Il biennio 2024-2026 vedrà l’arrivo di tantissime novità nel mondo del calcio. Siamo di fronte all’ingresso definitivo in una nuova era?
Il 2023 è ormai agli sgoccioli. L’anno che ha visto in Italia il trionfo del Napoli dopo 33 anni e in Europa il Treble del Manchester City di Guardiola sta lasciando il posto al 2024. Un anno che vedrà l’arrivo di tantissime novità. Nel prossimo biennio, quello che inizierà appunto a gennaio e ci accompagnerà fino al termine del 2026, il calcio vivrà una rivoluzione, sportiva e non solo.
Già il Mondiale in Qatar dello scorso inverno aveva in un certo senso dato avvio ad un nuovo spartiacque. I più anziani ricordano come il calcio negli anni ’90 attraversò un grandissimo periodo di cambiamento. La Champions League che sostituisce la Coppa dei Campioni e la Coppa UEFA che ingloba la Coppa delle Coppe, l’allargamento di Mondiali ed Europei a sempre più squadre, l’inizio dell’era dei diritti tv e la sentenza Bosman, hanno rivoluzionato il mondo del calcio.
Adesso, alla vigilia del 2024 siamo di fronte ad altri possibili grandi cambiamenti che potrebbero condurre il pallone in una dimensione sempre più globale e spettacolarizzata e sempre meno legata al mero risultato sportivo. Una direzione chiara: un calcio sempre più a misura di evento mediatico e sempre meno legato allo sport, alla competizione, al campo. Che sia un bene o un male è un’opinione che lasciamo al singolo lettore, ma è indubbio che, tra nuova Champions, allargamento del Mondiale, nuovo Mondiale per Club, il calcio post 2026 potrebbe essere ciò che il calcio degli anni 2000 è stato per quelli degli anni ’80: un mondo completamente nuovo.
Negli anni ’90 la UEFA dopo quasi mezzo secolo rivoluzionò le sue competizioni. Un processo lungo tutto il decennio che vide l’allargamento progressivo della Coppa dei Campioni, con tanto di cambio nome, il calo qualitativo della Coppa UEFA, anche qui con cambio denominazione in Europa League e la scomparsa della Coppa delle Coppe. Adesso, dopo un ventennio con l’attuale format, è rivoluzione: un unico girone da 36, ma sempre con 8 partite a squadre. Prime 8 qualificate, altre 16 ai play-off e nessuna retrocessione in Europa League.
Un cambiamento che ha fatto storcere a molti il naso. Non aumenteranno, eccetto per quelle nei play-off, le partite, ma il sistema a girone unico con 8 partite sorteggiate rischia di rendere il tutto troppo cervellotico. Oltre che, secondo diversi addetti ai lavori, essere un posticcio tentativo di risposta alle velleità (ormai fallite?) di SuperLega. Non solo l’UEFA però, anche la FIFA punta ad una grande rivoluzione.
Il Mondiale in Qatar in inverno è stato solo un antipasto. Nel 2025 avrà inizio il nuovo Mondiale per Club. Se siete nostalgici della vecchia Coppa Intercontinentale di certo non farà per voi: torneo da 32 squadre, vincenti delle maggiori competizioni continentali più le squadre meglio piazzate nel ranking, e disputa nell’anno precedente al Mondiale. Come se il calendario non fosse già saturo la FIFA ha comunque annunciato un’ulteriore competizione che dovrebbe ricalcare il format dell’attuale Mondiale per Club. Solo le vincenti delle competizioni continentali, con la squadra UEFA che però è direttamente in finale. Staremo a vedere.
Il piatto forte, secondo la FIFA è però un altro: il Mondiale a 48 squadre. Saranno ben 104 le partite che si disputeranno in Canada, Messico e Stati Uniti nel 2026 e in Arabia Saudita nel 2030. In molti gridano ad un ulteriore abbassamento qualitativo del torneo, per altri invece sarà un successo di pubblico e di coinvolgimento globale, visto che ci sarà la possibilità per tante nazionali di qualificarsi per la prima volta alla massima rassegna iridata. Di certo dal punto di vista televisivo ci saranno più partite da trasmettere, quindi più eventi, quindi più spazi pubblicitari e alla fine, unica cosa che ormai conta, più soldi.
E proprio a proposito di televisioni, queste ultime sono comunque sul piede di guerra. I club chiedono sempre di più per vendere i diritti tv, colpa di una spirale inflattiva di costi ormai fuori controllo che ha portato il calcio sull’orlo dell’insostenibilità finanziaria. D’altro canto per le emittenti potrebbe presto arrivare un durissimo colpo. L’Unione Europea sta puntando verso l’abolizione del geoblocking, quel sistema per cui alcuni contenuti audiovisivi sono bloccati in paesi esteri. Ebbene, applicato al calcio, significherebbe che un’emittente ad esempio lituana potrebbe acquistare i diritti della Serie A e far abbonare tranquillamente anche utenti italiani, visto che cadrebbero le limitazioni di trasmissione nel nostro paese.
Tradotto: ci sarebbe maggiore concorrenza e soprattutto un calo dei costi a carico degli abbonati che avrebbero più opzioni tra cui scegliere. Ma al contempo anche il rischio che le cifre che attualmente garantiscono la pay-tv per trasmettere il calcio, possano di colpo dimezzarsi o peggio. Un rischio che fa tremare un mondo del calcio che ormai ha nei diritti tv la sua principale fonte di ricavo. Tanto che per il momento sembra che questo provvedimento sia stato congelato.
Insomma, il pallone si sta configurando sempre più a misura di virtuale, di pay-tv, di bulimia di eventi in grado di essere prima un contenitore di spazi pubblicitari e poi una partita di calcio. Ma siamo proprio sicuri che questo moltiplicare gli eventi, oltrettutto senza nemmeno tenere conto del fattore atletico dei calciatori, non porti alla scomparsa del concetto di evento?
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