Addio Messi, Mbappé non rinnovo e l’emiro si compra lo United. Per il PSG è la fine delle ambizioni da capitale del calcio europeo?
Quando nell’estate del 2021, dopo aver raggiunto le semifinali di Champions League la stagione precedente, il PSG comunicò l’ingaggio di Lionel Messi in molti videro in questo acquisto il coronamento di un percorso nato con l’intenzione di fare del Paris Saint Germain una squadra in grado di fare incetta di trofei. Una squadra, in poche parole, in grado di dominare il calcio europeo.
Negli anni precedenti la proprietà guidata da Nasser Al-Khelaifi, volto della Qatar Investment Autority, aveva già messo a segno altri colpi da novanta: Cavani, Ibrahimovic, Neymar e Mbappé su tutti. Ma quell’estate il PSG provò il colpo grosso: il pluripallone d’oro Lionel Messi. E non solo. Arrivarono anche Sergio Ramos, Hakimi, Donnarumma e Wijnaldum. Tutto era chiaro: dopo aver accarezzato nei due anni precedenti la Champions League, con una finale e una semifinale perse, il PSG voleva lanciare l’assalto all’Europa. Parigi voleva diventare la capitale del calcio del Vecchio Continente.
Naturalmente poi c’era una questione non secondaria: il Mondiale in Qatar. La proprietà voleva fare del PSG la vetrina con la quale preparare il mondo del calcio all’ingresso, in pompa magna, del piccolo emirato arabo nel gotha del pallone. Anche una pura questione geopolitica, di soft power attraverso il calcio. Le stelle delle nazionali favorite: il Brasile con Neymar, la Francia con Mbappé e l’Argentina con Messi. Tutti giocavano nella stessa squadra, tutti giocavano nel PSG. Insomma, calcio e politica che si intrecciavano pericolosamente. Ma se il Mondiale alla fine si è rivelato un successo, con Messi che alza la coppa in ‘abito tipico’, i piani puramente sportivi con il PSG sono andati decisamente male.
Dovevano dominare l’Europa, e invece…
Molti si aspettavano che una squadra in grado di schierare un tridente composto da Naymar, Messi e Mbappé fosse destinata a dominare la scena del calcio europeo per molti anni a venire. E invece le cose non sono andare esattamente come sperato. Se dal punto di vista dell’immagine del Qatar il Mondiale può essere, al netto delle polemiche della vigilia, un successo, dal punto di vista del PSG il bilancio per la Qatar Investment Autority è più scuro che chiaro.
L’intenzione era chiaramente quella di vincere la Champions League. D’altronde con quel potenziale inserire il PSG quantomeno tra le favorite era d’obbligo. E invece il campo ha detto altro. Non solo il PSG non l’ha vinta, ma non ci è andato nemmeno vicino. A complicare ulteriormente le cose una confusione nell’area tecnica che ha portato prima Pochettino e poi Galtier, comunque capaci di vincere la Ligue 1, a dover fare le valigie.
Il dream team che doveva dominare l’Europa e fare di Parigi il nuovo centro del calcio del Vecchio Continente, si sta sgretolando. Nemmeno il tentativo di riportare, con Galtier in panchina, un’identità maggiormente francese ha funzionato. Beffa nella beffa, i ‘gemelli’ del City che, dopo anni di spese pazze iniziano, sempre relativizzando il tutto al folle mercato della Premier League, a gestire meglio il mercato, puntare su un progetto tecnico… e vincono la tanto agognata Champions League.
Parigi non val bene una Champions
Galtier ha già detto addio. Si vocifera che lo aspettino i campioni d’Italia del Napoli; Messi ha già firmato per l’Inter Miami, andrà a concludere la sua carriera al caldo della Florida; Sergio Ramos saluta anche lui e Mbappé ha fatto sapere che non rinnoverà e che il prossimo anno esplorerà le, siamo certi ricchissime, opportunità del parametro zero. Ma la cosa peggiore in casa PSG potrebbe avvenire a livello ‘politico’, con gli interessi qatarioti che potrebbero oltrepassare la Manica e puntare al colpo grosso in Premier League.
Che il calcio europeo sia diventato terreno di competizione geopolitica da parte di interi stati non lo scopriamo certo oggi. Il Qatar, attraverso la Qatar Sport Investment, aveva puntato su Parigi, mentre ad esempio gli Emirati Arabi avevano deciso di puntare sulla Premier League. Campionato inglese che recentemente ha visto anche l’ingresso dei sauditi con il Newcastle. D’altronde stiamo parlando del campionato più ricco, ma anche quello più seguito al mondo. Tutti sognano la Premier League, anche più della Torre Eiffel. Senza dimenticare l’indiscutibile vantaggio della lingua che rende il prodotto Premier League maggiormente vendibile anche nel cuore dell’economia occidentale: gli Stati Uniti.
Ecco che dal Qatar prende sempre più piede l’idea di un ingresso nella massima divisione inglese. Sauditi e emiratini si sono già fiondati, ora tocca al Qatar. L’obiettivo è il club più seguito al mondo: il Manchester United. La cifra per strapparlo ai Glazer: 7 miliardi di euro. Cifre che solo uno stato, o una famiglia reale, può mettere sul piatto. A farlo dovrebbe essere Jassim bin Hamad Al Thani, numero uno della Qatar Islamic Bank, ma soprattutto membro della famiglia reale qatariota.
Cosa c’entra il PSG e perché con il Manchester United comprato da Al Thani i parigini rischiano di finire in ombra? La Qatar Islamic Bank ha come massimo azionista la Qatar Investment Autority, il fondo sovrano del Qatar e proprietario del PSG. A capo di tutto c’è Tamim bin Hamad Al Thani, emiro del Qatar. Che sia United o PSG, che sia Qatar Islamic Bank o Qatar Investment Autority, tutto passa da lui. Qualora si concretizzasse l’acquisto dello United, tra l’Old Trafford e la Torre Eiffel cosa prediligerà l’uomo più potete del Qatar per consolidare, attraverso il calcio, il soft power del suo paese?