Frustrazione e incredulità che sfociano in episodi di ingiustificabile rabbia da parte dei tifosi del Santos per la prima storica retrocessione del club di Pelé in Serie B.
“Santos sempre Santos“, ha prontamente scritto sui social Neymar, uno dei brasiliani più famosi in assoluto in epoca moderna nonché fra i più talentosi giocatori verdeoro in assoluto. Il suo messaggio, veicolati a milioni di tifosi, ha una duplice intenzione: ricordare che il club del proprio cuore si tifa anche nei giorni più difficili e che non è lo scontro la via adeguata per cominciare il prima possibile la risalita.
Già, perché il Santos ha vissuto il momento più brutto della sua storia, cominciata nel 1912 e attraversata dalla gloria eterna di essere stato il club di Pelé. Per anni si è cercato d’immaginare il funesto evento senza mai dover indugiare più di troppo con i pensieri, grazie a un presente sempre competitivo. Eppure il frammento bianco e nero esiste nella storia del Santos e lo riflettono i toni delle immagini postate da Neymar con la casacca del Peixe: per la prima volta nella sua ultracentenaria storia il club brasiliano è retrocesso in Serie B.
Mentre il Palmeiras ha festeggiato l’ennesimo titolo, il Fortaleza all’ultima giornata ha battuto il Santos in casa per 2-1 mentre in contemporanea il Bahia ha trionfato per 4 a 1 sull’Atletico MG, generando su ogni fronte la condanna per il club dello stato di Sao Paulo: quartultima posizione e addio Serie A.
Dramma Santos: per la prima volta retrocede, i tifosi assaltano la villa del presidente
Proprio a un anno o poco meno di distanza dalla morte dell’idolo massimo e leggenda mondiale, Pelé, un altro giorno da archiviare si aggiunge nel libro della storia del Santos. Al termine del match i tifosi non hanno contenuto la rabbia e la frustrazione per un risultato che era nell’aria da settimane e che la maggior parte del pubblico attribuisce alla scellerata gestione della squadra da parte del presidente Andres Rueda. Proprio quest’ultimo è finito nel mirino della gente.
In città i disordini non sono stati controllabili dalle Forze dell’Ordine e sono cominciati già nei pressi dello stadio, dove è stato appiccato fuoco ad alcuni veicoli in sosta, fra cui quello del centravanti Mendoza. Un caos che non è bastato a una parte di tifoseria, la quale non riesce a digerire l’approdo nella seconda divisione, che si è diretta presso l’abitazione privata di Reuda per assaltarla. Tutte le necessarie misure di sicurezza per tutelare il presidente sono state rafforzate così come quelle nei pressi di Villa Belmiro per preservare le installazioni del Santos. Un panico feroce che non serve a nulla, se non a mortificare un ambiente già sofferente. Niente può cambiare il risultato finale. Al Santos toccherà reinventarsi così come al Goiás, Cortiba e América, anche loro retrocessi: il presente non cancella il vincente passato né compromette le possibilità del futuro.