L’eliminazione in Coppa Italia, per di più per mano della Lazio, costringe l’ambiente romanista ad un riflessione sul presente e sul futuro.
José Mourinho è un tecnico che, curriculum alla mano, non ha certo bisogno di presentazioni. Così come non ha certo bisogno di dimostrare di essere ormai di diritto nella storia di questo sport. Anche i tifosi della Roma hanno più volte dimostrato l’attaccamento al tecnico portoghese. A volte un tecnico dai modi un po’ controversi, ma di quelli che solitamente fanno molta presa sul tifoso.
Il calcio però vive di risultati. E il passato, per quanto fa sempre credito, si deve necessariamente scontrare con il presente. E il presente ci parla di una Roma che ieri è stata eliminata dalla Coppa Italia. Un’eliminazione che, al di là del fatto che priva i giallorossi di un possibile obiettivo alla loro portata, è avvenuto per mano dei cugini della Lazio. La sponda biancoceleste del Tevere festeggia, mentre quella giallorossa cade in depressione.
L’ambiente romano (sia laziale che romanista), non lo scopriamo certo oggi, è un ambiente molto umorale. Una vittoria o una sconfitta nel derby non è mai una semplice vittoria o sconfitta, ma a Roma il tutto si amplifica ulteriormente. Con quella capacità, o la maledizione, dipende dai punti di vista, di rendere le vittorie nel derby la panacea di tutti i mali e le sconfitte la messa in discussione di situazioni e problemi che in realtà c’erano già da tempo.
In sei derby giocati la Roma di Mourinho ne ha persi ben quattro. Un bilancio non certo ottimale, che oltretutto viene aggravato dai risultati sportivi messi a confronto tra le due squadre. Al momento, in una Serie A che ha rispostato il suo bacino verso Nord, le due romane stanno entrambe faticando, ma con la fondamentale differenza che quest’anno la Lazio gioca la Champions League, essendo reduce da un secondo posto, la Roma invece fallisce la qualificazione alla coppa dalle grandi orecchie dal 2017/18.
Certo Mourinho ha portato a casa la Conference League nel frattempo, ma in entrambe le stagioni fino a questo momento è finito dietro la Lazio in campionato. Manca ancora tutto il girone di ritorno, ma nella Roma giallorossa qualche dubbio sulla direzione, o meglio sul fatto se c’è qualche direzione, sta sorgendo. La squadra sembra non avere gioco, essere sempre troppo prevedibile. Senza Dybala le luci si spengono. Il problema è che Dybala non ha la tenuta fisica ed è soggetto a tanti, troppi, infortuni. E, maligni dicono, che proprio per questo è un top player che la Roma si è potuta permettere.
E se a fine anno dovesse andarsene cosa accadrà? E se dovesse andarsene anche Mourinho? Dipendesse dai tifosi il portoghese resterebbe a vita, ma la dirigenza fa e deve fare altri ragionamenti. Che dimensione vuole avere la Roma? I Friedkin sono chiamati ad una riflessione. Come ripartire, da chi ripartire, se ripartire. Per adesso c’è all’orizzonte un sedicesimo di finale di Europa League e una zona Champions distante quattro punti.
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