Massimo Carcarino, match analyst napoletano con un passato al Sassuolo, racconta la sua carriera e analizza il campionato di Serie A
Il Napoli vuole continuare la sua cavalcata in testa alla classifica. Nessuna squadra nella storia della serie A ha avuto 15 punti di vantaggio sulla seconda in classifica dopo ventidue giornate di campionato. Il prossimo avversario sulla sua strada è il Sassuolo, in una partita che è un po’ speciale per Massimo Carcarino, match analyst con l’ambizione di diventare in futuro un allenatore. Massimo è napoletano, del quartiere Barra, cresciuto con la maglia azzurra nel cuore ma si è formato professionalmente soprattutto al Sassuolo, trascorrendo cinque stagioni nel club emiliano.
Come nasce la tua passione? Qual è la molla che ti fa passare da appassionato del pallone ad analista del calcio?
“La mia passione è innata, il percorso inizia da calciatore a livelli dilettantistici. Ho giocato al massimo in Eccellenza, al San Giorgio e al Capri in Campania ma non mi sono mai sentito un calciatore a tutti gli effetti. Il calcio ti chiede di diventare uomo quando sei ancora giovane, io non lo ero ancora pienamente. Nel 2010 poi ho dovuto affrontare un linfoma, dovendo fare il percorso della chemioterapia. Non avendo grande talento sul campo, ho sempre avuto una passione spiccata per l’analisi. Riempivo i quaderni dei tabellini di tutte le partite, mi segnavo le caratteristiche dei giocatori, i piedi forti di ognuno. Non avendo un percorso da calciatore alle spalle, ho dovuto approcciare a questo mondo in maniera differente con una strada più tortuosa. Io avevo studiato all’alberghiero, era un giovane manager nel mondo della ristorazione”
Hai fatto un po’ come Sarri, hai lasciato un lavoro avviato per seguire la tua passione?
“Quest’accostamento è un onore. Quando lavoravo da manager nella ristorazione, tornavo a casa alle due di notte e guardavo le partite su Sky che avevo registrato, seguendo le tendenze, gli allenatori che proponevano il calcio più vicino alle mie idee. Non esistono proposte di calcio giuste o sbagliate, belle o brutte, ci sono quelle che soggettivamente possono piacere di più o di meno. La prima svolta è stata la pagina Facebook Tattica che passione. A quei tempi i diritti tv non erano così diffusi sul web, avevo l’abbonamento a Wyscout, pubblicavo delle analisi. Un percorso che mi ha portato ad una collaborazione con la Lega di B, ho seguito la stagione in cui Juric con il suo Crotone dominò il campionato. Studiavo anche la serie C e c’erano due squadre che mi piacevano tanto: il Foggia di De Zerbi e la Casertana di Romaniello. Ho iniziato a muovere i primi passi nella Berretti della Paganese con l’allenatore Mimmo Panico, che oggi allena il Parma Femminile. Una telefonata poi può cambiare la vita, così all’improvviso De Zerbi mi chiama per andare a Benevento con lui. È iniziata così la mia avventura in serie A, l’ho seguito anche al Sassuolo dove ho vissuto quattro stagioni, tre con Roberto e una con Dionisi. La società mi chiese di restare per dare continuità al lavoro, nell’estate del 2021 ho avuto dei contatti anche con Spalletti e Domenichini, poi non si fece più nulla. Ora sono alla ricerca di nuove opportunità per la prossima stagione, la scorsa estate a giugno inoltrato è finita la mia avventura al Sassuolo perché come dicevo prima è giusto che gli staff vengano cambiati dopo un po’ di tempo”
De Zerbi in Premier League è diventato un fenomeno da studiare. Che sensazione ti trasmette la sua avventura al Brighton?
“Sono felicissimo per lui, motivi familiari miei e un po’ la fisiologica e giusta propensione di cambiare ogni tanto qualcosa nello staff di tutti gli allenatori hanno fatto in modo che non lo seguissi al Brighton. Tatticamente è un fenomeno, sul campo compie un lavoro straordinario. Cura i dettagli, trasmette passione, adrenalina, riesce a convincere i giocatori delle sue idee, il compito più difficile”
Cosa ti ha lasciato il lavoro al Sassuolo?
“Un bellissimo ricordo, una società che lavora benissimo sulla programmazione, una proprietà con grandi mezzi che mette chi lavora a proprio agio. Sta facendo la storia pur scontando la collocazione in termini di piazza. C’è Modena a pochi chilometri che ha un tifo caldo, il Sassuolo lavora su altri aspetti come il centro sportivo, lo stadio di proprietà, la valorizzazione dei calciatori e lo fa benissimo”
Una curiosità che coinvolge tutti gli appassionati di calcio: perché Berardi nel corso degli anni non è andato in club con ambizioni più importanti?
“Berardi poteva andare via in diverse occasioni, l’hanno cercato tutte le big. Nell’estate del 2021, dopo l’Europeo è stato al centro di diverse trattative ma non ha raggiunto gli accordi con le società che lo volevano. Non è la prima volta che nel calcio si verificano queste storie, basta ricordare Di Natale all’Udinese”
Sassuolo-Napoli è un po’ la tua partita, cosa ti aspetti?
“M’aspetto il solito Napoli che alternerà palleggio e verticalizzazioni, il Sassuolo è un po’ cambiato, gioca molto sulle transizioni lavorando molto sull’avversario. Proveranno a sfruttare le qualità di Laurientè che può dar fastidio alla fase difensiva del Napoli”
Per il Napoli è un’annata particolare, il sogno scudetto dopo 33 anni può diventare realtà. Qual è il tuo rapporto con la città?
“Sono napoletano verace, cresciuto nel 1986, del quartiere Barra, con mio padre cresciuto a San Giovanni a Teduccio e mia madre di Piazza Mercato. Ricordo un po’ il secondo scudetto, avevo una parrucca azzurra e mi è rimasto impresso che nel mio quartiere c’era il Club Napoli Corradini che, scherzo del destino, è di Sassuolo. Sono tifoso del Napoli, ricordo le giornate trascorse allo stadio, le trasferte con gli amici. Nel corso degli anni, a causa del lavoro nel calcio, mi sono un po’ staccato. In questa stagione, invece, ho ritrovato il gusto di esultare per il Napoli”
Cosa è stato per te a livello emotivo affrontare il Napoli da avversario?
“Quando penso al mio primo Napoli-Sassuolo ho ancora i brividi. Mio padre era ancora vivo, c’erano la famiglia e gli amici allo stadio e ho provato un’emozione incredibile nel percorso in pullman dall’albergo sul lungomare allo stadio. Ho pensato a tutte le volte in cui ho fatto quel tratto di strada in motorino”
Hai il sogno di diventare allenatore o ti piacerebbe continuare a lavorare da match analyst in uno staff?
“Ho fatto la richiesta per partecipare al corso Uefa A. Caratterialmente sono un coraggioso, non ho paura di catapultarmi in quest’avventura se avrò l’opportunità”
Quale squadra ti sta impressionando di più in serie A nel corso di questa stagione?
“Sarebbe facile dire il Napoli, in questo caso posso sottolineare solo la bellezza di questa squadra e il lavoro di Spalletti che quest’anno ha cambiato molto il volto degli azzurri. Da persona intelligente, nella prima stagione ha ereditato ciò che c’era mettendo qualcosa di suo. Nella seconda annata, invece, si vede tanto il suo lavoro e Spalletti è abituato a costruire questi percorsi. La sua prima Roma è una delle squadre più belle di sempre. Mi piacciono anche la Lazio di Sarri e il Monza di Palladino che è veramente bravo. Ha coraggio, è riuscito a trasmettere in poco tempo un’identità propositiva al suo Monza”
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