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Dia ha contratto la malaria: come si cura e quali calciatori l’hanno contratta in passato

Boulaye Dia ha contratto la malaria in Africa: l’attaccante della Lazio tornerà in Italia per curarsi, quali calciatori prima di lui l’hanno avuta

La notizia che Boulaye Dia, calciatore della Lazio, sia stato costretto a rimanere a Dakar per curarsi dalla malaria ha riacceso i riflettori su questa malattia infettiva che, purtroppo, colpisce anche i grandi sportivi. La Federcalcio del Senegal (FSF) ha annunciato che Dia non prenderà parte alla partita contro il Burkina Faso, valida per le qualificazioni alla Coppa d’Africa, proprio a causa della malaria. Ma cos’è la malaria e come si cura? E perché sempre più calciatori sembrano essere vulnerabili a questo parassita che, purtroppo, non ha confini?

Dia ha contratto la malaria: come si cura e quali calciatori l’hanno contratta in passato – SerieAnews

Malaria, cos’è e come si cura

La malaria è una malattia infettiva causata da un parassita chiamato Plasmodium, che viene trasmesso all’uomo tramite la puntura di zanzare del genere Anopheles. Questi insetti si infettano pungendo una persona malata e poi, quando pungono un’altra persona, possono trasmettere il parassita. La malaria si manifesta con febbre alta, brividi, mal di testa, e in alcuni casi anche nausea e sudorazione. Se non trattata, può diventare grave, soprattutto nei casi di Plasmodium falciparum, che può portare a danni agli organi vitali e, in casi estremi, alla morte.

La cura per la malaria si basa su farmaci antimalarici specifici, che vengono somministrati a seconda del tipo di parassita e della gravità della malattia. In genere, il trattamento precoce con farmaci come la artemisinina è molto efficace, ma i calciatori e gli sportivi devono restare sotto stretta osservazione durante la fase di recupero, per evitare ricadute o complicazioni.

La malaria tra i calciatori: chi l’ha contratta in passato

Boulaye Dia non è l’unico calciatore a essere stato colpito dalla malaria negli ultimi anni. Nel 2024, due giocatori maliani, Yves Bissouma del Tottenham e Moussa Diarra del Tolosa, hanno contratto la malaria durante la Coppa d’Africa. Nonostante i sintomi debilitanti, entrambi scesero in campo, forse sottovalutando l’impatto della malattia sul loro corpo. Purtroppo, non è un caso isolato.

La malaria tra i calciatori: chi l’ha contratta in passato (Ansa Foto) – SerieAnews

Anche il centrocampista dell’Auxerre, Hamed Traoré, che ha giocato in passato con Empoli, Sassuolo e Napoli, ha contratto la malaria pochi mesi prima di Bissouma e Diarra, a causa di un viaggio in Africa. La stessa sorte è toccata a Christian Kouamé della Fiorentina, che nel febbraio 2024 ha contratto la malaria al ritorno dalla Costa d’Avorio, dove aveva partecipato alla Coppa d’Africa.

Questi incidenti mettono in evidenza quanto la malaria, anche in un mondo globale come quello dello sport, continui a rappresentare una minaccia reale, soprattutto per i calciatori che, viaggiando regolarmente per le competizioni internazionali, sono esposti al rischio di contrarre il parassita. Molti di questi atleti si ammalano proprio al ritorno da competizioni in Africa, dove la malaria è ancora una delle principali cause di malattia.

Perché la malaria è una minaccia per gli sportivi e non solo

Oltre al rischio di contagio, il motivo per cui la malaria è così pericolosa per i calciatori è legato alla loro intensa attività fisica. La febbre alta e la fatica causate dalla malaria possono influire pesantemente sulle performance sportive, riducendo la resistenza e la concentrazione, necessarie in campo. Un recupero adeguato richiede tempo, durante il quale l’atleta deve fare attenzione a non sforzarsi troppo, rischiando di compromettere ulteriormente la propria salute.

In un mondo sempre più globalizzato, dove le squadre viaggiano tra continenti per tornei e amichevoli internazionali, il rischio di contrarre malattie tropicali è aumentato. Le misure preventive come i farmaci antimalarici, i trattamenti con repellenti contro le zanzare e l’uso di zanzariere sono fondamentali per proteggere gli atleti, ma non sempre possono garantire una protezione totale.

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Scritto da
Giancarlo Spinazzola

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