Niente più sconti fiscali per i calciatori che arrivano dall’estero. Il problema per i club è che è retroattivo all’ultimo mercato.
Il Governo Meloni ha deciso di varare una stretta sugli sconti fiscali per i lavoratori che arrivano dall’estero. Ciò significa nessun regime agevolato per quelle aziende che hanno assunto lavoratori provenienti da fuori Italia. Tradotto nel mondo del calcio: un bel problema per quasi tutte le squadre.
Già perché con le nuove norme contenute nella Finanziaria 2024 del Governo Meloni, dal 1 gennaio 2024, non ci saranno più sgravi fiscali per le aziende che assumono lavoratori, quindi anche calciatori, dall’estero. Ciò vuol dire che il mercato di gennaio non sarà più all’insegna delle ‘occasioni fiscali’, ma anche che questo provvedimento si applica in maniera retroattiva anche allo scorso mercato estivo.
I benefici del fu Decreto Crescita si sarebbero applicati infatti al prossimo bilancio. Ma siccome le agevolazioni non sono più possibili, e gli acquisti della scorsa estate andavano ad impattare nel bilancio del 2023/24, ecco che anche i trasferimenti dello scorso mercato estivo non sono più validi per usufruire di agevolazioni di sorta. Un gigantesco problema per i club, già di per se non in condizioni economiche ottimali, che vedono praticamente andare in fumo la strategia fiscali sul calciomercato passato.
Un problema non certamente da poco, visto che le squadre di Serie A avevano fatto mercato quest’estate pensando di accedere ai benefici del Decreto Crescita. Adesso invece non solo si trovano senza agevolazioni, ma sono di fronte anche al problema di dover mettere a bilancio tasse che avevano preventivato di poter non pagare. E non stiamo parlando di pochi spicci.
Basta vedere il mercato delle big e i calciatori che rientravano nel Decreto Crescita. L’Inter aveva avuto accesso ai benefici per calciatori come Pavard e Thuram, la Juve per Weah, il Napoli per Natan, Cajuste e Lindstrom, mentre il Milan per Loftus Cheeck, Reijnders e Pulisic. Adesso su tutti questi giocatori le squadre dovranno pagare le tasse complete. Un batosta non di poco conto, considerando anche il momento economico del nostro calcio.
C’è però chi, al di là dell’aspetto fiscale, tira un sospiro di sollievo. Sono i calciatori italiani. Il Decreto Crescita infatti era stato ritenuto da molti discriminante, in quanto rendeva fiscalmente conveniente preferire un calciatore proveniente dall’estero rispetto ad uno militante già nel nostro campionato. Dal prossimo mercato cambiano dunque le strategie, ma nel frattempo i dirigenti dovranno fare i conti con i nuovi bilanci.
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