Analisi sulla stagione del Lecce, che vive in simbiosi col proprio pubblico: ‘La Baroneta’ costruita da Corvino e valorizzata da Baroni
Pantaleo Corvino è uno di quei dirigenti che ha scritto la storia del calcio italiano. Quelli che vivono di pane e pallone, capace di scoprire giocatori che resteranno nella mente dei tifosi per anni. Da Lecce a Lecce, nel mezzo Bologna e Fiorentina. Fare dei nomi dei giocatori venuti fuori grazie a Corvino negli ultimi venticinque anni, sminuirebbe il lavoro svolto dal responsabile dell’area tecnica del club giallorosso. E anche perché servirebbe un libro per nominarli e descriverli tutti. Ci si può, tuttavia, soffermare sulla stagione attuale del Lecce. Nella scorsa sessione di mercato, Corvino ha speso sul mercato circa 6,5 milioni di euro, incassandone poco più di 3,5 in seguito alle cessioni.
Numeri che farebbero rabbrividire anche l’ultima squadra della Premier League, ma che danno l’idea che non servono per forza dei soldi per fare calcio. Servono le idee, la competenza, una buona dose di fortuna, un club disposto ad aspettare giovani sconosciuti e un allenatore in grado di essere definito tale. Non è poco e fin qui ci sono arrivati tutti. Ma basta un po’ di volontà per evitare di sprecare dei patrimoni economici per poi finire in fondo alla classifica. E’ capitato tante volte. Tornando alla scorsa estate, l’acquisto più caro del Lecce è stato Daniel Samek dallo Sparta Praga per 2 milioni di euro. Centrocampista ceco classe 2004, non ha mai visto il campo in prima squadra, perché gioca in Primavera 1 e ha firmato un contratto di cinque anni.
Una squadra tornata in Serie A dopo due anni dalla retrocessione sul mercato spende poco più di 6 milioni e l’acquisto più caro è un diciottenne ceco per la Primavera a 2,2 milioni. E infatti in Primavera 1, il Lecce è primo in classifica. Poi c’è Lameck Banda, pagato quanto Samek, uno di quelli con una forza nelle gambe e una velocità fuori dal normale, che in un campionato lento come la Serie A fa la differenza e può diventare un campione da un momento all’altro. Ancora un po’ acerbo nelle scelte di gioco, anche se quella è una qualità migliorabile col tempo. E poi ancora Federico Baschirotto, la rivincita delle categorie inferiori, i preziosi contributi di Pongracic e Umtiti, e poi c’è lui, Morten Hjulmand.
Morten Hjulmand è un incrocio tra un figlio di Odino -per rispettare la cultura nordica- e un centrocampista in grado di decidere quando è il momento di essere martello e non più incudine. Ha forza, tecnica, è agile pur avendo una grande costituzione fisica, cattiveria in mezzo al campo e qualità. In diciannove presenze ha collezionato quattro assist, sei ammonizioni e un’espulsione. Il Lecce lo prese due anni fa dall’Admira Wacker per 170 mila euro, adesso Corvino per cederlo vuole almeno 20 milioni. A gennaio hanno resistito, ma è difficile tenerlo anche la prossima estate. Le richieste iniziano a essere tante, come per esempio dal Southampton, ma anche dalla Roma, l’Inter e il Napoli.
La valorizzazione dei giocatori nominati in precedenza, insieme a quella dei vari Gallo, Gonzalez, ma anche del capocannoniere della squadra Strefezza, stanno permettendo al Lecce di essere tredicesimo in classifica a 27 punti. A -5 dal settimo posto e a +10 sul Verona terzultimo, che è la posizione che più interessa al Lecce. La salvezza è la priorità, se dovesse arrivare in modo tranquillo o addirittura nella parte sinistra della classifica, sarà un di più. Ciò che conta è mantenere la categoria, il presidente Saverio Sticchi Damiani si gode il gioiello e il lavoro che stanno portando avanti Liguori, Corvino, Trinchera e Baroni per la prima squadra, con Coppitelli che sta rilanciando in modo egregio la Primavera insieme a Delvecchio.
E’ la rivincita di Marco Baroni, che venne esonerato dal Benevento dopo una brutta serie di sconfitte, in un’annata iniziata male e finita peggio. Ma quello fu un anno maledetto, dove nemmeno Roberto De Zerbi riuscì a fare qualcosa, nonostante i tanti tentativi e i soldi spesi sul mercato. Perché la differenza sta tutta lì, nel modo in cui vengono spesi. Il Lecce versione 2022/23 è una delle tre squadre della Serie A ad aver fermato il Napoli, 1-1 allo stadio Maradona con gol di Lorenzo Colombo dopo il vantaggio iniziale di Elmas e, tra l’altro, anche un rigore sbagliato. Sconfitte di misura contro Inter, Roma e Juventus nel girone d’andata, doppia vittoria andata e ritorno con l’Atalanta, vittoria con la Lazio e pareggio con Milan e Roma al ritorno.
Dei 27 punti in classifica in 23 partite, ben 12 sono arrivati contro le prime sette in classifica. L’hanno nominata ‘ammazzagrandi’, un termine molto sdoganato per quelle squadre medio-piccole che mettono in difficoltà le big della Serie A. Ci può stare, ma può essere riduttivo perché c’è un’idea di gioco, voglia di imparare da parte di giocatori semisconosciuti che si mettono al servizio di Baroni e tanta leggerezza. Non perdere queste qualità è fondamentale per il futuro. Il Lecce, inoltre, sta lavorando in simbiosi con il proprio pubblico, sempre presente in casa e in trasferta. Definire i giallorossi del Salento ‘La Baroneta‘ non è un insulto alla nazionale campione del mondo, o una presa in giro per i protagonisti di questa splendida avventura. Perché in campo, al Via del Mare e in tutti gli stadi della Serie A, ci sono le idee della dirigenza e dell’allenatore, che raccolgono risultati oltre a prestazioni fino a questo momento di grandissimo livello.
La forza del Lecce sarà comunque rinnovare e rinnovarsi. Hjulmand e Gonzalez, giusto per fare due nomi, hanno già grossi estimatori e trattenerli in una realtà così piccola è complicato. In questo caso, Corvino e il suo team inizieranno di nuovo la ricerca di quei talenti per poche migliaia di euro, rendendo così il club sostenibile e su questo potrà dare una mano anche la Primavera. Delle venti squadre del campionato, il Lecce è quella con l’età media più bassa per giocatori impiegato almeno una volta in partita: 24,1. La seconda è l’Empoli con 24,8 e l’ultima è l’Inter con 28,2. La Baroneta è anche e soprattutto questo e Baroni non può che godersi i suoi ragazzi terribili.
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