Pioli e Spalletti, alla vigilia di una gara storica, hanno regalato piccole eccezioni alla “bugia” del calcio…
“Il calcio è bugia”, frase pronunciata da Rafa Benitez durante la sua avventura a Napoli, è diventata un classico di ogni conferenza stampa. Inevitabile pensarci quando il calciatore o il tecnico di turno decidono di fare catenaccio, utilizzando le frasi di facciata più classiche del loro repertorio.
Ieri, per gran parte delle loro conferenze stampa, Stefano Pioli e Luciano Spalletti hanno scelto quella strada. Togliere pressione alla propria squadra per metterla all’avversario è una tattica comunicativa basilare nel mondo del calcio. Ma, spesso, ai protagonisti qualche parolina con un pezzo di verità scappa. Ed è successo sia a Milanello, che a San Siro.
I rossoneri hanno tentato di minimizzare l’importanza dello 0-4 di dieci giorni fa e dell’assenza di Osimhen. Nei fatti, sono due elementi che hanno cambiato quasi totalmente la prospettiva della sfida. La vittoria del Maradona ha dimostrato che anche il Napoli sa essere vulnerabile, una novità in questa stagione. E che, senza il nigeriano, le sue soluzioni si assottigliano.
Il paragone con le sette gare (tutte vinte) durante il suo primo infortunio tra settembre e ottobre non regge: era un momento diverso. Gli azzurri erano fisicamente al top e tutto funzionava alla perfezione. Ad aprile inoltrato, le squadre si allungano, il logorio fisico presenta il conto e un razzo come l’ex Lille può facilitarti il lavoro. Non c’è lui, non ci sarà nemmeno Simeone e Spalletti dovrà accontentarsi di un Raspadori a mezzo servizio, che non reggerà 90 minuti.
La battuta tra i denti di Spalletti è un manifesto: il calcio resta bugia
Il Milan tutto questo lo sa benissimo. A Milanello c’era un clima disteso, fiducioso. Theo ha affermato che “il Milan può vincere la Coppa” e Pioli, dopo aver elogiato a più riprese l’avversario, ha ricordato che il gruppo rossonero “grazie ai suoi sogni, ha vinto lo scudetto dello scorso anno”. Il mister ci crede, ed è giustissimo così. Ed è giusto che sogni anche Spalletti.
Il tecnico del Napoli, pur ribadendo che i suoi ragazzi in Champions “devono divertirsi” e “non hanno niente da dimostrare”, ha chiuso la conferenza stampa con una battuta detta tra i denti che potrebbe essere un manifesto.
“Con Guardiola spero di parlare davanti a un caffè turco” è un messaggio alla piazza, ai giocatori, all’avversario di questa gara e dell’eventuale prossima. Anche se il Napoli non è al massimo, il “sogno nel cuore” è l’elefante nella stanza che barrisce in zona Cesarini.
Stasera dalle parole si passerà ai fatti, ed Eupalla ci dirà chi avrà i titoli per sentirsi più vicino a un’Inter ormai a un passo dalla semifinale.
Dopo il match tutti si congratuleranno con Inzaghi, ancora perfetto nelle Coppe, ma incrociare una connazionale in Champions porta in dote pressioni scomode: sia Spalletti che Pioli, molto probabilmente, tifavano Benfica. Non lo ammetteranno. Il calcio, eccezioni a parte, resta bugia.