Maignan è stato vittima per l’ennesima volta di cori razzisti, ma il calcio italiano fatica a rispondere. Ecco come invece si dovrebbe agire.
Purtroppo non sorprende che episodi orribili come quello di ieri sera in Udinese-Milan accadano. Ancora una volta, la Serie A finisce sulle prime pagine delle testate internazionali per un episodio di razzismo contro un calciatore. E la verità è che, sebbene la Lega di Serie A e la FIGC si affrettino sempre a condannare questi episodi, il calcio italiano è malauguratamente dotato di solidi anticorpi in grado di prevenire qualsiasi seria lotta a questo fenomeno.
Lo si è visto già nel caso di Antoine Makoumbou, vittima di insulti razzisti da parte del pubblico del Verona. Inizialmente il settore identificato come sede dei cori è stato squalificato, ma successivamente la sanzione è stata cancellata: nessuno è stato punito per quanto successo. Semplicemente, la strategia italiana nella lotta al razzismo è quella della condanna veloce e istintiva, per poi non andare oltre e tornare a ignorare il problema. E purtroppo, queste sono le volte in cui va bene.
Se infatti il Milan ha condannato i cori contro Maignan, e così hanno fatto anche alcuni calciatori, le istituzioni e perfino club non coinvolti nell’accaduto, come l’Inter, l’Udinese non ha scritto nulla. Il live tweeting del club friulano si è limitato a scrivere che la partita è stata “sospesa per qualche minuto”, senza dire nulla sul motivo. Le parole del dirigente Balzaretti, che ha condannato l’accaduto e promesso azioni contro i responsabili, figurano sul sito del club, ma non sono state riportate sui canali social.
Caso Maignan: sul razzismo, l’Udinese (e non solo) dovrebbe imparare dall’Inghilterra
Gli esempi di comportamento corretto non mancano, e uno lo si è visto proprio ieri in Inghilterra, durante la sfida di Championship tra Sheffield Wednesday e Coventry City. Kasey Palmer, un giocatore della squadra ospite, ha denunciato un gesto razzista da parte di un tifoso del club di casa, ricevendo il pronto supporto del suo allenatore e della propria società. Ma la differenza con il caso Miagnan è che anche lo Sheffield ha subito condannato nettamente l’accaduto.
In un comunicato diffuso sui social subito dopo l’episodio, gli Owls si sono detti “sconvolti e dispiaciuti”, e hanno promesso che collaboreranno con le autorità per assicurare alla giustizia i responsabili. Lo Sheffield ha prontamente dichiarato la propria solidarietà a Palmer, e il presidente del club Dejphon Chansiri ha ribadito che “non c’è posto nel calcio e nella società per questi comportamenti”.
Anche Danny Rohl, allenatore degli Owls, ha condannato il razzismo contro Palmer, dicendo che è importante che il suo club agisca contro chi ha commesso gli insulti. Per contro, nel caso Maignan, il tecnico dell’Udinese Cioffi ha detto di voler “sorvolare” sull’accaduto, aggiungendo che l’esempio dovrà essere dato “da chi di dovere”. Ecco, forse a Udine (e non solo lì, purtroppo), bisognerebbe imparare umilmente da come si risponde al razzismo in Inghilterra.
P.S. Solo nella tarda mattinata di oggi, mentre usciva questo articolo, l’Udinese ha pubblicato un comunicato contro i cori razzisti di ieri verso Maignan. La reazione dello Sheffield Wednesday è avvenuta invece subito dopo la partita.