La spaccatura tra calciatori, tifosi e istituzioni calcistiche sulla Palestina

Le tragiche immagini che arrivano da Gaza non lasciano indifferente il mondo del calcio. Ma non tutti la pensano allo stesso modo.

Questo ottobre ha riportato alla ribalta la tragedia del conflitto israelo-palestinese. Un conflitto che, a dire la verità, non si è mai del tutto interrotto. Ma le immagini dell’attacco di Hamas e quelle dei bombardamento dell’aviazione israeliana sulla striscia di Gaza, hanno riacceso i riflettori sulla tragedia che continua ad avvenire in quella zona del Medio Oriente.

Osasuna Palestina
In Osasuna-Granada i tifosi di casa hanno ‘sfidato’ la Liga esponendo bandiere palestinesi (ANSA) SerieANews.com

Naturalmente il calcio, e lo sport in generale, non vive nella sua bolla al di fuori della realtà. E gioco forza anche il mondo del pallone si è trovato a fare i conti con quanto accade in Palestina. Solo che la dinamica che sembra emergere è quella, almeno nei paesi occidentali che hanno una politica estera filo-statunitense e, di conseguenza, filo-israeliana, è quella di una spaccatura tra buona parte delle tifoserie e diversi calciatori da un lato e il mondo più ‘istituzionale’, federazioni, FIFA e UEFA dall’altro. A partire dal braccio di ferro tra Federcalcio algerina e FIFA. L’Algeria si era offerta di ospitare la nazionale palestinese, la FIFA ha emesso un diktat perché la Palestina deve giocare in Asia.

La panoramica europea inizia dalla Germania, dove anche per le note vicende storiche, l’argomento Israele è parecchio delicato. Società e tifo organizzato ci vanno con i piedi di piombo, per evitare qualunque accusa di anti-semitismo. La Bundesliga parla di “minuto di silenzio per le vittime”, ma nei giorni scorsi calciatori come El Ghazi e Mazraoui erano finiti nel mirino, con tanto di politici che ne chiedevano la sospensione, per aver espresso posizioni pro-Palestina. In tutto ciò anche il tifo non si espone, o comunque mantiene una posizione istituzionale, anche se in alcuni casi, vedi fan club esteri del St.Pauli, la cosa crea un po’ di imbarazzi.

Calciatori e tifosi pro-Palestina. E club e federazioni non sanno come comportarsi

Hanno fatto il giro del mondo le immagini del minuto di silenzio fischiato prima di Inghilterra-Italia. Sebbene da parte del mondo mediatico ci sia stata una semplicistica condanna, alcune voci hanno fatto notare come i fischi non siano tanto stati al minuto di silenzio in se, quando al fatto che questo minuto era ‘riservato’ alle vittime israeliane e svedesi, dimenticandosi completamente delle migliaia di vittime palestinesi di questi giorni. Qualcuno potrà ribadire che, essendo Svezia e Israele squadre della UEFA, era una cosa intra-europea. Spiegazione debole?

Cantona
L’ex campione francese Cantona da tempo ha preso posizione sulla situazione in Palestina (ANSA) SerieANews.com

Restiamo nelle isole britanniche, dove il Celtic, club che storicamente ha sempre espresso posizioni pro-Palestina, di problemi non se ne è fatti certo. Striscioni che parlano apertamente di “free Palestine” sono apparsi allo stadio. Più sorprendente per certi versi quanto invece accaduto in Spagna. La Liga e Tebas avevano provato a vietare le bandiere palestinesi. Ad Osasuna gli hanno fatto capire di pensarla diversamente e, durante il match contro il Granada, centinaia di tifosi l’hanno comunque esposta.

C’è curiosità su cosa succederà in questa giornata di campionato in Italia, uno dei paesi europei che forse al momento si sta mostrando più ‘permissivo’ nei confronti delle manifestazioni pro-Palestina. L’opposto invece della Francia, dove la presa di posizione di Benzema, che fa il paio con quella di un altra leggenda del calcio transalpino Eric Cantona, è diventata addirittura oggetto di controversia politica internazionale, con tanto di Fratelli Musulmani tirati in ballo.

Naturalmente ci sono anche prese di posizione da parte di calciatori a favore di Israele, anche se queste sembrano al momento limitarsi a calciatori israeliani. D’altronde, ben prima di questo ottobre di sangue, il mondo del calcio, soprattutto quello arabo e musulmano, ha sempre cercato di portare sul rettangolo di gioco le istanze palestinesi. Già Maradona lo fece, ma in tempi più recenti non dimentichiamo il già citato Cantona, Pogba, Salah e molti altri. L’impressione è che, sperando naturalmente che le bombe si plachino, questa sarà una questione che terrà banco nel mondo del calcio per molto tempo.

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