La vicenda del Lecco sta raggiungendo vette surreali. Chi ci rimette, come al solito, è l’immagine del calcio italiano!
Serie B, no Serie C, anzi Serie D. La vicenda del Lecco sta ormai raggiungendo un livello tale che è difficile, per un osservatore esterno, non mettersi le mani nei capelli. La squadra lombarda, dopo aver conquistato sul campo, negli estenuanti play-off di Serie C, la promozione in Serie B, adesso non solo rischia di non andare in cadetteria, ma anche di essere ‘retrocessa’ in Serie D.
Colpa dello stadio, che non è a norma per la cadetteria. Ma da qui in poi si entra nel paradossale: da un lato il Rigamonti-Ceppi, stadio del Lecco, impedirebbe ai Manzoniani di giocare in cadetteria, dall’altro il fatto che la squadra ha fatto domanda di iscrizione per la Serie B e non certo per la Serie C, essendo scaduti i termini per l’iscrizione in terza serie, rende impossibile per i blucelesti anche mantenere la categoria. Quindi se non sarà Serie B non potrà essere nemmeno Serie C e dovrà iniziare tutto dalla Serie D.
A Brescia nel frattempo attendono e si sfregano le mani, pronti ad essere ripescati. D’altro canto però a Foggia, dove la squadra locale è stata sconfitta nella finale play-off, gridano allo scandalo. Regolamento alla mano viene ripescata la prima delle retrocesse e in Puglia più di qualcuno fa un po’ di dietrologia. Non è che gli episodi dubbi che hanno caratterizzato la finale play-off, sui quali i foggiani stanno recriminando da giorni, sapendo della possibile esclusione del Lecco, erano finalizzati proprio a consentire il ripescaggio del Brescia di Cellino?
Nel caos tra Serie B e Serie C spunta una PEC mai arrivata.
D’altronde che Cellino non avesse intenzione di accettare la retrocessione sul campo del Brescia è cosa nota da tempo. L’ex patron di Cagliari e Leeds aveva messo nel mirino anche la presunta irregolarità circa l’iscrizione della Reggina. Situazione che interessa a questo punto da vicino anche il Perugia. Perché se in B saltano sia Lecco che Reggina chi ne beneficia sono anche gli umbri. Ed anche l’Atalanta, pronta, qualora si liberasse un posto in Serie C, ad iscrivere la sua Under 23.
Nel frattempo a Lecco non stanno a guardare e suonano i tamburi di guerra. Il club vuole far valere la sua promozione conquistata sul campo. Dalla sua parte ha anche la Lega Pro che certamente non vuole rinunciare alla mutualità di 700 mila euro che ogni neopromossa deve destinare alla lega. I Manzoniani faranno leva principalmente su due punti: uno stadio, seppur in ritardo, è stato trovato (l’Euganeo di Padova, ndr), ma soprattutto una PEC per prorogare i termini e quindi rendere regolare il tutto è effettivamente stata inviata. Solo che non è arrivata in tempo!
Secondo le ultime ricostruzioni infatti il Lecco avrebbe inviato il 20 Giugno una PEC per chiedere la proroga dei termini in attesa del nulla osta prefettizio per l’Euganeo di Padova. Il nulla osta richiesto il 20 è infatti arrivato il giorno dopo, a termini scaduti, ma lo stesso Prefetto ha fatto sapere che il Lecco già il 19 aveva inviato tutta la documentazione necessaria. Il problema è che la PEC inviata alla Lega B non sarebbe arrivata negli uffici prima del 22 giugno. Mistero!
Alla fine ci rimette l’immagine del calcio italiano
Il Lecco giustamente darà battaglia fino all’ultimo per quello che, risultati alla mano, un salto di categoria conquistato sul campo. Il Brescia dal canto suo è intenzionato a far rispettare il regolamento che, per quanto abbia fatto storcere il naso a molti, indica le Rondinelle come i ripescati designati. Nel frattempo, come visto, tutto questo si intreccia anche con altre vicende come quella della Reggina e con le speranze del Perugia.
Gli incubi di una nuova estate calda come quella del 2003 che rivoluzionò, secondo molti in peggio, la piramide calcistica italiana, sono dietro l’angolo. Ognuna delle squadre in questione sente di avere dalla sua parte regole, siano essere quelle del campo o quelle delle stanze dei bottoni. Ciò che però emerge è ancora una volta la grandissima confusione e il grandissimo navigare a vista da parte del calcio italiano. Un movimento che si lamenta che la prima serie non ottiene il miliardo dai diritti tv, ma che, già a partire dalla seconda categoria, ogni anno rischia di essere sempre più un disastro.