Il direttore sportivo Walter Sabatini è tornato sulla sua esperienza all’Inter senza nascondere un pizzico di polemica per il ruolo avuto
Il momento dell’Inter rimane particolarmente complicato. La strada per la qualificazione in Champions League si sta facendo via via più complicata per la squadra di Simone Inzaghi. Il pareggio rimediato a Salerno, in una gara in cui i nerazzurri hanno avuto diverse occasioni per rendere il vantaggio più rotondo ed evitare il ritorno dei padroni di casa, ha provocato altri turbamenti nell’ambiente.
Il gruppo dovrà però adesso concentrarsi sull’impegno di Champions League contro il Benfica. La stagione può ancora prendere un indirizzo differente sfruttando anche la parentesi di coppa. I nerazzurri sono in corsa pure in Coppa Italia ma bisogna spezzare il periodo negativo. Nel frattempo riemergono alcuni fantasmi del passato non troppo lontano.
Inter, Sabatini sul suo passaggio in nerazzurro: “Costretto a lavorare nell’oscurità come un fantasma”
Nel corso di una lunga intervista concessa al quotidiano ‘Il Foglio’, Walter Sabatini ha affrontato diversi argomenti con la sua solita sincerità. Il direttore sportivo, fermo dopo l’esperienza alla Salernitana che un anno fa ha permesso ai granata di strappare la salvezza nel giro di pochi mesi, è tornato anche sul suo passato all’Inter.
Dopo l’esperienza alla Roma, infatti, tra il 2017 e il 2018, Sabatini è diventato coordinatore delle aree tecniche di Inter e Jiangsu Suning. Un’esperienza tuttavia che non sembra aver soddisfatto Sabatini. Il direttore sportivo ha alimentato un pizzico di polemica quando è tornato sul capitolo che lo ha visto alla dipendenze di Inter e Bologna: “Con loro ho sbagliato le formule dei contratti e non mi hanno permesso di lavorare come avrei voluto. Sono un frontman mentre in queste due percorsi sono stato trattato come un fantasma nell’oscurità, condizioni in cui non posso lavorare”, ha spiegato Sabatini.
Il dirigente ha poi lanciato un messaggio pure a Francesco Totti: “Con lui non ho mai litigato. Era un periodo in cui non era semplice gestirlo perché si accendevano di continuo scintille con Spalletti. Io, ovviamente, stavo dalla parte dell’allenatore. Fra me e Totti c’è sempre stato rispetto. Da lui però mi sarei aspettato di più nei rapporti e nella comunicazione con la squadra. Come leader e come uomo carismatico avrebbe potuto costruire intorno a sé una granitica coesione e un comune ideale”.