La grande fortuna di Marcus Thuram è stata l’intuizione di Piero Ausilio. Il dirigente dell’Inter svela un dettaglio sul francese.
Sono gli incontri che cambiano i destini. Di certo, se ti chiami Marcus Thuram e tuo padre Lilian è stato campione del mondo con la Francia nel 1998 nonché uno dei difensori più pagati nella storia del calcio (quando le cifre realmente corrispondevano ai valori tecnici), un piccolo vantaggio di partenza puoi averlo. Si chiama DNA. Poi, devi capire cosa farne.
Da soli è difficile. Perciò bisogna affidarsi agli allenatori, agli osservatori. Questi aiutano innanzitutto Marcus a comprendere di avere le doti per svariare sull’intero fronte d’attacco, ma si forma principalmente come esterno per poi emigrare di centimetro in centimetro e avvicinarsi finalmente al centro del campo. I tecnici Adi Hutter e Daniel Fake comprendono le sue doti da punta centrali, quando Thuram giocava per il Borussia Monchengladbach e lentamente l’hanno portato a una crescita che altrimenti sarebbe avvenuta ancora prima.
Chi è abituato ad osservare, sa anche quando è il momento di non lasciarsi sfuggire un giocatore in rampa di lancio. Tra questi c’è indubbiamente il dirigente interista Piero Ausilio, che aveva subito notato – quando ancora in Bundesliga – le possibilità di Marcus Thuram da centravanti e nel 2021 prova a portarlo in Serie A. Tentativo che si conclude con un nulla di fatto, a causa dell’infortunio al ginocchio che l’ha costretto ai box e a una incerta ripresa della condizione.
L’addio di Romelu Lukaku e quello contestuale di Edin Dzeko hanno subito ridestato la possibilità di essere finalmente nel tempo perfetto per completare l’acquisto del calciatore. L’Inter non se lo lascia sfuggire e, due anni dopo il primo approccio, realizza il colpo. Marcus Thuram arriva in Italia il 1 luglio del 2023, dopo aver stabilito col Borussia di non rinnovare il contratto e risulta quindi svincolato. Un investimento dal quale l’Inter poteva solo guadagnare, ma forse non credeva di farlo fino a questo punto.
Non aveva calcolato l’incontro perfetto, anzi l’incastro perfetto. Quello che nel giro di 90′ Marcus Thuram trova subito con Lautaro Martinez, il vero emblema del presente nerazzurro. L’argentino è il collante dell’intera squadra. Un giocatore che adduce e produce e, accanto a lui, non c’è attaccante che non ne esca valorizzato. I due si capiscono al volo, a tal punto che la Lu-La è soltanto un ricordo, che viene insabbiato quando a San Siro si presenta Romelu Lukaku, accolto da una bordata di fischi, che diventano però immediatamente applausi alla vista dell’ennesimo gol di Thuram.
Ne ha già segnati 5 conditi da 7 deliziosi assist fra Serie A e Champions League, in appena 13 partite con l’Inter. Numeri da bomber di razza, che l’Inter ha saputo osservare prima di tutti e blindare a occhi chiusi, con un accordo fino a giugno 2028. Considerati i già 26 anni dell’attaccante francese (è classe 1997, ndr), significa che la parte più corposa e matura della sua carriera la vivrà in nerazzurro. Bastava saper guardare oltre gli schemi pre-impostati e lasciare Thuram libero di essere chi realmente è, come rivela Piero Ausilio a ‘Radio Tv Serie A’: “È una punta centrale. Quando incontrai suo padre Lilian, mi ha ricordato di essere stato il primo a dirgli che quello era il vero ruolo di suo figlio. Avevamo un progetto su di lui e abbiamo preso il vantaggio per realizzarlo”. A volte non serve nient’altro che essere riconosciuti e divenire noi stessi.
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