Juric cambia il suo Torino, che dopo un’ambiziosa campagna acquisti ha vissuto un avvio di stagione piuttosto deludente nei risultati e nel gioco.
La vittoria col Lecce nell’ultimo turno è una boccata d’ossigeno, ma dire che i problemi sono alle spalle forse significa peccare d’eccessivo ottimismo. Il Torino ha interrotto una striscia negativa impressionante, segnando il primo gol nelle ultime cinque partite, dopo un totale di 7 gol subiti e di un solo punto fatto nelle precedenti. La zona retrocessione rimane precauzionalmente a distanza (5 punti), ma a questo punto occorre capire a cosa può puntare la formazione granata.
E lo deve capire innanzitutto il suo allenatore, perché nelle due precedenti stagioni Juric era stato l’unico vero punto fermo della squadra. In mezzo a tante difficoltà e a delle campagne acquisti poco soddisfacenti, il tecnico croato era sempre riuscito a dare stimoli al gruppo e a ottenere il massimo possibile da ciò che aveva a disposizione. Vale a dire due ottimi decimi posti, che avevano fatto ben sperare per la stagione attualmente in corso.
Anche perché la scorsa estate il mercato è stato, a detta di molti esperti, il migliore da quando Juric si è seduto sulla panchina granata. Confermato Schuurs in difesa, la partenza di Singo è stata tamponata con l’arrivo di Bellanova, e sono stati completati gli acquisti di Ilic, Radonjic, Lazaro e Vlasic. In più alla rosa sono stati aggiunti Tameze e, in prestito, Soppy e Duvan Zapata, il grande colpo dell’estate del Torino. Abbastanza per poter sognare di lottare per un posto nella prossima Conference League.
Il Torino di Juric deve decidere cosa vuole essere da grande
Nelle prime cinque partite della stagione, il Torino ha risposto bene alle ambizioni dei tifosi e della società stessa, e il 3-4-2-1 di Juric ha offerto prestazioni convincenti. Poi qualcosa si è inceppato, e la cosa più grave è che, mentre il gioco dei granata si è involuto, è venuta a mancare anche quella grinta che è sempre stato un marchio di fabbrica delle squadre di Juric. Non stupisce allora che proprio il tecnico si sia trovato per la prima volta davvero messo in discussione.
Servivano dei cambi, e dei cambi sono arrivati. Già contro l’Inter il Torino era passato al 4-2-3-1, e contro il Lecce si è visto un ritorno al 3-5-2. “Abbiamo fatto un bel taglio su certe cose, e cerchiamo di andare in altre direzioni” ha confermato l’allenatore dei piemontesi a Dazn. Ma se da un lato questa è una buona notizia, dall’altro è anche la certificazione di un mercato estivo che, per quanto dispendioso, non ha retto alla prova dei fatti.
La rosa era stata costruita per il 3-4-2-1, e adesso è dovuta tornare al modulo delle passate stagioni. Ancor di più, a Torino si sta ancora aspettando Zapata, andato in gol solo contro la Roma e ancora molto lontano dallo stato di forma sperato. I granata si trovano già di fronte a un bivio: sapranno invertire la rotta e tornare vicini a quel settimo posto che significa Europa, o si rassegneranno a un’altra stagione di comoda salvezza?