Una frase in casa Roma fa detonare il caso Soulé: grande delusione di questo avvio di stagione, di sicuro non sta avendo il minutaggio sperato
L’estate romanista aveva promesso fuochi d’artificio con l’arrivo di Matias Soulé. Un colpo importante, a suon di 30 milioni di euro, che doveva garantire un’alternativa strategica a Paulo Dybala.
L’idea era chiara: Soulé avrebbe potuto sostituire il campione argentino o giocare accanto a lui, offrendo alla Roma nuove soluzioni in attacco e la possibilità di dare respiro al leader giallorosso. Ma per ora, tutto ciò si è trasformato in una sorta di enigma tattico, condito da più ombre che luci.
Le immagini dell’argentino a Firenze, immortalato in tribuna dietro a Davide Ballardini, sono diventate meme sui social, facendo sorridere molti tifosi più per la sua espressione perplessa che per le sue prestazioni sul campo. E questo dettaglio riassume in parte il problema: Soulé, al momento, non ha lasciato alcun segno tangibile sulla stagione romanista. Indebolito da una fastidiosa influenza, il giovane talento non ha trovato spazio nemmeno nell’ultima sfida contro il Torino, restando inchiodato in panchina.
Una situazione complessa, acuita dalla crescita esponenziale di Baldanzi, che lo ha superato nelle gerarchie, mentre Dybala rimane indiscutibilmente il faro della squadra.
L’allenatore Ivan Juric, con la sua schiettezza proverbiale, ha provato a gettare acqua sul fuoco, spiegando che il ragazzo “ha giocato tantissimo” e che serve pazienza per vederlo all’opera in tutto il suo potenziale. Ma i numeri raccontano una storia diversa.
Da quando Juric siede sulla panchina romanista, Soulé ha collezionato sei presenze su nove partite, con una media di appena 48 minuti a incontro. Sommando anche le partite sotto la gestione di Daniele De Rossi, il totale sale a nove partite, ma la media resta di soli 56 minuti per gara. Non sono pochi, ma neppure abbastanza per definirlo un pilastro della squadra.
Eppure, Soulé non è stato in grado di fare la differenza. Certo, le difficoltà della Roma nel complesso non aiutano: persino giocatori più esperti stanno lottando per trovare continuità e prestazioni convincenti. Tuttavia, il passaggio da Frosinone, dove lo scorso anno era una vera e propria rivelazione, a un ambiente più esigente e pressante come quello dell’Olimpico non è stato indolore.
A Frosinone, a questo punto della stagione, aveva già segnato cinque gol e strappava applausi per la sua capacità di saltare l’uomo, con guizzi che ricordavano Kvaratskhelia o Leão nei loro momenti migliori. Oggi, Soulé sembra un’ombra del giocatore che incantava in provincia, forse schiacciato dalla pressione e dalla difficoltà di inserirsi in un sistema di gioco complesso.
“Serve tempo. E serve anche pazienza”, ha detto Juric di Soulé, con quel “ha giocato molto” che ad alcuni è sembrata quasi una presa in giro, dividendo i tifosi. Da un lato, c’è chi sostiene che un investimento così pesante debba essere tutelato con pazienza, lasciando a Soulé il tempo necessario per ambientarsi. Dall’altro, c’è chi guarda al minutaggio esiguo e si chiede se non sia meglio considerare alternative più concrete.
Il prestito, ad esempio, potrebbe essere una soluzione per gennaio, magari a un’altra squadra di Serie A in grado di dargli maggiore continuità. Ma vale davvero la pena rischiare di perdere un talento che, per ora, non si è espresso al meglio? Oppure la Roma dovrebbe cercare di monetizzare subito, approfittando del fatto che il valore di mercato del giocatore non si è ancora deprezzato troppo? Il rischio è che, se continua a giocare poco, l’investimento possa trasformarsi in un clamoroso flop.
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