Senza reale concorrenza e senza più il nome FIFA, il nuovo gioco di EA già fa discutere. Gli sviluppatori rispondono a tono ed è polemica.
Ricordate i tempi di FIFA o PES? Certamente si, d’altronde stiamo parlando di un dualismo che è andato avanti fino al 2021. Discussioni su discussioni su chi dei due era la migliore trasposizione videoludica del gioco del calcio, una sfida che ha accompagnato l’infanzia e l’adolescenza di molti di noi. Quasi due filosofie di vivere il calcio, anche nella sua forma di videogioco, in maniera diversa.
Oggi non c’è più né PES e nemmeno FIFA. Il primo ha imboccato la strada, fino a questo momento tortuosa, del free-to-play trasformandosi in eFootball. Un prodotto che al lancio era disastroso, ma che adesso, a fatica, sta recuperando giocabilità e credibilità. Nel frattempo però ha lasciato FIFA, o meglio l’ex FIFA, senza un reale concorrente. Un monopolio che ha fatto schizzare i ricavi della EA Sports e che, quest’anno, di fronte alla richieste del massimo organo calcistico mondiale per sfruttarne il nome, ha spinto l’azienda statunitense a fare da sola.
Da quest’anno infatti l’ormai ex serie calcistica che ogni anno macina (anche perché, come detto, ad oggi non c’è reale concorrenza) ricavi record si chiamerà EA Sports FC 24. In molti però hanno visto in questo cambio solo una riverniciata alla copertina, perché la ciccia, quella sulla quale molti videogiocatori e appassionati di calcio avevano mostrato la loro insofferenza, è sempre la stessa. Anzi, il cambio di nome, sembrerebbe anche aver esasperato la deriva arcade della serie a discapito della simulazione.
Tra calcio femminile e FUT, l’ex FIFA spinge sull’arcade. Ma i ‘puristi’ insorgono.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e dato il via allo scontro social tra coloro che vorrebbero un videogioco maggiormente simulativo, anche perché ormai orfani del vecchio PES, e chi invece è contento della deriva arcade sempre più netta di FIFA, è il calcio femminile. Da anni la EA ha introdotto tra le squadre disponibili quelle femminili, dapprima solo le nazionali, adesso anche i club.
Un’aggiunta che, spulciando le statistiche di completamento degli obiettivi di Play Station e XBox, è sempre stata molto marginale. Adesso però è arrivata la decisione di permettere la creazione di team misti nella popolare modalità online Ultimate Team. Una mossa che strizza palesemente l’occhio ad un certo mercato nordamericano, ma che diversi utenti hanno accolto in maniera negativa, quasi come se fosse il chiodo sulla bara alle ultime velleità di simulazione del videogioco EA.
La risposta degli sviluppatori non si è fatta attendere, ma il tentativo di gettare acqua sul fuoco da parte dell’executive producer John Sheperd, ha solo peggiorato le cose. Sheperd sostanzialmente, in un intervista ad IGN, ribadiva il carattere ‘non reale’ della modalità, giustificando la libertà creativa dell’inserire team misti uomini-donne col fatto che comunque ci fossero altre modalità più classiche. I critici però hanno letto tale dichiarazione, che nel modus comunicandi di EA non è nuova e non ha nemmeno portato benissimo le ultime volte, vedasi Battlefiedl V, come un: se non vi piace non giocatelo.
EA Sports 24 è ancora un videogioco di calcio?
Naturalmente, trattandosi di un argomento che nella società occidentale ultimamente è molto ‘sentito’, la questione sull’inserimento di calciatrici nella modalità Ultimate Team ha presto travalicato l’ambito meramente videoludico per sfociare nell’inclusività e nella polemica tra ‘opposti estremismi’. Restando però a chi è rimasto focalizzato sul semplice contesto del gioco, le posizioni si riassumevano essenzialmente in due filoni.
Da un lato chi difendeva la scelta degli sviluppatori sostenendo in sostanza come Ultimate Team è sempre stata una modalità incentrata sulla creazione di una squadra irrealistica, con valori dei calciatori che spesso cambiavano anche nel giro di poche settimane. Dall’altra parte la critica era però proprio su questo irrealismo che ormai sta raggiungendo livelli paradossali. In molti facevano notare come un videogioco che mette insieme calciatori e calciatrici, con attributi fisici e tecnici diversi e che quindi hanno una scala di attribuzione che ha senso solo se sono nel loro contesto con altri calciatori o calciatrici, nell’istante in cui li mette insieme e ti trovi player con valori su scala X e altri con valori su scala Y, infici tutto il bilanciamento del gioco.
La tesi dei detrattori è che a questo punto la modalità Ultimate Team non può nemmeno essere considerata più una modalità calcistica, ma di uno sport inventato ex-novo, che solo vagamente condivide alcune cose con il calcio reale, in cui sullo stesso terreno di gioco ci sono due ‘realtà parallele’. Una sorta di fantasy football (o fantasy soccer se vogliamo essere maliziosi riguardo il target che ha in mente EA).
In definitiva, pur comprendendo le ragioni di entrambe le posizioni, la diatriba sul fatto se l’ex FIFA sia ancora un gioco di calcio o abbia ormai abbandonato qualsiasi velleità simulativa, esiste solo e soltanto per un gigantesco problema: la mancanza di vere alternative. Qualora sul mercato ci fosse una vera alternativa simulativa di calcio, e in molti sperano che la parabola di redenzione di eFootball possa compiersi al più presto, il problema non ci sarebbe. Due target diversi, due giochi diversi. E poi, a decretare il successo o meno, sarebbe il mercato.