I retroscena della separazione fra Nicolò Zaniolo e la Roma si arricchiscono con i racconti della madre al quotidiano.
È stato un finale, e ce ne sono tanti, però decisamente triste o meglio immeritato. Si tratta di quello che poche settimane fa si è consumato fra la Roma e Nicolò Zaniolo. A vicenda si sono dati molto, tanto e forse il coronamento è avvenuto con la conquista della Conference League dell’anno trascorso. O sarebbe il caso di dire che a volte i trofei con la soddisfazione che generano sono capaci di oscurare ciò che non va.
Il rapporto fra il calciatore italiano e la società è sempre stato caratterizzato da alti e bassi. Evidentemente non si è mai generata la necessaria empatia e sinergia per un percorso senza scadenze insieme. Le aspettative del club erano alte, l’idea era fare del fantasista un simbolo della Roma del presente. In parte ciò non è stato possibile per gli infortuni che si sono susseguiti, ma quando in forma Zaniolo è sempre stato considerato un perno del progetto giallorosso.
Un ragionamento più serio è stato condotto da quando sulla panchina della Roma è giunto José Mourinho, ma la riflessione finale è stata una separazione. Questa stessa si è consumata fra rancori e diverbi, fino al trasferimento del calciatore in Turchia, al Galatasaray.
Ad appena 23 anni e con grandissime prospettive, la soluzione più calzante per Zaniolo è stata quella di fare le valigie e trasferirsi nello spogliatoio di Mauro Icardi. L’affare fra la Roma e il Galatasaray si è concluso a titolo definitivo per 16,5 milioni di euro più eventuali 13 milioni di euro di bonus a raggiungimento di determinati risultati. Poi, ancora 2 milioni di euro in caso di successiva cessione oltre i 20 milioni di euro.
A parlare nel dettaglio della cessione di Zaniolo e dei motivi per la quale velocemente è stata conclusa è stata la madre del giocatore, Francesca Costa, in occasione di un’intervista rilasciata al ‘Corriere dello Sport’: “Hanno detto in giro che mio figlio è un traditore, che si è rifiutato di giocare per la Roma. Lo hanno preso per pazzo senza magari raccontare di quando ha giocato con le infiltrazioni per la spalla rotta. La società non è stata corretta nei suoi riguardi. A gennaio, non è stato convocato contro la Fiorentina, perché era debole, tremava. Non so se fosse influenza o stress, ma Nicolò non stava bene”.
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