Alcune vittorie del Pallone d’Oro hanno fatto storia, e non sempre per i motivi “giusti”. I casi più discussi di un premio spesso controverso
Quante volte ci siamo chiesti: “Ma davvero ha vinto lui?” Il Pallone d’Oro, il premio che celebra il miglior giocatore al mondo, a volte lascia tutti a bocca aperta, e non per l’entusiasmo. Prendiamo quest’anno, con la vittoria di Rodri: il centrocampista del Manchester City ha strappato il trofeo superando compagni di squadra altrettanto meritevoli e una concorrenza agguerrita.
Ma non è la prima volta che il Pallone d’Oro regala sorprese del genere, suscitando dibattiti che continuano anche a distanza di decenni. Vediamo alcune delle edizioni più discusse, in cui il trofeo ha preso strade inaspettate e lasciato in ombra altri campioni. Quest’anno poi la cosa ha preso una piega molto “rumorosa”, visto che il Real Madrid per protesta ha deciso di non mandare i suoi tesserati, dal “Premio Cruijff” Carlo Ancelotti ai calciatori Bellingham e Vinicius, quest’ultimo vincitore annunciato e sconfitto a sorpresa da Rodri.
La vittoria di Rodri fa pensare a una storia che si ripete. Nel 1967, il Pallone d’Oro andò a Florian Albert, attaccante ungherese del Ferencváros, in un’edizione senza un chiaro favorito. Come oggi con Rodri, Albert approfittò di un anno “aperto” in cui non c’era un vincitore ovvio, così come i rispettivi connazionali Ferenc Puskás e Andrés Iniesta non furono premiati quando lo meritavano forse più di altri.
E proprio come Albert, Rodri ha colto il momento propizio, imponendosi grazie al suo stile unico e alla centralità nel gioco del City. Ma in passato ci sono stati anni in cui la decisione di assegnare il Pallone d’Oro ha spaccato in due la comunità calcistica. Ecco alcuni dei casi più iconici.
Nel 1977, il premio andò a Allan Simonsen, attaccante danese del Borussia Mönchengladbach. Sebbene Simonsen fosse un giocatore talentuoso e con una grande tecnica, non rappresentava esattamente una superstar del calcio mondiale. I tifosi si aspettavano di vedere sul podio nomi ben più noti, e il secondo e il terzo classificato, Kevin Keegan e Michel Platini, erano certamente più conosciuti e già iconici. Fu una decisione che lasciò perplessi in molti, soprattutto considerando che Simonsen non riuscì mai a replicare le prestazioni che avrebbero potuto giustificare un Pallone d’Oro. Questa edizione rimane un simbolo di come, a volte, il premio possa premiare outsider inaspettati, spesso dimenticati dagli appassionati.
Parlando di scelte discusse, impossibile non citare l’edizione del 1986. Quell’anno vinse Igor Belanov, attaccante sovietico della Dinamo Kiev, protagonista di una grande stagione con il club e in grado di trascinare la sua squadra. Tuttavia, Gary Lineker, secondo classificato e capocannoniere dei Mondiali del Messico, era agli occhi di molti il vero favorito. Lineker aveva catturato l’immaginazione collettiva, e molti credono che il premio sarebbe dovuto andare a lui. Il terzo posto, invece, andò allo spagnolo Emilio Butragueño, un altro giocatore di classe mondiale che era anche un idolo di molti tifosi. Anche questa edizione resta un enigma per i tifosi e gli esperti, che avrebbero premiato volentieri Lineker per il suo contributo eccezionale.
Il 1996 è l’anno di Matthias Sammer, difensore e centrocampista tedesco che guidò la Germania al titolo europeo con la fascia di capitano al braccio. Sammer, con la sua grinta e intelligenza tattica, è stato senza dubbio uno dei protagonisti dell’anno, ma anche qui non mancarono le polemiche. Dietro di lui arrivarono due giocatori di livello altissimo, Ronaldo e Alan Shearer, con il brasiliano in particolare che avrebbe meritato il titolo per il talento e la spettacolarità del suo gioco. Tuttavia, l’impatto di Sammer all’Europeo del 1996 bastò a garantirgli il premio, lasciando molti con il dubbio che Ronaldo, destinato a vincere successivamente, fosse stato penalizzato troppo presto nella sua carriera.
Forse uno dei più discussi Palloni d’Oro di tutti i tempi è quello del 2006, quando a trionfare fu Fabio Cannavaro. Il difensore italiano, straordinario leader della nazionale che vinse il Mondiale in Germania, venne premiato per il suo contributo, ma ci fu chi pensò che Gianluigi Buffon, secondo classificato, fosse il vero eroe di quell’Italia. Terzo in classifica si piazzò Thierry Henry, attaccante francese dell’Arsenal, che ebbe una stagione incredibile ma non riuscì a convincere i giurati. Questa edizione sollevò molti dubbi, soprattutto perché Cannavaro, pur eccezionale, non aveva mai avuto un profilo da Pallone d’Oro.
Le edizioni del 2010 e del 2012 restano tra le più dolorose per i fan del Barcellona e per chi crede che il Pallone d’Oro debba premiare anche il lavoro di squadra. Nel 2010, il premio andò a Lionel Messi, che superò i compagni Xavi e Iniesta. Entrambi avevano avuto stagioni formidabili, e in particolare Iniesta era stato l’eroe del Mondiale sudafricano con il gol decisivo in finale. C’era anche Wesley Sneijder, che vinse il Triplete con l’Inter e trascinò l’Olanda alla finale mondiale. Nonostante il talento indiscutibile di Messi, molti pensano che quel premio avrebbe dovuto consacrare uno dei due centrocampisti, il motore del Barcellona e della Spagna. Situazione simile nel 2012, quando Messi vinse ancora e Iniesta restò di nuovo al palo, nonostante il dominio assoluto e l’Europeo stravinto dalla sua Spagna.
Il Pallone d’Oro resta un premio controverso perché si basa su votazioni, preferenze e opinioni di giornalisti e appassionati, e ogni edizione è il riflesso delle percezioni dell’epoca. Alcuni giocatori straordinari non lo hanno mai vinto, nonostante siano icone assolute del calcio: pensiamo a Paolo Maldini, Raúl, Iniesta e molti altri.
E come dimenticare Ferenc Puskás, una leggenda che, nonostante le sue imprese, non riuscì mai a portarsi a casa il premio? Questo è il paradosso del Pallone d’Oro: nonostante premi il migliore, è sempre influenzato da chi sceglie, e così alcuni campioni rimarranno sempre nell’ombra del trofeo, nonostante abbiano scritto pagine indelebili del calcio.
E chissà, tra cinquant’anni, se ancora discuteremo di Rodri come di un Pallone d’Oro inaspettato o se il suo nome verrà associato a una nuova era del Manchester City.
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