inosservato. Con le sue 12 espulsioni, Ledesma è entrato nella lista dei più “duri” della Serie A, un calciatore che, pur con la testa lucida, non ha mai temuto lo scontro fisico.
Un altro centrocampista, Giampiero Pinzi, ha guadagnato la sua posizione in classifica con ben 9 delle sue 12 espulsioni arrivate per doppia ammonizione, un dato che testimonia la sua tenacia e il suo spirito combattivo.
Muntari e quel rosso contro l’ingiustizia
Sulley Muntari, con le sue 12 espulsioni, non è solo un calciatore dalle entrate ruvide, ma anche un uomo che ha saputo sfidare le ingiustizie fuori dal campo. L’ex centrocampista di Udinese, Inter e Milan ha sempre lottato con passione, ma un episodio ha segnato il suo cammino: in una partita contro il Cagliari, Muntari, vittima di insulti razzisti da parte dei tifosi, chiese la sospensione della gara, ma fu ammonito e infine espulso per il suo gesto di protesta. Questo episodio, che ha portato Muntari alla ribalta anche fuori dal campo, rappresenta il suo spirito di ribellione verso ogni tipo di ingiustizia.
In questa lunga lista di giocatori duri, c’è un filo rosso che li lega tutti: la passione per il gioco, la voglia di combattere fino all’ultimo minuto, ma anche la consapevolezza che il cartellino rosso fa parte del gioco. In fondo, come diceva Montero, “si paga e si riparte”. E chissà, magari qualche giovane difensore, guardando queste leggende, capirà che, a volte, per essere ricordati, non basta essere solo bravi, ma bisogna essere anche “pronti a tutto” sul campo.