L’unico vero colpevole del disastro che sta vivendo il Valencia è Peter Lim: Gattuso esonerato da una proprietà senza capacità
Quando si parla di calcio spagnolo si parla principalmente di Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid. Le tre grandi che negli ultimi anni hanno dominato in lungo e in largo in Europa. Poi ci sono gli altri, e tra questi ci sono anche quei club che hanno una storia lunghissima e vincente. Sono dei club nobili, rispettabili, che hanno fatto il loro percorso nel corso degli anni togliendosi tantissime soddisfazioni. Basta pensare al Siviglia, che dal 2006 ad oggi si è costruito la fama del Real Madrid dell’Europa League. Una competizione in cui partecipavano tantissime squadre fino alla riforma del 2021, ma che alla fine vinceva sempre il Siviglia.
E poi c’è lei, la squadra di Valencia, che tra poco più di un mese compirà 104 anni e che è una delle più titolate di Spagna. Nel palmarès manca solo la vittoria della Champions League, persa in finale contro il Real Madrid di Zidane nel 2000. Ma le vittorie non definiscono chi siamo, non è l’esito di una finale che decide se il progetto è un fallimento oppure no. Lo è, invece, una politica volta soltanto allo smantellamento della squadra, diventata senza identità, con difficoltà economiche e senza uno straccio di idea e capacità di cambiare le cose. Sono solo alcune delle qualità del Valencia di oggi, vittima di una pessima gestione della proprietà di Peter Lim.
“Non c’è più niente da dire, il River Plate è in Serie B…”. E’ la telecronaca di Stefano Borghi quando i Millonarios retrocessero nella Primera B Nacional qualche anno fa. Un disastro annunciato, per delle annate disastrose e il colpevole fu lui, Aguilar. Il video del fine partita col Belgrano che ufficializzò il River in B è famosissimo. Ciò che sperano i tifosi del Valencia è che non si ripeta anche alla loro squadra in questa stagione. Ma non ci sono elementi per pensare al contrario. Peter Lim ha comprato il Valencia nell’ottobre del 2014, era stato accolto come il salvatore della patria. Aveva la città ai suoi piedi, che sognava una risalita verso l’alto, ricordando i fasti di anni prima.
I fatti sono alla portata di tutti. I primi segni di dissenso si sono visti qualche anno fa, quando il Valencia batté il Barça in finale di Copa del Rey e arrivò quarto in campionato. Un’annata fantastica. Forse non per il proprietario di Singapore, che scelse di allontanare Marcelino e l’allora direttore sportivo, Alemany. Poi è iniziata la mediocrità, quella seria. Quella che ha portato Lim a essere odiato da tutti a Valencia, accusato di trattare il club come un giocattolo. Niente acquisti, i migliori giocatori svenduti, zero investimenti per la crescita del club, conflitti aperti con la politica locale.
Uno dei simboli dell’esperienza di questa proprietà è la campagna acquisti dell’estate del 2020. I colpi in entrata furono Oliva dal Cagliari, Cutrone e Ferro. Venduti Ferran Torres, Rodrigo, Kondogbia, Coquelin, Dani Parejo -il capitano, per la fantastica cifra di 2 milioni di euro-. Il totale delle spese: 50 mila euro. Il totale delle entrate: 87,85 milioni. Manco a dirlo, quell’anno il Valencia finì 13°. Negli anni successivi sono andati via anche altri top della squadra. Su tutti Gonçalo Guedes l’estate scorsa, insieme a Soler, Maxi Gomez. Gennaro Gattuso ha dovuto lavorare con giocatori di tasso tecnico decisamente limitato.
Totale delle spese dell’estate 2022: 12,50 milioni. Totale delle entrate: 54,60 milioni. I numeri nel calcio contano poco o nulla, ma la competenza sì. Un club può anche cedere i propri migliori giocatori, ma deve sostituirli a dovere. O quantomeno avere un progetto, cedendo uno al massimo del suo potenziale per una plusvalenza, per investire su un giovane di talento per dare sostenibilità alla società. Questo al Valencia non succede. Le scelte di mercato sono scellerate, senza senso. Come il rapporto controverso tra Peter Lim e Jorge Mendes, che sembra andare ben oltre i ‘puri’ interessi di mercato. Una delle tante indiscrezioni è che Marcelino e Alemany si erano alleati contro il super procuratore portoghese.
Le commissioni che Mendes ha guadagnato grazie al piazzamento dei suoi giocatori e allenatori al Valencia sono tante, tantissime. Gennaro Gattuso è amico di Mendes, ma è fatto di un’altra pasta. Non ha preso i soldi dal club spagnolo, al Napoli pagò di tasca sua gli stipendi ai dipendenti durante il Covid e fece una cosa del genere anche al Milan un anno prima. Quando ha capito che la situazione era diventata insostenibile ha lasciato il club spagnolo e si è accordato per rescindere il contratto. Non tutti lo avrebbero fatto. E a Valencia sanno che i problemi non riguardano il calcio giocato o la tattica degli allenatori ingaggiati. Il pesce puzza dalla testa.
Stipendi arretrati, proteste dei tifosi -tutti i giorni, in migliaia, per strada a chiedere la testa di Lim-, ombre su Mendes per commissioni, bilancio e movimenti di giocatori, la figlia del proprietario che insulta i tifosi con le Instagram Stories. Queste sono solo alcune delle cose che a Valencia non funzionano. Kim Lim non è un difensore sudcoreano sconosciuto dalle grandi potenzialità, ma la figlia di Peter e quindi ricca ereditiera, tra l’altro anche influencer: “Il club è nostro e ci facciamo quello che vogliamo”. Rispose così a delle critiche sui social. Come a dire ‘il pallone è nostro e voi giocate solo perché lo vogliamo noi’.
I dirigenti singaporiani si sono presentati davanti alle telecamere per rispondere alle domande dei giornalisti dopo l’addio di Gattuso. Le legittime critiche sono state molteplici. Il diktat di Layhoon Chan, braccio destro del proprietario e presidente del Valencia, è uno solo: Peter Lim non se ne va. I tifosi continueranno a protestare e a sperare di non retrocedere in Segunda Division per la prima volta dal 1986, sperando in un miracolo di Voro, una colonna del club. Un’impresa complicata, perché la squadra è in caduta libera e non si vedono segnali di ripresa. Il fatto è che anche se Voro dovesse compiere effettivamente questo miracolo, non ci sono presupposti per continuare ad alti livelli e per non retrocedere il prossimo anno. Il limone è stato spremuto fin troppo.