Lo striscione dei tifosi di casa ha portato alla sospensione di Romania-Kosovo. Altra benzina sul fuoco di una questione spinosa.
Ieri sul campo si affrontavano Romania e Kosovo. Una partita che, lato rumeno, era fondamentale nella corsa a tre con Svizzera e Israele per la qualificazione ad Euro 2024 e che invece, lato kosovaro, era l’ultima spiaggia per un improbabile rientro nel discorso qualificazione. Alla fine hanno prevalso i rumeni che mantengono la seconda posizione nel girone, ma al contempo condannano i kosovari a riporre, sebbene la matematica non condanni ancora del tutto, le speranze qualificazione.
Al di là del campo, che ci racconta di una vittoria rumena, in extremis con le reti di Stanciu, che ha anche sbagliato un rigore, e di Mihaila e con l’espulsione dell’ex Lazio Muriqui nelle fila kosovare, a prendersi i titoli dei giornali è stato l’episodio accorso durante il match, con i tifosi rumeni che hanno esposto un eloquente striscione “Kosovo is Serbia” ed hanno intonato cori a favore di Belgrado. La reazione della squadra kosovara non si è fatta attendere: gara sospesa e i calciatori che hanno lasciato il campo. Solo dopo diversi minuti il match è cominciato, ma le immagini avevano già fatto il giro del mondo.
A distanza di 24 anni dalla guerra tra la Serbia e la NATO e di 15 anni dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo, la situazione del Kosovo è ancora spinosa. Sono infatti solo 101 su 193 gli stati che riconoscono l’indipendenza della piccola repubblica kosovara. Si tratta, per la quasi totalità, di paesi occidentali, con invece nazioni come Russia, Cina, India, Brasile, Iran che continuano a ritenere il Kosovo parte della Serbia. Ma anche all’interno del ‘blocco occidentale’ non tutti i paesi sono concordi nel riconoscere l’indipendenza del Kosovo: la Spagna e la Grecia ad esempio sono tra le nazioni che non riconoscono l’indipendenza di Pristina. E tra i paesi dell’Unione Europea e della NATO che sono su posizione favorevoli a Belgrado c’è appunto anche la Romania.
“Kosovo is Serbia. Basarabia is Romania”
Naturalmente questa dedicata questione geopolitica, che negli ultimi mesi, in occasione anche della guerra in Ucraina e della nuova contrapposizione tra USA, principale sponsor dell’indipendenza del Kosovo, e Russia, paese storicamente sempre molto vicino alla Serbia, è nuovamente su livelli di allerta, ha condizionato e non poco anche il mondo del calcio. Sebbene infatti l’indipendenza del paese sia stata proclamata nel 2008, solo nel 2016 il Kosovo si è potuto affiliare a FIFA e UEFA. Ma i massimi organi calcistici devono sempre avere un occhio attento per evitare pericolosi incroci. Non solo tra Serbia e Kosovo, ma anche ad esempio tra Serbia e Albania, paese culturalmente ed etnicamente molto legato al Kosovo, tanto che il tema di una possibile ‘Grande Albania’, ossia un unione tra Albania e Kosovo, è molto sentito sia a Pristina che a Tirana.
The match between Kosovo and Romania has been suspended due to Romanian Ultras displaying this hateful banner.
Both teams have been sent to the dressing room.#ROUKOS 🇽🇰🇷🇴 | #EURO2024 pic.twitter.com/y7ywCLZDwz
— Kosovar Football 🇽🇰 (@KosovarFootball) September 12, 2023
Ma cosa c’entra la Romania? Innanzitutto, come paese dell’area balcanica/est europea, la Romania è direttamente interessata dalla presenza o meno di uno stato kosovaro. C’è però un’altra questione, ben esplicata nell’altra parte dello striscione: quella della Basarabia, da noi conosciuta anche come Bessarabia. Nome storico con cui una volta era chiamata parte di quella che oggi è la Moldavia, negli ambienti nazionalisti della Romania, che inevitabilmente hanno la loro espressione anche in parte del tifo calcistico, la Bessarabia è come il Kosovo: una parte di territorio nazionale artificialmente staccato dalla madrepatria.
Quando si formò, a fine ‘800, lo stato moderno rumeno esso insisteva su tre regioni: Valacchia, Transilvania e Moldavia. Quest’ultima però risultò divisa tra Romania e Russia, con la Bessarabia appunto che iniziò un passaggio di mano tra Romania e Impero Russo prima e Unione Sovietica poi. Con lo scioglimento dell’Unione Sovietica e la nascita della Moldavia il tema della riunificazione tra Romania e Bessarabia è tornato sul tavolo degli ambienti nazionalisti di Bucarest. Una situazione che però risulta essere complicata al pari di quella kosovara. La Moldavia infatti al suo interno ha un territorio secessionista, la Transnistria, che è molto vicina al mondo russo.
Considerando che la Romania è parte dell’Unione Europea e della NATO, le prospettive di una ‘Grande Romania’, che andrebbe ad inglobare anche territori filo-russi all’interno di un paese NATO, è decisamente remota se non attualmente impossibile. Ciò però non impedisce ai settori nazionalisti della politica rumena, che, come detto, hanno comunque la loro espressione anche nel mondo del calcio, di mettere sotto ai riflettori ogni tanto la prospettiva. E, come visto ieri, di trovare punti di contatto con altre tifoserie irredentiste, come quella serba che, dal canto suo, vorrebbe la riunificazione con quella che, secondo la prospettiva di Belgrado, è parte integrante del suo territorio nazionale: il Kosovo.