Una contestazione in seno a un club del nostro campionato ha assunto risvolti inquietanti: siamo arrivati alle minacce di morte!
Una frase che non ha bisogno di interpretazioni. Quando si arriva a scrivere parole del genere, la passione per il calcio si trasforma in un territorio malato, e quello che dovrebbe essere uno sport unificante si colora di tinte cupe. Gli eventi degli ultimi giorni hanno scosso non solo i tifosi, ma l’intero panorama della Serie A, alzando un allarme difficile da ignorare.
Il presidente del Torino, Urbano Cairo, si è trovato al centro di una protesta che ha preso una piega sinistra, fatta di simboli funebri e messaggi espliciti. Fuori dal centro sportivo della squadra, approfittando della notte di Halloween, una bara con una targa funebre e un messaggio feroce è stata esposta per chiunque passasse di lì. Frasi che lasciano poco spazio all’immaginazione: minacce vere e proprie, infamie che toccano la sfera personale e richiami macabri che difficilmente si possono accettare come “parte del gioco”.
Il clima di rabbia e delusione non è nato oggi. La tifoseria di questo club si sente tradita da anni, e l’ultima goccia è stata la cessione di alcuni giocatori considerati fondamentali come Buongiorno e Bellanova, senza che venissero fatti acquisti di rilievo per rafforzare la squadra. Gli errori di gestione, le promesse mancate e una visione che sembra priva di ambizioni concrete hanno fatto sì che la pazienza si esaurisse. La piazza è esplosa, e questa volta in modo inquietante.
In molti parlano di un possibile cambio di proprietà, con voci insistenti che vedrebbero un colosso internazionale interessato ad acquistare la società. Questo possibile nuovo acquirente, il gruppo Red Bull, ha acceso le fantasie dei tifosi, ormai esausti e desiderosi di una rivoluzione. Ma per ora si tratta solo di speculazioni, e il presidente è ancora saldamente al comando, nonostante la pressione crescente.
Bara e data di morte: la contestazione a Urbano Cairo diventa ingiustificabile
Gli episodi di questi giorni, però, non possono essere archiviati come semplice contestazione. Non quando una bara, con tanto di epitaffio, viene esposta con una scritta che riporta nome e data di nascita del presidente, con una previsione macabra: “21/05/57-31/12/2024”. Segue un attacco feroce alla sua persona, definendolo “uomo di bassa statura fisica e morale”, chiudendo con un ironico e grottesco “R.I.P. – Riposa in pena”.
Il messaggio è stato ricondiviso e denunciato dalla pagina Facebook “Comunicazioni Resistenti Granata 1906”, con il seguente messaggio: “Notte di Halloween al Fila. RICEVIAMO e pubblichiamo: crediamo giusto diffondere, per certificare a che punto di esasperazione sono arrivati i tifosi granata”.
La Digos sta indagando sull’accaduto, cercando di capire chi abbia organizzato questo atto inquietante e se ci siano reali pericoli per l’incolumità del presidente. I tifosi hanno superato il limite? O è solo l’ennesima manifestazione di una frustrazione che ha trovato sfogo in modi che vanno oltre il semplice tifo?
La situazione è ormai tesa al punto di non ritorno. Il presidente sa bene che il suo rapporto con la tifoseria si è incrinato irreversibilmente, e le voci sulla possibile vendita della società non fanno che alimentare ulteriori aspettative. La domanda che resta sullo sfondo è se e quando deciderà di farsi da parte, cedendo il club a chi potrebbe portare nuovi investimenti e, forse, una ventata di entusiasmo.
Per ora, quello che rimane è un’atmosfera pesante, fatta di gesti estremi e una pressione che sembra non conoscere fine. Se si arriverà a un punto di svolta o se la situazione peggiorerà ulteriormente, lo scopriremo nei prossimi mesi. Ma una cosa è certa: il calcio, quello vero, ha bisogno di ritrovare rispetto e serenità, lontano dalle minacce che rischiano di rovinare uno sport che dovrebbe essere solo fonte di gioia.