Mario Balotelli rivela a distanza di tempo la circostanza dello scontro con Francesco Totti, dopo che questo gli aveva rifilato un calcio.
Se il giocatore più forte di tutti per Mario Balotelli continua a essere Leo Messi, lo stesso attaccante italiano afferma che Haaland e Mbappé saranno i prossimi, senza dimenticare le beltà tecniche di Leao e Osimhen. Insieme, gli ultimi quattro, possono fare la storia del calcio. La conversazione di Mario Balotelli è avvenuta al podcast ‘Muschio Selvaggio’, condotto da Fedez.
L’attuale oggi al Sion interviene con un retroscena che riguarda il suo ex agente, ormai scomparso, Mino Raiola: “Mi diceva sempre che Messi e Ronaldo hanno così tanti Pallone d’Oro perché io giocavo soltanto al 20% delle mie possibilità, altrimenti li avrei vinti tutti”. E infatti, forse per la prima volta l’ex Inter ammette il suo più grande rimorso: avrebbe potuto fare di più.
Uno dei passaggi più interessanti del lungo dialogo è stato il retroscena che riguarda un brutto calcione di Totti proprio a Balotelli. SuperMario ci ritorna dopo molto tempo: “Gli voglio bene e ho per lui tanto rispetto. Anni prima avevo zittito i tifosi della Roma, ma non credo ce l’avesse con me per quel motivo”.
Balotelli ritorna sullo scontro con Totti: “La sua risposta mi disarmò”
E allora perché? Balotelli si fa avanti: “In finale di Coppa Italia era arrabbiato col mister che non l’aveva schierato dall’inizio, allora era nervoso. Alla fine del match gli ho anche scritto e ho chiesto il perché di quel calcio. Lui mi disarmò rispondendo: ‘Dai, non ti ho preso neanche bene’. Lui ha fatto la storia del calcio italiano“.
Sulla sua storia con l’Inter, invece, Mario Balotelli ha risposto: “Ho amato tantissimo quella squadra e ancora la amo. Ai nerazzurri sono grato, soprattutto al presidente Moratti. Nel cuore sono milanista, ma all’Inter ho trovato davvero un gruppo stupendo e tifosi straordinari. La maglia gettata a terra, dopo la semifinale contro il Barcellona, ha rovinato tutto: io ho sbagliato, ma avevo 19 anni. Non capivo come mai tutto lo stadio potesse fischiarmi per un paio di palloni persi. Tornai a casa piangendo”.