Francesco Totti torna alla Roma? Una provocazione. Forse. Ma ci sono almeno un paio di motivi per sognare un incredibile ritorno del Capitano
“Mi levo la maglia per l’ultima volta, la piego per bene anche se non sono pronto a dire basta. E forse non lo sarò mai”. Sono queste le ultime parole di Francesco Totti ai tifosi della Roma, il giorno del suo commovente ritiro. A rileggerle adesso sembrano quasi profetiche.
Il ritiro del Capitano, quattro anni fa, ha lasciato un vuoto che, a distanza di tempo, sembra solo crescere, come se il tempo stesso non bastasse a colmare quella mancanza. Ma ora è proprio lui, il Pupone, a riaccendere la miccia della fantasia: scherzando, ha rivelato che alcune squadre di Serie A lo vorrebbero ancora. Chissà, magari Como o Monza. E allora, perché non sognare? Perché non immaginare un ritorno del Capitano dove tutto è iniziato, a casa, con la maglia della Roma?
Siamo chiari: non si parla del Totti titolare di un tempo, quello che incantava per 90 minuti, ma piuttosto di una figura simbolica, di un super-sub d’eccezione che, a quasi cinquant’anni, con qualche minuto nelle gambe e tutta la sua classe, potrebbe ancora regalare emozioni. E non sarebbe qualcosa di così assurdo; negli ultimi anni, Francesco spesso subentrava nei minuti finali e, nonostante tutto, trovava sempre il modo di fare la differenza.
Sembra ieri quando diceva: “Io ho giocato per dare tutto per questa maglia, per i tifosi, per Roma“. Quella magia, quella scintilla che si accende quando Totti sfiora il pallone, la si può ancora toccare con mano.
La Roma, oggi, si trova forse nella stagione più complicata degli ultimi anni. I tifosi soffrono, le vittorie stentano, e l’Olimpico è uno stadio diviso tra rabbia e speranza. Immaginate cosa succederebbe se il Capitano tornasse in campo, anche solo per pochi minuti, per quei famosi “quindici minuti di gloria” che sanno di cinema, di nostalgia, di romanzo calcistico.
È pura provocazione, certo, ma se davvero Totti fosse pronto a tornare, potrebbe diventare l’arma segreta per ridare una scossa alla squadra e riaccendere un entusiasmo ormai spento. “Altri trionfi con una maglia diversa non mi avrebbero dato le stesse emozioni che ho provato qui da capitano”, aveva detto una volta. Cosa ci sarebbe di più emozionante che dimostrare, a distanza di anni, che quelle parole sono ancora valide, anziché “sporcare” l’amore di Totti per la Roma con un’altra maglia?
Diciamolo chiaramente: Totti non tornerebbe per cambiare le sorti della Roma, e lui stesso, come ben sappiamo, è consapevole di non essere più “quel” Totti. Sarebbe un ritorno per la maglia, per un amore puro e disinteressato, per dare una mano senza aspettative.
Il Capitano entrerebbe in campo solo nei momenti giusti, quando una sua giocata o una sua semplice presenza possa fare la differenza. In quei minuti finali, magari con la squadra già in vantaggio, oppure in partite già decise, dove quel tocco di classe servirebbe solo a ricordare a tutti cosa significa davvero “essere romanisti”.
Immaginate: partita in corso, Roma in difficoltà, e lì, in panchina, Totti si prepara a entrare. I tifosi in piedi, i telefoni che riprendono ogni istante, il boato dello stadio quando lo speaker fa il suo nome. Potrebbe entrare a pochi minuti dalla fine, e con un pallone illuminante manda in porta un compagno. O magari, in una di quelle rare partite già vinte, entrare solo per far battere un ultimo rigore. Racconti da favola? Forse sì, ma si dice che “la vita è un sogno” e se c’è uno che quel sogno l’ha trasformato in realtà è proprio Francesco Totti.
Certo, per fare andare bene una follia simile ci vorrebbe qualcuno in grado di gestire Totti, di bilanciare la sua immensa presenza senza far pesare il suo ruolo in squadra. Servirebbe un allenatore dal cuore romanista, uno che conosca quel mondo meglio di chiunque altro.
Qui potrebbe entrare in gioco Claudio Ranieri, “core de Roma”, uno che ha sempre avuto la stima e il rispetto del Capitano. O perché no, un ritorno di Daniele De Rossi, che del romanismo ha fatto una missione, o addirittura l’amico Roberto Mancini, un altro con cui condividere questo legame speciale e che in passato ha rivelato che il suo più grande rimpianto è proprio quello di non aver mai incrociato Totti. Che sia la volta buona in un incrocio che avrebbe del fantascientifico?
Una cosa è certa: questa Roma ha bisogno di unione, di cuore, e chi meglio di questi uomini potrebbe riportare quel senso di appartenenza? Uno come Totti potrebbe entrare nelle dinamiche dello spogliatoio come figura ispiratrice, come punto di riferimento, senza interferire ma con il solo obiettivo di fare squadra, di portare il suo carisma a chiunque sia disposto a prenderne esempio. E per chi già gioca, un Capitano così sarebbe una benedizione, una presenza rassicurante per chi ha bisogno di una guida.
Alla fine, forse è proprio di questo che parliamo: della nostalgia di un calcio che ci sembra lontano, dove i campioni erano eroi e le storie erano racconti di epoche che non torneranno. Totti alla Roma non sarebbe una mossa per cambiare il campionato, non porterebbe chissà quali punti. Ma sarebbe un ritorno alle origini, un modo per rivivere per un attimo quei valori che il calcio di oggi sembra aver dimenticato.
Si dice che “le favole non esistono più”, e forse è vero. Ma se per caso fosse possibile vedere il Capitano di nuovo sul prato dell’Olimpico, sarebbe una gran bella storia. Anche solo per ricordare a tutti cosa significa amare il calcio, anche solo per ricordare che, in fondo, certe leggende non finiscono mai.
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