Un rapporto padre-figlio può essere spesso complicato e Claudio Lotito con Ciro Immobile non fanno eccezione: la disamina del presente del bomber napoletano.
A 33 anni di cui 7 professionalmente trascorsi (e prosegue…) con la Lazio, Ciro Immobile non ha alcun bisogno di nascondersi dietro il velo della timidezza né del timore per le critiche esterne. Racconta la sua verità, nel mezzo del momento della sua carriera forse più delicato: “Rimarrò a vita nella Lazio? Dico sì e no”.
Risponde così a ‘Il Messaggero’, al quale confida i suoi pensieri. Non resterebbe fino all’ultima partita da professionista a causa del periodo negativo e dell’infortunio, che ha causato lo stesso. Se invece il tabellino segnasse già 20 gol in stagione, direbbe di sì. Un pendolo che oscilla, la cui direzione la decidono le reti incassate. Ciro Immobile non vuole deludere e sente che forse in parte sta accadendo, perché non compreso fino in fondo.
La serenità del bomber campano è stata turbata non solamente da un’insoddisfacente condizione fisica e quindi realizzativa, ma anche dal pensiero che forse avrebbe potuto prendere una decisione diversa alcuni mesi fa: trasferirsi in Arabia Saudita. La proposta era giunta anche a lui dal Medio Oriente. Anzi, ne aveva due sul tavolo: dall’Al-Shaba e dall’Al-Wehda. Tuttavia, non è mai esistita trattativa perché l’attaccante ha preferito declinare per poter disputare la Champions League e non rischiare il posto in Nazionale. Non mente però sul fatto che ci abbia riflettuto nelle ultime settimane, a causa di un avvio di campionato poco soddisfacente.
Ciro Immobile, la Lazio e l’Arabia Saudita
Il rapporto del giocatore con la dirigenza e con il tecnico Maurizio Sarri è assolutamente impeccabile. Quello che invece subisce l’oscillare delle montagne russe è con i tifosi. Ciro Immobile ammette di essere rimasto ferito da alcune esternazioni di poca fiducia e riconoscenza nel suo lavoro, e ciò potrebbe portare alla separazione anticipata, nonostante un contratto fino al 2026.
Un giocatore vive di adrenalina, trasmessa proprio dall’appoggio della piazza. Con sole due reti in nove match non è di certo il consueto brillare degli occhi alla vista del bomber, da parte dei tifosi, però forse attendeva un trattamento diverso. Con il viavai di colleghi che hanno lasciato campionati competitivi per quelli ricchi orientali, l’attaccante attendeva un atteggiamento diverso. Lui ha detto di no a un biennale da 35 milioni di euro con una serie invitante di bonus.
Il rancore per le accuse potrebbe rappresentare soltanto una delle motivazioni dietro la possibilità di cedere al corteggiamento saudita. Si nasconde anche una punta d’orgoglio e consapevolezza dell’inesorabile trascorrere del tempo. Sono già cinque gli stop accumulati per motivi muscolari, dalla scorsa stagione. Ciro Immobile non riesce del tutto a lasciarsi gli acciacchi alle spalle, e questo influisce sulla capacità di tornare il famelico goleador dei giorni migliori. Il malumore s’intensifica unito alla necessità di ritmi in qualche modo più conformi al momento personale da atleta.
Claudio Lotito pronuncia la parola finale
Con 198 reti e la fascia da capitano al braccio, Ciro Immobile è un’icona per la storia biancoceleste oltre che un recordman. Ne è ben consapevole il patron Claudio Lotito, colui il quale ha dalla sua la possibilità di impugnare un contratto e far valere una firma. Tuttavia, nel calcio raramente si trattengono i giocatori contro volontà. Nel caso del rapporto padre-figlio, per mutua e affettuosa considerazione, che i protagonisti di questa vicenda hanno, Lotito e Immobile parleranno, ma col presupposto di partenza di ricucire o meglio non scucire.
Il numero uno della Lazio, infatti, l’ha affermato ancora a ‘Il Messaggero’: “Dell’Arabia non so nulla, nessuno mi ha chiesto niente. Non esiste nessun problema relativo a Ciro. Si è sfogato con alcuni tifosi”. Sminuisce così l’accaduto il patron, che ribadisce la durata del contratto, ma soprattutto la presa di posizione del club: “Non abbiamo alcun interesse che vada via, personalmente lo tratto come un figlio”. “Noi non vogliamo vendere nessuno”, cinque parole che tamponano così una ferita aperta.