Mario Balotelli torna in Serie A con il Genoa, ma la sua carriera è piena di episodi famosi. Ecco le “balotellate” che hanno fatto storia e che raccontano il personaggio oltre il calciatore.
Che Mario Balotelli sia un talento calcistico fuori dagli schemi non è mai stato un segreto, ma dietro i suoi gol e le sue giocate brillanti ci sono episodi che l’hanno reso uno dei personaggi più discussi del calcio.
Con il suo ritorno in Serie A, stavolta con la maglia del Genoa, è inevitabile ripensare alle sue famose “balotellate” – quei momenti di pura follia, ingenuità o ribellione che hanno spesso fatto notizia più dei suoi gol. Ecco quattro tra i suoi episodi più iconici, che ci aiutano a capire l’unicità, a volte controversa, di Super Mario.
Il 7 luglio 2019, mentre era svincolato e in attesa di firmare con il Brescia, Mario Balotelli si trovava in un bar di Napoli quando lanciò una provocazione a un amico: “Ti do 2.000 euro se ti lanci in mare con il motorino.” Accettato l’affare, Mario filmò la bravata e la condivise sui social, scatenando risate e polemiche. Tuttavia, non considerò le conseguenze legali del gesto, che si rivelò un vero e proprio reato. Denunciato per istigazione a delinquere e gioco d’azzardo, il proprietario dello scooter distrutto ne trasse profitto, mentre i detrattori di Balotelli ebbero l’occasione di criticare ancora una volta le sue scelte discutibili.
A Balotelli, il rispetto per i ruoli non è mai piaciuto molto, e lo scontro verbale (e fisico) con Roberto Mancini ne è un chiaro esempio. Durante il suo periodo al Manchester City, Mario si è ritrovato più volte ai ferri corti con l’allenatore, suo connazionale e in un certo senso anche suo “mentore”. Il culmine è arrivato quando, durante una sessione di allenamento, i due finirono a spintoni in uno scontro che sarebbe presto diventato famoso sui media di tutto il mondo. Il litigio, che sembrava in un primo momento solo una discussione accesa, si trasformò in una vera e propria lite fisica, con Mancini e Balotelli trattenuti a fatica dai compagni di Mario, immortalata da un fotografo del Daily Mail. Il contrasto con Mancini è una storia di amore e odio, una di quelle dinamiche padre-figlio che spesso nascondono una profonda stima reciproca, ma che nel caso di Balotelli, come in tante sue altre vicende, è esplosa in maniera spettacolare e, chiaramente, molto pubblica.
Se c’è un episodio che spiega la personalità di Balotelli, è quello della maglietta “Why always me?” – “Perché sempre io?”. Dopo aver segnato nel derby di Manchester contro il Manchester United, Balotelli sollevò la maglia per rivelare il messaggio nascosto: una domanda ironica che diventò subito virale, rappresentando in modo perfetto il personaggio.
Quel messaggio non era solo una battuta. Era la voce di un ragazzo costantemente al centro dell’attenzione, bersagliato dai media e spesso incompreso. Balotelli voleva dire al mondo: “Non sono sempre io a cercare i guai. A volte sono loro a trovarmi.” E forse, in quel gesto semplice ma efficace, c’era tutto Balotelli: la voglia di giocare, la sfida aperta al giudizio degli altri, l’autoironia di chi sa di essere speciale, nel bene e nel male.
Uno dei momenti più sorprendenti nella carriera di Balotelli è stato senza dubbio il calcione ricevuto da Francesco Totti durante una partita di Coppa Italia tra Roma e Inter. Balotelli, allora giovanissimo e già considerato una promessa, riuscì a fare infuriare la leggenda della Roma in una maniera rara, quasi inedita. Totti, in preda a un raptus di rabbia, colpì Balotelli con un fallo duro alle spalle, uno di quelli che lasciano il segno. “È stato il peggior fallo della mia carriera,” avrebbe poi ammesso lo stesso Totti, quasi con amarezza, come a dire che non era riuscito a controllarsi. È incredibile pensare che Mario, con la sua sola presenza e il suo modo di giocare, riuscì a portare a tanto persino uno come Totti, solitamente impassibile. In quel momento, Balotelli si confermava come il giovane ribelle che non temeva niente e nessuno, nemmeno un’icona del calcio italiano.
Il 27 marzo 2011, durante la sua prima stagione al Manchester City, Mario Balotelli fece scalpore lanciando freccette da una finestra del centro di allenamento di Carrington, prendendo di mira alcuni ragazzi delle giovanili. Quando i dirigenti gli chiesero il motivo di tale gesto, lui rispose semplicemente: “Mi annoiavo.” Questa dichiarazione suscitò incredulità e scatenò una bufera mediatica, con critiche anche da parte di figure di spicco come l’ex allenatore Harry Redknapp, che lo definì “arrogante.” L’episodio rappresenta il paradosso di Balotelli: un talento straordinario in perenne conflitto con sé stesso e il mondo che lo circonda.
Questi episodi ci ricordano quanto Balotelli sia stato sempre qualcosa di più di un semplice calciatore. È stato un simbolo di sregolatezza, certo, ma anche di una autenticità rara. Non ha mai nascosto nulla: né le sue “balotellate” né quel talento che in campo poteva trasformarsi in genio puro o follia, a seconda del momento. Perché Mario Balotelli è così: imprevedibile, talvolta incomprensibile, ma sempre, incredibilmente, sé stesso.
Ora che arriva al Genoa, i tifosi si chiedono cosa potranno aspettarsi da lui. Siamo pronti per un’altra “balotellata”? Oppure, chissà, Mario sorprenderà tutti, magari con quel tocco di classe che, se solo volesse, potrebbe far parlare di lui solo per il talento, e non per le follie. Mister Alberto Gilardino ha sottolineato che “Balotelli non può risolvere da solo i problemi del Genoa”, ma ha anche espresso fiducia nella sua capacità di integrarsi e fare la differenza nel team.
Queste parole pongono una responsabilità su Mario, ma allo stesso tempo lo invitano a esprimere il suo potenziale. Forse la vera domanda è: siamo pronti a scoprire il prossimo capitolo di una storia che continua, sempre sul filo tra realtà e leggenda?
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