Vinicius Junior è diventato un simbolo della lotta al razzismo negli stadi: il mondo del calcio deve proteggerlo a ogni costo
Il razzismo è una piaga sociale e va sconfitto con ogni mezzo necessario. Quel che succede negli stadi è una rappresentazione di come uno Stato abbia fallito quando si interrompe una partita per insulti razzisti. Anche quando gli arbitri non vogliono assumersi la responsabilità di fermare tutto e sospendere l’incontro. Vinicius Junior è diventato un simbolo della lotta al razzismo nel mondo del calcio. Sono tantissimi i giocatori che si sono esposti per denunciare episodi di questo tipo, ma mai nessuno ha avuto la risonanza della stella del Real Madrid.
Perché Vinicius è, essenzialmente, uno dei migliori giocatori del mondo che gioca per il club più importante del mondo, nel campionato che per anni si è distinto per le prodezze di campioni del calibro di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. Oggi, invece, quando si parla di Liga si fa riferimento più agli insulti che il brasiliano riceve in trasferta che per i gol di Lewandowski, Benzema, Griezmann.
Le continue denunce danno fastidio alla Liga e alla Federazione spagnola. Mettono in evidenza un disastro fatto in termini di comunicazione da parte dei presidenti sull’argomento razzismo e sulla sicurezza negli stadi. Valencia-Real Madrid ha fatto perdere il controllo a Vinicius: insulti razzisti, lancio di oggetti, tensione con gli avversari per le risposte ai tifosi. La posizione ufficiale del Real Madrid è chiara, Vini verrà difeso in ogni sede necessaria per evitargli conseguenze. Per fortuna, la sua squalifica ricevuta a fine partita è stata annullata: troppo alto il nervosismo dovuto agli insulti ricevuti.
Il calcio mondiale deve proteggere Vinicius e le sue battaglie e soprattutto aiutarlo nella sua lotta. Il razzismo viene estirpato con programmi culturali da esportare ovunque, non solo negli stadi, ma soprattutto nelle scuole, per educare bambini e ragazzi. Lo spettacolo aberrante del Mestalla ha dimostrato, ancora una volta, il fallimento della Spagna sotto questo di punti di vista, anche se non si tratta dell’unico Paese che deve risolvere questo problema.
Ma la reazione di Vinicius ha messo in evidenza anche il comportamento di Javier Tebas, presidente della Liga, che ha attaccato il giocatore sui social. Un botta e risposta che ha fatto uscire mediaticamente con le ossa rotte il presidente e tutto il campionato. Successivamente, sono arrivate delle scuse pubbliche ai microfoni di ESPN da parte di Tebas.
In totale, sono stati sette gli arresti per le manifestazioni razziste contro Vinicius: quattro per il manichino e tre per i cori. L’atteggiamento di Vini infastidisce ancor di più i razzisti e probabilmente gli insulti continueranno nelle prossime partite. Ma è una battaglia da portare a termine da vincitori, a qualunque costo. La Federazione spagnola, la Liga e anche la UEFA e la FIFA devono capirlo e proteggere Vinicius, rappresentante di tutti i giocatori che subiscono razzismo.
Un’altra situazione che porta ulteriore caos sull’argomento è la mancata collaborazione tra associazioni arbitrali e federazioni. Gli arbitri si attengono al regolamento: in Spagna è toccato a Vinicius ricevere un provvedimento disciplinare in campo, mentre in Italia a Lukaku e a Vlahovic. Il buonsenso arriva successivamente ai presidenti delle federazioni con la classica grazia che non cancella il problema.