Cristiano Giuntoli vuole prendersi la Juventus

Cristiano Giuntoli vuole prendersi la Juventus, ma per farlo ha bisogno di tempo dopo anni di successo tra Carpi e Napoli

La storia di Cristiano Giuntoli non è tanto diversa da qualsiasi altro direttore sportivo di successo. C’è un inizio, uno svolgimento con qualche perplessità, e poi l’affermazione. Quel momento in cui si ha la possibilità di guardare tutti, nessuno escluso, dall’alto verso il basso. Magari anche prima si era nelle condizioni di farlo, per indole personale e competenze acquisite nel corso degli anni fatte di duro lavoro, con metà della propria vita passata sui campi della provincia italiana. Quel che è ancora più chiaro, però, è che Giuntoli era Giuntoli ancor prima di essere il direttore sportivo della Juventus e anche del Napoli. La leggenda dice che quest’aura fatta di ossessione per il pallone che rotola sull’erba, calciatori sconosciuti fatti diventare grandi e capacità nel trattare con scarse disponibilità economiche si percepiva già ai tempi di Carpi con i collaboratori Giuseppe Pompilio e Roberto Canepa. Nessuno può arrivare lontano senza un team quantomeno alla propria altezza e i collaboratori di Giuntoli hanno dimostrato, con i fatti, di essere uomini di calcio in grado di dire e fare qualsiasi cosa porti un tornaconto positivo al proprio club. La straordinaria intuizione di Aurelio De Laurentiis di portarlo al Napoli è l’entrata dalla porta principale all’élite del calcio. Niente più provincia, mercato fatto due spiccioli – beh… -, ma soltanto Napoli. Tuttavia, si parla comunque di una città capace storicamente di criticare, checché se ne dica, anche Diego Armando Maradona, figurarsi un direttore sportivo proveniente dal Carpi.

Juventus Giuntoli
Giuntoli (ANSA) SerieANews.com

La personalità non si compra sul mercato, questo lo sanno tutti gli allenatori con un minimo di esperienza nel calcio italiano ed europeo. È una cosa che ce l’hai oppure no, e per personalità non si intende quella in campo. Il calcio di oggi è capace di descrivere un giocatore che urla quattro volte e fa due gesti con le mani durante una partita come un giocatore di grande personalità. È una questione di stile, di quest’aura intorno che fa restare in silenzio tutti quando si apre la bocca per dire anche due frasi in croce. Giuntoli ha sempre posseduto questa qualità, forse è anche per questo che il rapporto con De Laurentiis si è deteriorato ben prima della scoperta che fosse juventino, avvenuta misteriosamente otto anni dopo (sigh!) dal suo arrivo. La realtà dei fatti è che il calcio è pieno di presidenti, dirigenti, giocatori e altre personalità che ne ruotano intorno che tifano una squadra diversa dal club di appartenenza. Perché il calcio è soprattutto il loro lavoro, i sentimenti della gente vengono lasciati fuori. Conta il campo, i risultati, i rinnovi faraonici e soprattutto che lo show-biz continui. Ci sono le frasi veritiere, di circostanza e quelle dette sottoforma di stress, quest’ultime le peggiori. Giuntoli e De Laurentiis si sono liberati l’uno dell’altro dopo un rapporto lungo otto anni – con alti e soprattutto bassi a livello personale – e da un oneroso contratto.

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Giuntoli festeggia la promozione in Serie A con il Carpi (ANSA) SerieANews.com

Alla fine, è arrivata la Juventus, la squadra per la quale Giuntoli fa il tifo insieme alla sua famiglia. Passare in dieci anni da una squadra della provincia di Modena alla più grande del calcio italiano sarebbe un motivo di orgoglio per chiunque sia stato nel mondo del pallone per cinque minuti, a prescindere dalla fede calcistica. Però adesso la sfida è diversa. Al Carpi comandava lui, al Napoli pure, ma spesso con il suo ex presidente si scornavano come due tori alla Festa di San Firmino di Pamplona. La vittoria dello Scudetto è il capolavoro assoluto di una gestione paurosa dal punto di vista della competenza e del rischio, certificati dal lavoro di campo e di mente di Luciano Spalletti. Adesso Giuntoli vuole prendersi anche la Juventus e ha tutte le carte per fare all-in. La personalità, una fitta rete di rapporti con i dirigenti degli altri club italiani ed europei grazie a una famosissima gavetta e un club che vuole diventare di nuovo dominante. Non mancheranno i problemi, già palesati quest’estate. La Juve, fondamentalmente, non ha un euro. La possibilità di acquistare i migliori giocatori non c’è più per i disastri fatti dalle precedenti gestioni. Serve acquistare un giocatore di ventitré anni che possa, nel giro di due anni, almeno triplicare il suo valore. Per arrivare a fare tutte queste cose belle, serve soprattutto tempo. E anche un allenatore che abbia principi di gioco moderni, quindi non Allegri: Chiesa ha elogiato le ‘nuove tattiche’ di Magnanelli per la fase offensiva. “Questo è il calcio moderno”. Una frase che lascia poco spazio alle interpretazioni. La rivoluzione tanto agognata a Torino non è ancora arrivata del tutto, perché Giuntoli adesso è limitato dalle cessioni da fare e da un parco giocatori del tutto svalorizzato da due anni pessimi. Ma se c’è uno che può farla quello è proprio Giuntoli.

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